Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2015

10 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2015 guerra, la violenza, la povertà, l’abbandono dei vecchi, i pro- fughi, le persecuzioni… in una parola: la missio ad gentes è missio ad pauperes . Giona fugge. Questa missione fa paura. Ma senza coscienza della forza del male non si ca- pisce l’urgenza e la necessità della missione. Per questo Giona deve sperimentare in se stesso la forza del male nell’a- bisso, nel ventre di un pesce. Giona scopre così il bisogno di essere liberato, salvato. Scopre che da solo non si può salvare, che esiste una forza invincibile, che da soli non possiamo com- battere. Così è avvenuto ai discepoli di Gesù nel mare in tempesta. Erano sulla barca con lui, ma con loro c’erano altre barche. Si potrebbero identificare le al- tre barche con la vita dei tanti nella tempesta del mondo. C’è Gesù, ma c’è anche la tempe- sta. Quel mare in tempesta è come quello di Giona. Paura, pericolo. Da soli i discepoli non ce la fanno. Gridano e Gesù li salva, fa ta- cere il mare e il vento. Ma nel mondo si è persa la co- scienza del male e della sua forza . Tutto è anestetizzato, esorcizzato, giustificato. Tutto è normale, anche gli stranieri che muoiono nel Mediterraneo o i vecchi abbandonati in isti- tuto. Poca coscienza del pec- cato, perché scarsa è la co- scienza del male. Eppure non siamo liberi, siamo al contrario pieni di paure che non riu- sciamo a vincere. Solo nell’abisso, solo nella tempesta, i discepoli capi- scono che c’è Ninive, il male, ma che c’è anche Gesù. Lui solo può vincere quella tempe- sta (che rappresenta il male). La vita cristiana è lotta contro il male. Questa è la missione ad extra e ad intra . E il racconto della tempesta se- data, in Marco, giunge dopo le parabole del seme, della Parola di Dio gettata nel campo del mondo. Il male la contrasta, la vorrebbe soffocare. La mis- sione fa rivivere la Parola an- nunciandola. I Vangeli sono pieni di racconti LINEE E ORIENTAMENTI PASTORALI per un rinnovato impegno missionario «lontano» ( fuori dall’Italia ) e «ai lontani» delle nostre comunità cristiane ITALIA A. LO SGUARDO INIZIALE Ci sembra importante iniziare riaffermando brevemente gli obiettivi generali che questo Con- vegno si era prefisso. Riaccendere la passione e ri- lanciare la dedizione dei singoli e delle comunità cristiane per la missio ad gentes e inter gentes , a partire dai poveri, come paradigma dell’annuncio (missione «lontano»). Studiare nuovi modi e stili di presenza missionaria nella no- stra realtà (missione «ai lon- tani»). B. RIPARTIRE DALLA PAROLA Vorremmo tornare sull’icona bi- blica che ha fatto da sfondo al Convegno, quella di Giona, unen- dola a un’altra icona biblica, il racconto evangelico della tempe- sta sedata nella versione di Marco 4. Proponiamo alcuni spunti: «Alzati e va’ a Ninive, la grande città». Dio ci chiama a «uscire» per andare verso la grande città, periferia ostile, abitata da nemici. È Dio che chiama e manda, non siamo noi a sce- gliere. Il problema di Giona è accet- tare di andare nella direzione giusta, non dove lo spinge la paura. Ninive è la grande città, che fa paura a Giona e al mondo. Giona non viene mandato per chiamare alla conversione. La parola che deve dire è sem- plice: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». Giona cioè deve far emergere il male e la violenza della città. Certo il profeta si sarà chiesto: chi sono io per andare a dire que- sto agli abitanti di Ninive? Noi siamo in un mondo, dove il male è forte. Il male e la vio- lenza sono il vero dramma di Ninive e del mondo. Lo ab- biamo detto in questi giorni: la

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