Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015
MC ARTICOLI GENNAIO-FEBBRAIO 2015 MC 19 anno e mezzo la Bulgaria ha visto succedersi due elezioni politiche anticipate, proteste di piazza du- rate lunghi mesi e ben quattro go- verni, di cui due tecnici nominati direttamente dal presidente per superare momenti di crisi istituzio- nale. L’ultima tornata elettorale, nell’ot- tobre 2014, ha portato alla forma- zione di un governo di centro de- stra guidato dal populista Boyko Borisov, al suo secondo mandato. Davanti al nuovo esecutivo, sup- portato da una maggioranza tutt’altro che solida, si erge ora il difficile compito di ridare energia al processo democratico in Bulga- ria. I livelli di fiducia nella classe politica sono oggi ai minimi storici. «Sulla carta la Bulgaria ha tutti gli attributi di una vera democrazia - elezioni libere, sistema multiparti- tico, media diversificati e così via -. Ma se si va sotto la superficie, ci si accorge che la libertà di espres- sione è in declino dal 2006, che l’amministrazione non è traspa- rente, che esistono censura e pro- paganda nel mondo politico. L’im- pressione è che il potere politico sia ermeticamente chiuso, al di là della capacità di influenza di citta- dini e società civile», sostiene preoccupato Bechev. Le proteste della piazza Proprio la distanza tra l’élite e i cit- tadini è stata la molla profonda che ha portato alle proteste di piazza più durature della storia re- cente del paese. Per mesi le strade del centro di Sofia sono state il palcoscenico di manifestazioni quotidiane, scatenate prima da bollette energetiche «impazzite» e poi dal tentativo del governo so- cialista, salito al potere nella pri- mavera del 2013, di procedere a nomine importanti (nello speci- fico, quella a capo dei servizi di si- curezza) con procedure non tra- sparenti e forte sospetto di «scambio politico» tra gruppi di potere. Le proteste, rafforzate dal- l’occupazione dell’Università sta- tale «Sveti Kliment Ohridski» di Sofia da parte degli studenti, hanno portato a un lunghissimo braccio di ferro che ha mostrato una nuova vitalità politica della base, ma anche tutti i limiti dell’at- tuale assetto di potere. «Il sistema partitico bulgaro non ha reagito in modo profondo alle proteste», so- stiene Antoniy Galabov, profes- sore di Scienze Politiche alla New Bulgarian University di Sofia. «Questo significa che i partiti sono ormai così cinici e autoreferenziali, che non riescono a cogliere le chiare richieste di un sistema tra- sparente e responsabile prove- nienti dalla società». La classe dirigente bulgara, che presenta oggi i tratti di un’oligar- chia chiusa, è emersa e si è conso- lidata durante gli anni più difficili della transizione economica e poli- tica, e non ha problemi di credibi- lità soltanto con i propri cittadini. Anche le istituzioni europee, col passare degli anni, sono state sempre meno timide nel criticare apertamente la gestione del po- tere in Bulgaria: sotto processo so- prattutto l’incapacità di contra- stare in modo efficace criminalità organizzata e corruzione. Il ritorno del filo spinato La tensione latente tra Bruxelles e Sofia ha trovato sfogo negli ultimi anni sull’accesso del paese all’area Schengen di libero movimento. Nonostante la Bulgaria abbia rag- giunto da tempo standard tecnici sufficienti per esservi ammessa, la crescente resistenza da parte di paesi chiave come Francia e Ger- mania - che tentano di utilizzare la questione come leva per forzare Sofia a rilanciare la lotta alla corru- zione - hanno bloccato ogni possi- bile progresso, tanto che l’«obiet- tivo Schengen», a lungo sbandie-
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