Missioni Consolata - Dicembre 2014

60 MC DICEMBRE 2014 confratello padre Tessari di aiu- tarlo a risolvere il problema che lo angustiava. In quella difficile realtà Giorgio si mise subito all’o- pera. Bisognava trovare i fondi per costruire un grande ospedale e lui iniziò a coinvolgere amici, co- noscenti e tanta gente che voleva dare il proprio contributo. Ben presto altre associazioni si uni- rono al progetto. E così nel 2001 iniziarono i lavori di costruzione. Tempo due anni, e il 5 ottobre 2003 la struttura fu aperta. Due sale operatorie, sala parto, sala raggi, ecografia, laboratorio ana- lisi, reparti di degenza, farmacia, cucina, acqua potabile per tutto l’ospedale, lavanderia. E più tardi anche la pediatria e un’ambu- lanza. All’ospedale il personale era quello del posto, dall’Italia ve- nivano molti volontari e medici specialisti. A lavorare vennero an- che le suore Orsoline. Rita, l’infer- miera missionaria, continuava la sua evangelizzazione collabo- rando con Giorgio. Instancabile e grande organizzatore, egli dava tutto se stesso, e la gente lo sti- mava molto. Si era preparato fin dai tempi di Sololo a svolgere quel servizio. Non lasciava niente al caso, conosceva bene le necessità della gente: malattie, operazioni, cesarei, morsi di serpente. Prima di allora avevo visto molte per- sone morire per un morso di ser- pente, nonostante l’uso del siero. Con Giorgio, invece, nessuno mo- riva, perché lui aveva una tecnica tutta sua, che funzionava. Instan- cabile, giorno e notte andava in ospedale. E quando mancava l’a- nestesista, faceva lui: metteva un infermiere a controllare il pa- ziente, operava e risvegliava. E dopo ore di sala operatoria, visi- tava i malati gravi. Miele, frutta, galline per dire grazie Al Tharaka hospital Giorgio portò anche il progetto «Dream», della comunità di Sant’Egidio, per la prevenzione e cura dei malati di Aids. Aprì una scuola per i bam- bini ricoverati e per le neo mamme in difficoltà con latte e biberon. Grazie all’ospedale nel villaggio aumentò il lavoro: tanti i chioschi nati, gli alberghetti per accogliere i parenti, e i pulmini ( matatu ) che trasportavano la della gioia e dell’amore, un ospe- dale per i bambini. Vederli curati e sorridenti. Voglio curare tutti con le medicine giuste, usare tec- niche d’avanguardia e fare tutti i tipi di operazioni. Che ne pensi?», mi domandò, e io gli risposi che era un bellissimo sogno. «Questo è ciò che hai nel tuo cuore, e sono contenta. Ti penserò in que- sto tuo progetto». Ma non fu solo il suo progetto: ebbi infatti la possibilità e la gioia di condividerlo con lui. E non solo il suo progetto ospedaliero, ma, in seguito, anche la sua vita. Il Tharaka hospital Era il 1999 quando Giorgio incon- trò padre Livio Tessari, il missiona- rio della Consolata, che gli pro- pose di costruire un ospedale nel Tharaka, in Kenya. Nella missione di Matiri c’era una piccola mater- nità diretta da un’infermiera mis- sionaria, Rita Drago, che si tro- vava in quella località da diversi anni. Quando arrivavano i casi gravi, la regola era di correre con la jeep per strade dissestate o di- strutte dalla pioggia allo scopo di raggiungere un ospedale. Ma non sempre si arrivava in tempo. Ecco perché padre Orazio Mazzucchi, missionario a Matiri, chiese al EST AFRICA # In queste pagine : il dottor Giorgio Giaccaglia in diversi momenti della sua «vita africana», con bambini, in sala operatoria, alla festa dell’inau- gurazione dell’ospedale nel Tharaka. In alto a destra : l’ospedale di Sololo dove ha lavorato per tanti anni. Qui sopra : la copertina del suo libro.

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