Missioni Consolata - Dicembre 2014

Perché allora i contribuenti europei dovrebbero spendere miliardi di dollari in tasse per finanziare una ricerca dai risultati dubbi e che non sembra abbia risvolti pratici immediati? «Noi del Cern, ma anche negli altri istituti di ri- cerca, pensiamo che una delle nostre missioni sia quella di spiegare alle persone il motivo per cui la ricerca è una molla fondamentale per dare alle so- cietà un futuro sostenibile. La cosa fondamentale nella ricerca di base non è il risultato, ma come si fa. Il valore della ricerca di base è quello di spingere il limite della conoscenza sempre più avanti. È fon- damentale che venga spiegato questo perché, a dif- ferenza di tutto ciò in cui si può definire una data per i risultati, ad esempio un’opera architettonica, nella ricerca di base l’unica scadenza sicura è il “come si fa” giorno per giorno e il modo in cui cer- chiamo un risultato. Questo però richiede che le persone capiscano che il valore fondamentale del Cern - e vorrei sottolineare che centri di ricerca si- mili ce ne sono pochi al mondo - sta nel fatto che esso sia il più grosso concentrato di intelligenza sulla ricerca fondamentale. Bisogna capire che senza ricerca fondamentale una civiltà arriverà, presto o tardi, ad un valore asintotico. È già suc- cesso nel passato: quando la sete di conoscenza si è prosciugata per i motivi più svariati (economici, so- ciali, politici, carestie, religiosi) è iniziato il declino. Questo può accadere anche a noi dato che nulla è garantito sotto questo punto di vista. Il valore vero della ricerca fondamentale è quello di fare il salto dalla candela alla lampadina. Se una so- cietà si ferma alle candele, costruirà candele sem- pre più belle, ma non riuscirà mai a fare lampadine. Tutta la storia della civiltà si risolve in una conti- nua ricerca del punto di discontinuità. Le rivolu- zioni scientifiche sono strane. Mentre le rivoluzioni sociali hanno un valore di rottura, ma anche di in- clusione, quelle scientifiche incorporano una vi- sione più ampia dell’intelligenza pura che l’uomo ha raggiunto fino a quel momento innalzandola attra- verso un processo che non è continuo, ma che è ca- ratterizzato da un salto intellettuale enorme. Pen- siamo ad esempio al balzo che la fisica ha permesso di fare alla civiltà mondiale definendo il mondo non più bidimensionale, dove tempo e spazio procede- vano assieme, ma a tre dimensioni in cui tempo e spazio sono separati. Lo stesso vale per la mecca- nica quantistica dove le quantità non sono conti- nue, ma discrete. Questo ha indotto implicazioni enormi su causa ed effetto che hanno cambiato completamente la visione che abbiamo del mondo. Teniamo conto che fino all’inizio dell’Ottocento si pensava che l’atomo fosse composto da un nucleo attorno al quale girava un elettrone, ma non si ri- usciva a comprendere l’esistenza degli atomi per- ché l’elettrone roteando emette energia, per cui avrebbe dovuto cadere nel nucleo nel giro di pochi microsecondi. Se, invece, l’elettrone è un grado di emettere energia quantizzata, basta che sia un poco sotto l’ultimo quanto di energia che può dare, per stare lì per sempre. Queste cose sono talmente importanti che le loro implicazioni si vedono venti, trent’anni dopo. Prenda, ad esempio, il transistor: se non ci fosse la meccanica quantistica il transistor non si potrebbe costruire. Nessuno mai pensa a questo, ma è la di- mostrazione di quanto importante sia la ricerca fondamentale. Quello che oggi manca nella cultura occidentale, spinta come è dall’avere risultati a bre- vissimo termine, è riconoscere che se una società non è disposta a investire un piccolo quantitativo della sua ricchezza nella ricerca, è destinata a scomparire. Noi non siamo ancora spaventati abba- stanza da questa prospettiva». Ha parlato di società occidentale, le altre società invece? «La Cina, ad esempio, in questo momento sta raddoppiando i suoi investimenti nella ricerca fon- damentale ogni tre anni». Va detto però che la ricerca in Cina è partita da li- velli più bassi rispetto a quelli presenti in Europa o negli Stati Uniti, quindi percentualmente il raddop- pio è più facile da raggiungere. «Indubbiamente è partita da livelli molto bassi, ma proprio per questo ci si aspetterebbe che inve- sta più in cose materiali. I cinesi, e con essi gli in- diani ed i coreani, hanno invece compreso che la co- lonna su cui puntellare il futuro è la conoscenza, non solo scientifica, vista sia come motore dello svi- luppo nazionale, ma anche come motore per tra- sformare queste nazioni in società di riferimento planetario. La Cina in questi ultimi vent’anni ha fatto progressi enormi sfruttando nel migliore dei modi una profonda tradizione scientifica che af- fonda nella propria storia antica e che ha radici cul- turali. Ha inoltre l’innegabile vantaggio di avere un enorme serbatoio umano: ogni anno si laureano un milione di ingegneri e venticinquemila fisici. Sono numeri enormi. Ma soprattutto il ciclo dell’eccel- lenza è un ciclo che diventa facilmente esponen- ziale. Se uno continua ad investire, l’eccellenza au- menta. I politici cinesi l’hanno capito. Un esempio è che moltissimi scienziati cinesi emigrati in Occi- dente, oggi stanno ritornando in Cina dove hanno molto più spazio». DICEMBRE 2014 MC 47

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