Missioni Consolata - Dicembre 2014

DICEMBRE 2014 MC 67 L’ippocampo, una volta trasfor- mata la copia di un ricordo da transitoria a definitiva, la invia alla neocorteccia, dove verrà de- finitivamente archiviata. Se la persona deve recuperare un ri- cordo in modo automatico, viene sollecitato l’ippocampo, mentre viene sollecitata la corteccia frontale destra se il ricordo deve essere recuperato grazie a uno sforzo mentale. È chiaro che per recuperare un ricordo il più pos- sibile integro è necessario che esso sia stato codificato ed archi- viato in maniera corretta, ma se le cellule dell’ippocampo sono danneggiate o distrutte, queste due operazioni non sono più pos- sibili, quindi le informazioni vanno perse. Questo è quanto avviene nel malato di Alzheimer, in cui i processi neurodegenera- tivi distruggono le cellule dell’ip- pocampo, impedendo l’appren- dimento e la memorizzazione. Solitamente questa patologia colpisce persone di oltre 65 anni, ma una piccola percentuale di malati, meno del 5% dei casi, viene colpita in età decisamente presenile, compresa tra i 45 ed i 55 anni. Di solito, in questo se- condo caso, si ha una trasmis- sione ereditaria della patologia, mentre gli altri sono casi spora- dici e solo nel 25% di essi si può parlare di familiarità per la ma- lattia. Diversi studi di genetica hanno permesso di identificare muta- zioni genetiche legate al morbo di Alzheimer ( vedi Approfondi- mento 2 ). AMBIENTE, SONNO, STRESS A parte il 5% dei casi di trasmis- sione ereditaria dell’Alzheimer, nella maggior parte dei casi si parla di forme poligeniche do- vute alla combinazione di diverse alterazioni a carico dei geni di su- scettibilità, che prese singolar- mente danno un rischio minimo, ma combinate tra loro possono aumentare significativamente il rischio di malattia. Su un terreno geneticamente predisposto possono poi avere un ruolo importante nello svi- luppo della malattia o nella pro- tezione da essa alcuni fattori am- bientali. Molti studi epidemiolo- gici hanno correlato lo sviluppo dell’Alzheimer all’esposizione al- l’alluminio ed all’aumento del rame nell’organismo (attraverso gli alimenti cotti in pentole fatte di questi materiali o l’acqua di ac- quedotto, che li contenga in solu- zione per esempio). Inoltre l’esposizione ai pesticidi, soprattutto il Ddt, attraverso l’ambiente o gli alimenti, viene indicata da diversi studi come concausa per questa patologia. Anche la penuria di sonno può favorire l’insorgenza dell’Alzhei- mer, perché durante il sonno, il cervello si libera delle tossine ac- cumulate durante la sua attività, cosa che viene impedita dall’in- sonnia. Uno studio condotto dai ricercatori del Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, in cui un gruppo di persone tra i 53 ed i 91 anni d’età è stato sottoposto alla Pet (tomografia assiale a emis- dersi nelle aree circostanti. Con l’Alzheimer si verifica una perdita delle cellule nervose denominate neuroni ( vedi Approfondimento 1 ) e quindi la scomparsa di deter- minate funzioni. LA MEMORIA Normalmente captiamo le infor- mazioni dal mondo che ci cir- conda grazie all’insieme dei no- stri recettori sensoriali localizzati negli organi di senso e tali infor- mazioni vengono trasmesse dalla memoria sensoriale dei recettori, nell’arco di alcuni millisecondi, alle specifiche zone di destina- zione della corteccia cerebrale. Le informazioni vengono qui ce- dute a una memoria di lavoro, che definiamo memoria a breve termine, capace di elaborarle nel giro di 20-30 secondi, dopodiché esse passano a una memoria a lungo termine. In questo modo tutto ciò che si è visto, toccato, sentito, ecc. viene immagazzi- nato in una memoria duratura. Il percorso di un ricordo si articola in quattro fasi: la codifica (1), l’archiviazione (2) strettamente legata al suo consolidamento (3) e la restituzione, cioè il suo recu- pero (4). La prima forma di ela- borazione di un’informazione, da parte soprattutto della corteccia cerebrale frontale sinistra, è la codifica, che produce una traccia mnesica archiviabile. L’efficacia di questo processo dipende dal grao di vigilanza della persona, dalle sue motivazioni e dal suo stato emotivo. Dopo la codifica, l’informazione viene archiviata definitivamente. Questa seconda fase è la memorizzazione del- l’informazione, che si svolge nella neocorteccia, la quale nel- l’uomo rappresenta il 90% della superficie cerebrale ed è caratte- rizzata da 6 strati di neuroni. Tale operazione si svolge corretta- mente solo se la fase di consoli- damento delle informazioni è av- venuta correttamente. Respon- sabile del consolidamento è l’ip- pocampo, una delle strutture più profonde ed antiche del cervello in termini di evoluzione. È qui che avviene il trasferimento dei dati dalla memoria a breve ter- mine a quella a lungo termine. MC RUBRICHE Approfondimento 1 I NEURONI C on l’Alzheimer si osserva una notevole perdita dei neuroni che utilizzano come neurotra- smettitore l’acetilcolina e, a livello microscopico, sono visibili nume- rose placche senili formate da de- positi di una proteina detta β-ami- loide e degenerazioni neurofibril- lari formate da neurofilamenti ad elica costituiti dalla proteina tau. Una recentissima e promettente ricerca, condotta dal prof. Rudy Tanzi del Genetics and Research of Neurology Department di Harvard (Boston, Usa), i cui risultati sono stati pubblicati su Nature on line il 12 ottobre 2014, utilizzando cel- lule staminali embrionali umane, che per la prima volta sono riuscite a differenziarsi in vitro in cellule nervose con la loro tipica architet- tura, ha dimostrato che le placche amiloidi sono responsabili della degenerazione neurofibrillare. Ne consegue la distruzione del cito- scheletro (lo «scheletro» interno dei neuroni), che pertanto sono condannati alla morte cellulare. ●

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