Missioni Consolata - Dicembre 2014
RORAIMA 54 MC DICEMBRE 2014 «Nós existimos»: il sogno di un’alleanza tra gli ultimi Le questioni legate alla terra non coinvolgono soltanto i popoli indigeni. Dalla fine degli anni Settanta, i governi brasiliani promuovono - attraverso l’Incra ( Instituto Nacional de Colonização e Reforma Agrária ) - la colo- nizzazione dell’Amazzonia attraverso la distribuzione di terre pubbliche in aree remote della foresta. Sono arri- vati migliaia di coloni. Senza alcuna esperienza agricola e senza mezzi adeguati, in moltissimi hanno però ab- bandonato i lotti ricevuti dopo pochi anni, andando a in- grossare le periferie delle città 2 . Nel 2003 i missionari della Consolata, la diocesi di Ro- raima e altre 7 organizzazioni lanciano un progetto tanto ambizioso quanto difficile: Nós existimos (Noi esi- stiamo) 3 . L’obiettivo è di creare un’alleanza tra gli esclusi, tra i più deboli della società: popoli indigeni, co- loni (piccoli agricoltori) ed emarginati delle città. Inizia- tore e anima di Nós existimos è padre Silvano Sabatini, scomparso lo scorso settembre. «Il missionario era con- vinto - ha scritto Carlo Miglietta del Comitato Roraima (Co.Ro) - che soltanto la collaborazione tra gli indigeni, gli emarginati urbani e quelli rurali (che il potere era riuscito a mettere in contrapposizione per meglio domi- narli) avrebbe cambiato la sorte degli esclusi. Lavorò molto in tal senso, riuscendo a fare incontrare questi tre segmenti della società di Roraima fino ad allora in com- petizione tra loro nella classica “guerra tra poveri”» 4 . «Il progetto - racconta padre Gianfranco - ha vissuto momenti di difficoltà e ora si sta pensando a una sua rifondazione. Tuttavia, qualche risultato importante è stato raggiunto. Come ad esempio la diffusione del mi- crocredito, che ha consentito a molte famiglie di avere una vita degna». Le carceri, un inferno (pubblico e privato) Il Brasile ha oggi la quarta popolazione carceraria del mondo dopo quelle di Stati Uniti, Cina e Russia. Padre Gianfranco è membro del coordinamento nazionale per la pastorale delle carceri, un impegno al quale si dedica con passione. «Se è vero - ci spiega il missionario - che i popoli indigeni, gli afrodiscendenti, i ragazzi di strada, i drogati e altre realtà sono esclusi e ghettizzati, è pure vero che i carcerati vivono in un mondo dove sopravvi- vere è un miracolo e pensare a una vita differente un’u- topia. Inoltre, il sovraffollamento delle prigioni rende la situazione estremamente delicata ed esplosiva. A que- sto si aggiunge la costante violazione dei diritti umani e la tortura, pratiche comuni della polizia brasiliana, rite- nuta una delle più crudeli e violente dell’America La- tina». In Brasile, come negli Stati Uniti, esistono carceri ge- stiti da società private. L’esperienza, iniziata nel 1999, oggi riguarda 30 prigioni in 8 stati 5 . Domandiamo a pa- dre Gianfranco se la situazione carceraria sia grave an- che in queste strutture. «Certamente. L’unica preoccu- pazione di queste società è assicurare al sistema un certo numero di reclusi, garanzia per mandare avanti e far prosperare un settore per nulla preoccupato delle questioni sociali e umanitarie, ma esclusivamente inte- ressato a massimizzare il profitto derivante dal proprio investimento». La pastorale carceraria brasiliana promuove un pro- gramma molto ambizioso denominato justiça restaura- tiva 6 . «È fondata - spiega il missionario - sull’incontro tra vittima e aggressore al fine di ricostruire le relazioni so- ciali, comunitarie e umane. È una proposta ma anche una sfida. Assieme a quella di dare risposte a una popolazione carceraria composta in maggioranza da giovani». Ri- spetto al resto del Brasile, a Roraima c’è una peculiarità in più: un’alta percentuale di carcerati di etnia indi- gena. «La maggioranza di loro - racconta padre Gian- franco - è dentro per abusi sessuali. Il problema è che per gli indigeni è normale andare con una ragazzina di 14 anni perché, secondo la loro cultura, è già una donna, mentre per la legge no. Non sono stupratori. Lungi da me dal difendere qualsiasi tipo di violenza, però sono convinto che per le comunità indigene do- vrebbe valere la legge indigena, specifica e diversa dalla legge dei bianchi». Meglio una radio La conversazione si avvia alla conclusione perché padre Graziola deve andare a preparare l’intervento per la sua rubrica radiofonica ( Justiça e paz ) , anch’essa dedi- cata ai temi di giustizia e pace. Che ruolo riveste un’e- © Carlo Zacquini © archivio CoRo, Torino # Qui sopra : anno 2005, l’abbraccio tra l’allora presidente brasi- liano Lula e padre Silvano Sabatini. A destra : una riunione tra vari rappresentanti di Nós existimos .
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