Missioni Consolata - Dicembre 2014
48 MC DICEMBRE 2014 Il potenziamento dell’Lhc cosa porterà? «Il potenziamento dell’Lhc ci apre un campo di ricerca enorme. Rispetto all’Lhc che ha funzionato in precedenza avremo una sensibilità più di mille volte superiore e quindi potremo esplorare un ter- ritorio enormemente più vasto e, se vogliamo, più arduo. Ciò che ci interessa è esplorare le particelle formate dalla collisione dei protoni. Immagini un protone fatto da un certo numero di quark e da un sacco di gluoni che spesso appaiono come coppie, in un tempo piccolo virtuale di quark-antiquark che ruotano attorno al vuoto. E questa è un’altra cosa interessante, una delle scoperte più interessanti della fisica moderna: non c’è nulla di più pieno del vuoto. In sostanza, stiamo cercando nuove dimensioni nello spazio, nuove particelle. Faccia conto che se esistessero particelle di massa 2 TeV, le particelle Supersimmetriche che ci piacerebbe esistessero, molto probabilmente con il nuovo Lhc riusciremmo a vederle. Occorre però vedere se piace anche alla natura». Si tratta quindi di abbandonare il Modello stan- dard e far fare alla fisica un nuovo salto quantico? «Esatto. La natura ci sta suggerendo di ripensare ad un nuovo concetto di spazio-tempo. Sino ad oggi abbiamo sempre pensato allo spazio-tempo come una linea di confine. E se invece lo spazio-tempo non fosse il confine, bensì una sorta di stringa e noi vivessimo in una specie di reticolo? Ci sono scienziati e teorie che ci dicono che, se que- ste extradimensioni fossero abbastanza grandi, noi riusciremmo a vederne lo spessore nel momento della collisione utilizzando l’Lhc, che alla fin fine non è altro che un enorme microscopio. Ecco, nel momento della collisione potremmo vedere le par- ticelle generate, che sono misurabili perché si ve- drebbe la configurazione energetica delle stesse. Poi analizziamo senza pregiudizi i dati ricavati. Ma se da queste collisioni uscisse qualcosa di diffe- rente? Se scoprissimo cose che in questo momento non sono misurabili o ipotizzabili, come dei mini buchi neri (tenendo conto che non avrebbero il tempo di accrescere)? Ogni volta che facciamo questi esperimenti dob- biamo sempre essere pronti ad aspettare un known-unknown : mi aspettavo un gatto e ho tro- vato un cavallo. È questo known-unknow che tutti si augurano di trovare al Cern. Sotto questo punto di vista siamo in un bel periodo, periodo in cui bisogna mantenere questa tensione e sperare che dia risultati generosi». Negli anni Cinquanta gli scienziati ci assicurarono che la scienza avrebbe risolto i problemi principali dell’esistenza materiale dell’uomo, in particolare quello energetico. Tutto questo non è avvenuto: i problemi energetici sono aumentati anziché essere risolti. L’uomo ha prodotto danni enormi all’ecosi- stema. L’incidente di Fukushima è soltanto l’ultimo esempio. Cosa ci dobbiamo aspettare per il nostro futuro dalla scienza? «Credo che non sia vero che la scienza abbia de- luso le aspettative. Un conto è la scienza e un altro è l’uso che se ne fa della scienza e delle sue ricer- che. Prendiamo l’esempio che lei ha fatto: Fukushima è il risultato di una cattiva gestione della centrale. Non perché sia sbagliato costruire centrali nu- cleari, ma perché la ditta che gestiva la centrale di Fukushima usava dei metodi non sicuri per una centrale nucleare, come il fatto di averla costruita vicina al mare, senza protezione. L’incidente di Fu- kushima avrebbe potuto essere evitato se queste persone fossero state meno avide di denaro. Senza il nucleare e senza la scienza il Giappone non avrebbe potuto raggiungere il livello di benessere di cui gode attualmente. Il Giappone ha contribuito alla ricerca scientifica in maniera enorme perché aveva una tradizione di ricerca sia prima della guerra che dopo, ed ha usato quella sua conoscenza per diventare la potenza economica che ora è. Senza energia nucleare il Giappone non avrebbe potuto tenere il passo degli Stati Uniti e sarebbe completamente dipendente del petrolio. Qui a destra : l’edificio che ospita il progetto Alice ( A Large Ion Collider Experiment ). A sinistra : uno scorcio del rilevatore di Alice; è lungo 16 metri, alto 16, largo 16 e pesa 10mila tonnellate. Pagina seguente : la scienziata italiana Fabiola Gianotti (qui accanto ad Atlas), recentemente nominata direttore generale del Cern (dal 1 gennaio 2016; nel 2015 affiancherà il direttore uscente Rolf Heuer).
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