Missioni Consolata - Dicembre 2014

DAI LETTORI Cari mission@ri DICEMBRE 2014 MC 5 sabilità. Sono le nostre azioni che ci renderanno colpevoli al di là di ogni giustificazione. Contano i nostri comportamenti: dobbiamo saldare un de- bito e non ci facciamo fa- re la fattura e paghiamo in nero perché soltanto così possiamo avere uno sconto e non pagare l’I- va... Succede con il den- tista, l’imbianchino, l’i- draulico, il carrozziere, il garagista e tanti altri professionisti e artigiani, che ci prestiamo ad ar- ricchire, pur di rispar- miare. E allora tutti siamo col- pevoli! Essere cristiani è, come dice Papa France- sco, credere al «valore della povertà», il che certamente non è facile come non è facile accet- tare la frase evangelica: «È più facile che un cam- mello entri nella cruna di un ago che un ricco in paradiso». Chi ha orecchi da intendere, intenda. Un caro saluto, Giovanni Besana email, 4/10/2014 4. Alla luce dei nuovi interventi letti sulla rivista di ottobre sottoli- neo che si tratta di quan- to chiede Cesare, non se ha diritto di chiedere. Anche gli schiavi davano il lavoro a Cesare, ma ANCORA TASSE Precedenti puntate: MC 7/2014 pag. 5 e MC 10/2014 pag. 6. 1. Mi riferisco al «pa- gare le tasse» del mese di luglio per una brevissima osservazione. Il Vangelo riporta «Date a Cesare quello che è di Cesare» e non (tutto) quello che egli pretende! Questo perché poi mi chiedo: «Come vengono impiegati i nostri soldi?». Saverio Compostella email, 18/07/2014 2. Ritengo che un’otti- ma replica ai mugu- gni di Giovanni Besana sia la prolusione letta dal cardinal Angelo Bagna- sco, in qualità di Presi- dente della Conferenza Episcopale Italiana, lo scorso 22 settembre al Consiglio permanente della Conferenza stessa. «L’occupazione difficile e il fisco predatorio, la bu- rocrazia asfissiante e la paura di fare passi sba- gliati, tutto concorre a non creare lavoro nei vari settori del pubblico e del privato, non stimola l’in- ventiva, non trattiene i giovani nel paese». Ritengo che l’aggettivo usato dal Cardinale, cioè «predatorio», calzi a pennello per il fisco loca- le, a cominciare da quel- lo che riscuote tasse co- me la Tasi sulla prima casa: questa nuova im- posta infatti ha confer- mato il peggio dell’Ici di Amato e dell’Imu di Monti, togliendo in più quel pochissimo di buo- no che avevano, ossia la detrazione, che consen- tiva almeno ai possessori di case più modeste - ov- vero quelle dalla rendita catastale più bassa - e a chi ha figli a carico, di li- mitare e, in non pochi ca- si, di annullare l’importo dovuto al Comune di re- sidenza. Consapevoli della por- cheria fatta dal Governo nazionale, alcuni sindaci (i primi sono stati quelli di Ragusa, Positano e Ol- bia...) hanno deciso l’az- zeramento totale della Tasi sulla prima casa. Spero che, magari dopo aver letto le parole del Presidente dei Vescovi I- taliani - che certo non è un estremista né uno che ha mai incitato chicches- sia alla rivolta fiscale - gli altri sindaci optino per questa soluzione in- vece di continuare a fare i Robin Hood alla rovescia (togliere a chi ha di meno per dare a chi ha già tan- to...). Grazie per l’attenzione. Mario Pace email, 26/09/2014 3. Caro padre Gigi, noto che la mia pro- vocazione produce rifles- sioni condivise oppure critiche e mi fa un im- menso piacere. L’affermazione era: «Il confessore non chieda più dei peccati di sesso, ma che faccia una do- manda secca: “paghi le tasse oppure frodi?”» e mi è venuta dopo aver af- frontato con un prete il discorso della confessio- ne. La sua tesi è stata: «Caro Giovanni, nella tua Brianza non c’è nessun penitente che confessi un peccato di sesso e tanto meno di altre cose molto importanti, tipo sul come si fanno i soldi; siamo tornati al punto delle prime confessioni: “Ho rubato la marmella- ta alla mamma”». Que- sta è una cosa molto se- ria che tutta la Chiesa deve approfondire. Non mi sono permesso di affermare che la co- scienza del penitente debba rifiutare e non confessare i suoi pruriti sessuali, ma che è il con- fessore oppure il padre spirituale che deve far capire l’importanza per un cristiano della lealtà nei confronti dello stato e non nascondersi in die- trologie senza costrutto in difesa dei propri egoi- smi. Mi sembra che se si approfondissero seria- mente questi concetti non avrei da rimprove- rarmi nessuna deficien- za al mio pensiero verso i più bisognosi delle no- stre comunità credenti. Chi si appella alla Chiesa dando del «ladro» a chi è impegnato sacrificando tempo e denaro per una società più giusta, con quale «misericordia» si approccia al suo essere cristiano? Non tutti ( quelli che si impegnano nella politica ) hanno le mani nel sacco. Questi sono discorsi da bar. Se ci sono tanti, troppi poveri nella nostra bella Italia e nel mondo, la col- pa non può essere data solo ai 150mila super ricchi che detengono un patrimonio che equivale a quanto possiede la re- stante popolazione mon- diale. Ciascuno si deve prendere le sue respon-

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