Missioni Consolata - Dicembre 2014

DICEMBRE 2014 MC 53 Incontro con Gianfranco Graziola, missionario trentino La promozione non basta mai Dai coloni ai popoli indigeni, dai carcerati agli ascoltatori di Rádio Monte Roraima, il percorso di Gianfranco Graziola, missionario della Consolata, al centro ha sempre il concetto di promozione umana. B oa Vista . Indossa una maglietta bianca con il logo di Rádio Monte Roraima, alle spalle ha una bandiera del «Movimento nazionale per i diritti umani» 1 e a lato un manifesto della pastorale carcera- ria. Padre Gianfranco Graziola non passerebbe inos- servato anche se rimanesse silente. Il suo fisico impo- nente e la sua capigliatura color rosso carota lo met- tono comunque al centro dell’attenzione. Nativo del Trentino, missionario della Consolata, è a Roraima da 14 anni. Ha cominciato lavorando con i coloni; dal 2002 al 2006 con gli Yanomami e oggi con i temi di giustizia e pace. Un’esperienza variegata, però legata da un de- nominatore comune, come lui ci tiene a precisare: «Ho lavorato e sto lavorando in varie realtà, ma sempre con la stessa finalità: la promozione umana, che è parte del nostro essere, del nostro carisma». Gli indigeni non sono folclore Avendo trascorso quattro anni tra gli Yanomami, a pa- dre Gianfranco chiediamo cosa rappresentino per lui i popoli indigeni. «Sono una ricchezza: per quello che hanno trasmesso e continuano a trasmettere, per le mo- dalità di vita in armonia con l’ambiente, per la vita co- munitaria. Hanno una maniera differente di guardare all’esistenza. Gli Yanomami, ad esempio, vanno a caccia, a pesca, coltivano un pezzo di orto. Lo fanno per neces- sità. Quando questa non c’è, il tempo lo trascorrono con la famiglia e i figli. Il contrario di noi, che pensiamo di avere tutto mentre ci manca l’essenziale. Detto questo va evitato che essi diventino pezzi da museo. Non smetti di essere indigeno se indossi un paio di pantaloni o una maglietta. È il modo di essere che importa». Obiettiamo che per i popoli indigeni «non contattati» forse sarebbe un bene proprio considerarli come qual- cosa da preservare perché unico. «È vero che ci sono ancora popoli indigeni con pochi o pochissimi contatti con il mondo bianco. Tuttavia, pensare che non ci sarà mai un contatto non mi sembra un ragionamento plau- sibile in un mondo sempre più globalizzato. L’impor- tante è dare sempre il rispetto dovuto. Ciò che io conte- sto è che gli enti governativi abbiano spesso la tenta- zione di trasformare gli indigeni in folclore, qualcosa da andare a vedere come una riserva di animali esotici». Nonostante l’omologazione, le terre indigene sono sempre sotto attacco per via delle ricchezze che na- scondono. «Va detto - confessa padre Gianfranco - che con il governo Dilma la questione indigena si è aggra- vata. Soprattutto perché si vorrebbe trasferire al par- lamento il tema delle terre che oggi è del presidente della repubblica. Con un parlamento dominato dai ru- ralisti non ci sarebbe più alcuna demarcazione e omo- logazione». MC ARTICOLI

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