Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015

2000, che ha visto sostanziosi in- vestimenti esteri, crescita sopra il 6% annuo e disoccupazione in calo, lo stop che ha segnato la fase più acuta della crisi è stato seguito da tassi di crescita più bassi, ma comunque col segno positivo. Molto più problematico è invece il capitolo della ridistribuzione della ricchezza, dato il divario crescente tra la piccola minoranza agiata e una larga maggioranza che fatica ad arrivare a fine mese, tra i centri più grandi e le periferie sempre più spopolate e depresse. Le luci della capitale Sofia, la città che «cresce ma non invecchia» (così recita il motto in- ciso ai piedi dello stemma della ca- pitale bulgara), è il luogo dove si possono meglio vedere i cambia- menti positivi che hanno accom- pagnato gli ultimi anni, anche gra- zie ai fondi europei. Molti pro- blemi restano, ma cospicui investi- menti nelle infrastrutture hanno rapidamente trasformato il volto della città: due linee della metro- politana sono state completate, l’aeroporto ha un nuovo terminal, il centralissimo bulevard «Vito- sha», reso pedonale, è diventato un lungo salotto a cielo aperto. In città si concentra buona parte della vita economica e sociale bul- gara: i livelli di Pil pro capite sono comparabili, se non superiori, a quelli delle regioni dell’Italia meri- dionale. Ecco perché la capitale è una vera calamita per i giovani in cerca di opportunità che difficil- mente riescono a trovare nel resto blica bulgara resta oggi una delle più pro Ue del Vecchio continente, con percentuali di sostegno in- torno al 70%. I dati dell’Eurobarometro, che piazzano regolarmente il paese in fondo a tutte (o quasi) le classifi- che comunitarie, con la Bulgaria ormai abbonata al poco invidiabile titolo di «membro più povero del- l’Ue», raccontano però di un’op- portunità colta soltanto in parte. Anche perché, per un’amara coin- cidenza, l’ingresso della Bulgaria nel club europeo è coinciso con lo scoppio della crisi economica, che ha aperto la fase più critica e com- plessa che l’Unione deve affron- tare dalla sua fondazione. «La tempistica è stata tutt’altro che fortunata, è evidente. D’altra parte, i cittadini bulgari sono con- sapevoli del fatto che, anche e so- prattutto in tempi difficili, è me- glio essere parte dell’Unione che restarne fuori», è l’opinione dell’a- nalista politico Dimitar Bechev, già direttore della locale sezione dello European Council on Foreign Rela- tions (Ecfr). «Senza i fondi di coe- sione di Bruxelles la Bulgaria sa- rebbe in recessione. Il denaro pro- veniente dalle casse europee ha permesso al paese di rimanere a galla in un momento turbolento e difficile». Cifre alla mano, in questi anni l’e- conomia bulgara sembra essersela cavata meglio di molti altri paesi europei, pur partendo da livelli ini- ziali molto più bassi del resto del continente. Dopo il periodo rug- gente della prima metà degli anni del paese.È a Sofia che nascono iniziative imprenditoriali in grado di essere competitive e innovative anche a livello internazionale. Come la «Telerik», compagnia di produzione di software pensata e sviluppata da giovani imprenditori bulgari, e recentemente acqui- stata dall’americana «Progress Software Corporation» per la cifra record di 260 milioni di dollari. Basta lasciarsi alle spalle le ultime luci della capitale, però, per incon- trare una realtà molto contra- stante. Emigrazione e spopolamento In direzione Nord si alza la lunga catena dei Balcani che taglia la Bulgaria da Ovest a Est, dal con- fine con la Serbia alle acque del mar Nero. Quando si scollina al passo montano di Petrohan, ap- pare un paesaggio, fisico e umano, profondamente diverso. «La nostra vita è difficile, e l’U- nione europea non l’ha resa mi- gliore», racconta nella sua mode- sta cucina, riscaldata da un’arro- ventata stufa a legna, Danche Mi- lanova, 69 anni, una vita spesa come commessa e fornaia nel vil- laggio di Bela Rechka. «Dei 130 leva (75 euro) di pensione che prendo, 80 se ne vanno per le me- dicine. Col resto, si prova ad arri- vare a fine mese». Bela Rechka, come il resto della Bulgaria Nord occidentale, è l’em- blema estremo di quanto in questi anni è andato storto. Dopo l’affos- samento del sistema economico pianificato socialista, la regione BULGARIA 16 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 # A sinistra : due donne durante una festa folcloristica bulgara. Pagina seguente : il primo ministro Boiko Borisov, rieletto a ottobre 2014; pro- teste antigovernative a Sofia.

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