Missioni Consolata - Dicembre 2014
sua cerchia. Tutte le attività indipendenti sono soppresse. Migliaia di eritrei con affiliazioni religiose o della società civile sono stati imprigionati per la loro reale o immagina- ria opposizione al governo. Tortura e lavori forzati sono assai diffusi. Non esiste alcun giornale privato, partito po- litico di opposizione, o organizzazione non governativa in- dipendente, ed è vietato qualsiasi incontro pubblico. Nel 2002 il governo ha aumentato il suo controllo sulla reli- gione imponendo un obbligo di registrazione per tutti i gruppi religiosi diversi dai quattro ufficialmente ricono- sciuti: Chiesa copta ortodossa di Eritrea; Islam sunnita; Chiesa cattolica romana; e Chiesa evangelica di Eritrea. Le comunità religiose «non privilegiate» sono obbligate a for- nire alle autorità informazioni dettagliate su finanze e mem- bri. Dal 2002 nessun gruppo religioso è stato registrato no- nostante i Bahá’í [...e altri, abbiano] presentato tutta la do- cumentazione richiesta. [...Di fatto nessuna delle] comunità religiose dell’Eritrea, tranne le quattro approvate dal go- verno, ha una base giuridica su cui praticare la sua fede pubblicamente [...]. Le forze di sicurezza eritree conducono arresti di massa, anche durante gli incontri di preghiera clandestini. (Secondo l’ Irf Report for 2013 , i Bahá’í in Eri- trea sono meno dell’1% della popolazione - 60mila -, ndr. ). I RAQ . La costituzione irachena garantisce l’uguaglianza e la libertà religiosa, ma rende l’Islam religione di stato e una fonte fondamentale della legislazione, e stabilisce che nes- suna legge può contraddire «i principi dell’Islam» [...]. La fede bahá’í rimane vietata da una legge del 1970. (Secondo l’ Irf Report for 2013 , i Bahá’í in Iraq sono circa 2.000, ndr. ). 76 MC DICEMBRE 2014 Libertà Religiosa e quello sunnita dei sultani otto- mani a mandare in esilio Bahá’u’lláh con tutta la famiglia in terre che ai tempi erano an- cora territorio turco, decenni prima che si formasse lo stato di Israele. La propaganda ha creato una sorta di terrore nei cittadini iraniani, tanto che la stessa pa- rola «Bahá’í» non viene pronun- ciata in pubblico. Nello scorso mese di giugno, alla vigilia di un’importante festa reli- giosa sciita, un provocatorio e minaccioso volantino che defi- niva i Bahá’í «senza Dio» è stato distribuito nella città di Yazd. L’allarme internazionale L’Assemblea generale delle Na- zioni unite e la sua Commissione per i diritti umani, nei loro rap- porti sulla situazione iraniana, ogni anno puntualmente espri- mono preoccupazione e con- danna per le violazioni di diritti e le violenze subite dai fedeli bahá’í. Una risoluzione del Parla- mento europeo dello scorso 3 aprile esprime una preoccupa- zione simile. Non mancano coraggiosi atti di denuncia e solidarietà da parte di individui, gruppi o istituzioni. L’avvocatessa iraniana Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, è perseguitata dall’I- ran, tra le altre cose, anche per aver difeso professionalmente alcuni detenuti bahá’í. Un gruppo di circa 250 personalità iraniane all’estero, intellettuali, accademici, artisti, scrittori, regi- sti, il 15 febbraio 2009, ha fir- mato un documento di denuncia dal titolo «Noi ci vergogniamo!». S ono diversi i paesi in cui i fedeli bahá’í subiscono re- strizioni della loro libertà religiosa. Di esse si trova traccia nel Rapporto annuale della Commissione Usa sulla libertà religiosa internazionale , uno dei pochi studi autorevli sul tema, citato tra le fonti da tutte le organizza- zioni che si occupano di libertà di credo. Di seguito ripor- tiamo alcuni paragrafi del Rapporto 2014 che riguardano la condizione dei Bahá’í, e di altre minoranze, in otto paesi tra i più restrittivi. E GITTO . Durante la prima metà del 2013, l’incitamento contro Copti, Sciiti e Bahá’í da parte del clero islamico è aumentato. Sia prima che dopo l’era Morsi, accuse di bla- sfemia hanno continuato a essere scagliate contro i musul- mani dissidenti e le minoranze religiose. [...]. I Bahá’í (come i Testimoni di Geova) sono vietati da de- creti presidenziali del 1960. Di conseguenza non possono svolgere alcuna attività religiosa pubblica. Il centro isla- mico di ricerca di Al-Azhar (uno dei più autorevoli del mondo sunnita) ha emesso diverse fatwa nel corso degli anni per sostenere la necessità di proseguire col divieto della comunità bahá’í e di condannare i suoi membri come apostati. [...] Nemmeno la nuova Costituzione prevede ri- conoscimento o protezioni per i Bahá’í. (Secondo l’ Irf - In- ternational Religious Freedom - Report for 2013 , i Bahá’í in Egitto sono circa 2000, ndr. ). E RITREA . Il presidente Isaias Afewerki e il Fronte Popo- lare per la Democrazia e la Giustizia (Pfdj) governano l’E- ritrea dal 1993, anno dell’indipendenza dall’Etiopia. L’auto- rità assoluta è mantenuta dal presidente Afewerki e dalla © Human Rights Activists News Agency © Human Rights Activists News Agency PERSEGUITATI NEL MONDO # Sotto : Yazd, Iran, un graffito incita, «Morte al Bahaismo». # A destra : il volantino distribuito nella città di Yazd. «Il Bahaismo è un movimento nato contro la vera reli- gione dell’Islam. Nella prospettiva della Sharia si tratta di un’apostasia. I Bahá’í, dal punto di vista dell’Islam, non hanno diritto ad alcuna forma di sicurezza, sia riguardo alla loro vita che alle loro cose, e il loro sangue è inutile. Pertanto, alla luce delle re- centi attività palesi di questa fa- zione senza Dio, ogni individuo mu- sulmano deve stare all’erta contro questo movimento, e combattere an- che a costo della propria vita».
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