Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015

MC ARTICOLI ligente e saggia per la gestione del bene comune, cioè per il bene del pianeta. Noi dobbiamo scegliere e accettare solo persone con un’alta levatura morale. Non pos- siamo più accettare rappresen- tanti istituzionali che tolgono al- l’umanità ciò che è dell’umanità, come le risorse naturali, la terra, l’acqua. Il denaro non dovrebbe permet- tere tutto, perfino confiscare alla specie umana i propri diritti. Ab- biamo bisogno di una politica at- tenta all’essere umano, quindi è necessaria una politica fondata sull’umanesimo che permette di dire: “Il pianeta non appartiene a nessuno, ma appartiene alla vita, a ogni essere vivente, alle genera- zioni future, appartiene a tutti e non alle persone che hanno de- naro!”. È la società civile che deve mobili- tarsi, che deve agire in modo pro- positivo. La politica ovunque, in Francia, in Europa, in Africa è or- mai arcaica. Occorre l’azione della società civile ed è ciò che stiamo cercando di fare». Bisogno di umanesimo Pierre Rabhi, coi suoi 76 anni di saggezza, continua a realizzare progetti di agroecologia un po’ in tutto il mondo. Per esempio, in Marocco è impegnato a dare vita a un centro nella zona di Mar- rakech simile a quello di Gorom Gorom, destinato a formare i con- tadini locali e a diffondere l’agri- coltura ecologica. Importante è il lavoro effettuato anche in Medio Oriente. «In Palestina abbiamo lanciato tempo fa un programma di agroe- cologia per eliminare prodotti chi- mici e per valorizzare meglio le ri- sorse della terra. Adesso non lo seguo più personalmente, dato che il programma viene perse- guito in modo autonomo dalle co- munità locali di Falamia, una re- gione desertica dove si trova an- che la città di Tulkarem. A questo proposito vorrei sottoli- neare che la questione palesti- nese a mio avviso non è soltanto legata a dinamiche economiche o a questioni territoriali, ma è an- che condizionata da motivazioni etiche, morali, umane, come av- viene in altri teatri conflittuali. Abbiamo bisogno di “umane- simo”, di quello slancio etico e morale che ci spinge ad accorrere nel momento in cui altre persone hanno bisogno quando si trovano in difficoltà». Proprio per diffondere i principi dell’agroecologia e della sobrietà felice, nel 2007 Pierre Rabhi ha fondato il movimento Colibris , per aiutare le persone - attraverso di- battiti, libri, documentari, incontri - a costruire nuovi modelli sociali fondati sull’autonomia, l’ecologia e l’umanesimo. Gandhi disse: «Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo». Pierre Rabhi ha voluto essere il cambia- mento che vorrebbe vedere nella società nel suo complesso. Lui, la sua famiglia e tutta la rete del mo- vimento Colibris stanno mettendo in atto una «rivoluzione silen- ziosa», sul piano della partecipa- zione democratica, dell’educa- zione, dell’agricoltura e dell’eco- nomia. Un esempio è il progetto chiamato Les Amanins , sito ecolo- gico, nonché pedagogico, realiz- zato a La Roche-sur-Grâne, nella Drôme francese. Qui, oltre ad ap- plicare l’agroecologia e a difen- dere la biodiversità, c’è una scuola molto speciale. I bambini, circa una trentina dai 5 ai 10 anni, imparano attraverso la coopera- zione, la ricerca e la sperimenta- zione diretta, costruendo con le loro stesse mani i giochi e altri og- getti didattici, in un clima di colla- borazione. Elemento importante nella pedagogia di questa scuola è l’educazione alla pace, attraverso l’ascolto attivo e la pratica della mediazione. Tutto questo avviene a stretto contatto con la natura. Perché questa Terra - come ricorda Pierre Rabhi - è l’unica nostra oasi che conosciamo in cui possiamo vi- vere. Silvia C. Turrin © Pierre Rabhi

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=