Missioni Consolata - Dicembre 2014
DOSSIER MC CERN L’ 8 maggio 1945 in Europa si abbassava il sipa- rio sull’evento più drammatico della sua sto- ria moderna: la seconda guerra mondiale. Il giorno prima il generale Alfred Jodl, capo di stato maggiore del governo tedesco, aveva firmato la resa incondizionata della Germania ponendo fine al Terzo Reich e alla sua aberrante ideologia. Jodl verrà giustiziato a Norimberga il 16 ottobre 1946. Il conflitto lasciava un continente diviso e distrutto sia dal punto di vista economico che morale e so- ciale. La risposta ai problemi fu la creazione di una nuova Europa in grado di fronteggiare le sfide della ricostruzione e, al tempo stesso, opporsi in modo unanime contro la presenza sovietica a Est. Le divergenze politiche e gli interessi nazionali ritar- deranno e, per molti versi, faranno deragliare il per- corso di unificazione del Vecchio Continente. Sul versante scientifico le cose procedevano un po’ più speditamente: interessati più alla ricerca che alla politica, gli scienziati europei e statunitensi so- gnavano di unire le loro conoscenze per sviluppare i loro studi. Erano gli anni in cui la scienza era vista come la panacea per le miserie dell’uomo. Poco tempo prima la fissione nucleare aveva aperto infi- nite prospettive per il progresso e lo sviluppo della società, anche se il suo utilizzo in campo militare ri- schiava di scatenare un’altra guerra planetaria. Il 9 dicembre 1949 alla «Conferenza culturale euro- pea» di Losanna, il fisico francese Luois de Broglie propose la creazione di «un laboratorio o un isti- tuto dove sia possibile effettuare ricerca scientifica al di là del quadro nazionale dei vari stati membri […] un ente dotato di risorse maggiori di quelle dis- ponibili ai laboratori nazionali che possa quindi farsi carico di compiti le cui dimensioni e la cui natura siano tali che i singoli stati non possono svolgerli da soli». L’idea venne riproposta il 7 giugno 1950 du- rante il congresso Unesco a Firenze da Isidor Isaac Rabi, il quale suggerì al collega italiano Edoardo Amaldi l’iniziativa di proporre un centro di ricerca simile al Brookhaven National Laboratory di Upton, a Long Island. Rabi era convinto che, più che la poli- tica, fosse la scienza ad avere il compito di unire l’Europa. Nel 1952 la proposta del fisico statuni- tense divenne realtà con l’accordo tra undici na- zioni che convennero alla creazione di un Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire («Consiglio europeo per la ricerca nucleare»), il Cern. Il 1 otto- bre 1952 il consiglio provvisorio del Cern scelse come sede dei futuri laboratori il cantone di Gine- vra, nella neutrale Svizzera. Nel giugno 1953 la po- polazione cantonale ginevrina approvò il progetto con 16.539 voti a favore e 7.332 voti contrari ed i lavori di costruzione iniziarono il 17 maggio 1954. Il 19 settembre 1954 dodici stati (Belgio, Dani- marca, Francia, Germania Ovest, Grecia, Italia, Nor- vegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia, Svizzera e Yugoslavia) fondarono l’ Organisation Européenne pour la Recherche Nucléaire («Organizzazione euro- pea per la ricerca nucleare»). Nonostante il cambio di denominazione, l’acronimo Cern rimase effet- tivo, sembra per volontà del fisico Werner Karl Hei- senberg, capo della delegazione tedesca. Lo statuto del Cern precisa che il centro non dovrà sviluppare ricerche a scopi militari e obbliga a pub- blicare i risultati dei lavori sperimentali e teorici. Oggi al Cern aderiscono 20 stati, tutti europei tranne uno, Israele, e vi lavorano circa 2.500 per- sone di cui 79 fisici ricercatori, 1.021 scienziati e in- gegneri, 883 tecnici, 397 amministratori. Ogni anno, però, nel centro di ricerca passano 11.000 tra scienziati, ricercatori e tecnici di altri instituti ed università, mentre al solo progetto Lhc lavorano in totale circa 10.000 scienziati e tecnici provenienti da 500 istituti di ricerca e industrie di tutto il mondo. Il dibattito sul Big Bang: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Lemaître «La conoscenza della fisica progredisce in maniera talmente immensa che, se guardiamo alla scienza di soli cento anni fa, essa oggi ci sembra primitiva» ricorda Michelangelo Mangano, il quale continua: «Questo non è vero per la religione. Il sistema reli- gioso può essere più o meno affinato e raffinato nella maniera in cui si descrivono e si pongono i concetti. Però i concetti base sono rimasti sempre quelli: non c’è all’interno del pensiero religioso uno spazio epistemologico. Se, fra qualche miliardo di anni la scienza avrà fatto dei progressi tali da po- tersi porre un problema di questo tipo, non vedo perché questa conoscenza debba, o non debba, ri- flettere il concetto di Dio o entità superiore». Naturalmente la ricerca scientifica, in quanto ri- cerca, deve possedere quella che Sergio Bertolucci DICEMBRE 2014 MC 39 l’evoluzione») che, tramite una forza attrattiva (me- tafora della forza gravitazionale), curva le pulsioni dell’uomo (spazio-tempo) sino a farle convergere in se stesso. Una sorta di Big Crunch teologico-scien- tifico. La Noosfera di Teilhard è il luogo in cui l’uomo con- divide i sentimenti e i desideri con tutto il creato, il vertice piramidale verso cui convergono tutte le strutture dell’universo. Una sorta di Dna del cosmo in cui ogni atomo, ogni cellula, è consapevole del proprio insieme e del Tutto. Teilhard afferma che «spostare un oggetto all’indietro nel passato equi- vale a ridurlo nei suoi elementi più semplici. (…) le ultime fibre del composto umano si confondono con la stoffa stessa dell’universo». La stoffa dell’universo sono le particelle elementari. Insomma, il gesuita fu un precursore degli scien- ziati del Cern. 1954-2014: la storia del Cern
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