Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015
22 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 ITALIA Mons. Filippo Perlo Nato a Caramagna Piemonte (Cn) l’8 febbraio 1873, nel 1902 entrò nell’Istituto Missioni Consolata e partì per il Kenya, dove, in 22 anni, diede un impulso formidabile allo sviluppo della Chiesa locale. Tra le iniziative, an- che la fondazione delle suore di Maria Immacolata di Nyeri. Alla morte dell’Allamano nel 1926 divenne supe- riore generale dell’Imc. Durante la visita apostolica del 1930 si ritirò a Roma. Morì il 4 novembre 1948. Partito col primo drappello di quattro missionari destinati al Kenya, padre Filippo Perlo raggiunse Tuthu, villaggio del capo kikuyu Karuri, la sera del 28 giugno 1902. Come superiore del gruppo l’Allamano aveva scelto padre Tom- maso Gays; ma il capo naturale e motore trainante risultava a tutti Filippo Perlo, che l’anno seguente fu nominato superiore. Sapeva trattare con le autorità locali e coloniali senza lasciarsi condizionare; con intelligenza, diplomazia e un po’ di furbizia con- tadina, riusciva a ottenere il massimo e concedere l’indispensa- bile. Sognava una rete di missioni, distanti una giornata di cam- mino una dall’altra (secondo la regola imposta dal governo colo- niale), entro cui abbracciare tutta la regione dei Kikuyu [...]. Ca- piva che quello era l’unico modo per non restare esclusi a causa degli insediamenti protestanti. A un anno e mezzo dall’arrivo in Kenya erano nate sette missioni, un collegio per catechisti, una segheria e una fattoria agricola in embrione. All’inizio del 1904 i missionari si radunarono a Fort Hall (oggi Mu- rang’a) e gettarono le basi del loro metodo di apostolato: forma- zione d’ambiente, cura dei malati, visite giornaliere ai villaggi, scuole, soprattutto di arti e mestieri, formazione di catechisti. Principi e regole diventate punto di riferimento fino ai nostri giorni. [...] Il 14 settembre 1905, [...] fu creata la missione indipen- dente del Kenya e quattro anni dopo fu eretta a vicariato: padre Perlo fu nominato vicario e consacrato vescovo. Il consolidamento del lavoro tra i Kikuyu mise le ali a mons. Perlo, deciso a estendere l’attività missionaria ad altre etnie. Nel 1911 vi- sitò la regione del Meru, ancora sconosciuta; individuò varie loca- lità adatte in cui fondare nuove missioni e, superati ostacoli e reti- cenze da parte delle autorità governative, vi inviò i primi quattro missionari per iniziare l’evangelizzazione dei Meru. [...] Intanto l’attività dell’Istituto si estendeva all’Etiopia (1916) e Tanzania (1919). Mons. Perlo metteva a disposizione i suoi mi- gliori missionari; da Torino veniva consultato o suggeriva nuovi progetti e mezzi per attuarli. Al tempo stesso il vescovo escogi- tava per il vicariato una miriade di iniziative e ne controllava strettamente l’esecuzione. Tra di esse la fondazione della congrega- zione delle suore di Maria Immacolata di Nyeri (1918). Alla morte dell’Allamano divenne supe- riore generale dell’Istituto. Roma lo fece ritirare dalla carica nel 1930. Morì [a Roma] nel 1948. Adattato da MC, Speciale 100 anni, febbraio 2001. stra Congregazione si realizzasse ora. Sì, penso proprio che Dio l’ab- bia voluto oggi». Senza nascon- dere la sua soddisfazione, la Ma- dre dice che anche il modo con cui sono state accolte nella diocesi, e ancor più nella parrocchia di Guar- dialfiera, ha mostrato loro che era esattamente questa l’ora giusta del loro arrivo. «Sono molto contenta perché Dio ha reso possibile il nostro essere qui. Il modo con cui il vescovo ci ha accolte è inimmaginabile: non abbiamo mai avuto una tale acco- glienza da nessun altro vescovo». Il loro fondatore diceva sempre di non aver paura di uscire e andare in altri posti, perché Cristo avrebbe sempre aperto loro le porte. «Aprendoci le porte dell’Ita- lia, penso che il Signore ci stia of- frendo un’opportunità feconda per ripagarlo, servendo fedel- mente quella comunità da cui noi stesse siamo state servite in pas- sato». Un futuro luminoso di grandi sentimenti «Oggi sogno di seguire i nostri fratelli missionari della Consolata a Taiwan. Sarebbe bello essere presenti in Cina, in Asia, nell’A- merica del Sud, e in tutte le na- zioni africane possibili: siamo mis- sionarie chiamate ad andare, a predicare la Buona Notizia dap- pertutto». L’ottimismo di suor Waithira è lo specchio dell’ottimismo di tutta la sua congregazione che vede nella loro venuta in Italia una chiave per aprire nel futuro tante altre porte per altre nazioni e continenti. «La nostra vita e il nostro sogno consiste in un autentico servizio al popolo di Dio in tutta la terra e ora vedo che ciò comincia ad av- verarsi». Ella vede il futuro del suo istituto molto luminoso e prega il fonda- tore di intercedere perché il Si- gnore gli conceda di raggiungere gli estremi confini del mondo. «Mi sento molto realizzata e ani- mata: riconosco le meraviglie di Dio e in esse la conferma che egli concede tutto ciò che gli si chiede. Per questo il nostro fu- turo è limpido e splendente».
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