Missioni Consolata - Dicembre 2014

U na macchina da scrivere ricoperta di fango, da cui fa capolino un ciuffo d’erba: questa l’imma- gine dell’artista Wes Modes scelta come simbolo del concorso nazionale Storie di guarigione. Nato per diffondere i racconti autobiografici di quanti «soprav- vivono» all’esperienza psicotica, il concorso è stato or- ganizzato per la prima volta nel 2008 in ricordo del dott. Emanuele Lomonaco, direttore dei Servizi di sa- lute mentale di Biella, fautore dell’esigenza di andare oltre la cura meramente farmacologica per valorizzare la relazione con il malato, coinvolgendo anche i fami- liari nel percorso terapeutico. L’immagine del fango che blocca i tasti rappresenta la malattia, che «imprigiona» l’individuo sbarrandogli ogni possibilità di comunicazione. Ma, come il fango non può impedire lo spuntare dell’erba, così la patolo- gia mentale non può annullare la persona e la speranza della guarigione. A lla prima edizione del concorso, che ha avuto come madrina la poetessa Alda Merini, hanno partecipato quasi 600 persone da tutta Italia: te- stimonianze di sofferenza, disperazione, solitudine do- vute alla malattia e allo stigma sociale; ma anche voci di rinascita, di speranza e di solidarietà do- vute all’incontro con operatori umani e competenti. Giunto ora alla seconda edizione (cui hanno aderito circa 300 partecipanti), il concorso prevede tre sezioni - Raccolta di poesie, Autobiografia, Racconto - con premi in denaro per i primi tre classificati di ogni se- zione. La premiazione dei vincitori si è svolta il 29 novembre presso il Teatro Sociale di Biella. S.G . www.storiediguarigione.net Concorso letterario Storie di guarigione ITALIA 18 MC DICEMBRE 2014 Torino 2, attivo promotore dei reinserimenti socio lavorativi di pazienti ed ex pazienti. Le case farmaceutiche, ci dice, hanno in- teresse a far si che la malattia mentale sia ritenuta cronica, così da poter continuare a vendere i loro prodotti ai pazienti per tutta la vita, con la promessa non di guarirli ma di aiutarli a tenere sotto controllo i sintomi più gravi e disturbanti. «Le aziende sovven- zionano università e convegni, of- frono viaggi, cene e regali ai me- dici per spingerli a pubblicizzare e prescrivere i propri farmaci». Il guaio è, come sottolinea anche Ti- baldi, «che i ricercatori finanziati da queste aziende finiscono per sostenere che l’unica causa della malattia psichica sia da cercare nella biologia - sbandierando per- ciò come unico trattamento va- lido quello farmacologico - igno- randone invece le componenti psicologiche e sociali il cui peso è fondamentale». Come ha rivelato il libro inchiesta di Robert Whitaker «Indagine su un’epidemia» (vedi box), si assiste oggi a un inquietante paradosso. Se da 50 anni a questa parte si spende sempre più in psicofar- maci - in Usa oltre 25 miliardi di dollari l’anno vanno in antidepres- sivi e antipsicotici, cifra superiore al Pil del Camerun - non si è però verificata, come ci si poteva aspettare, una parallela riduzione di queste patologie. Al contrario, è in atto una vera e propria «epi- demia» di pazienti psichiatrici, da cui le aziende traggono lauti gua- dagni. Un esempio fra tutti la Eli Lilly: nel 1987 aveva un giro d’affari di 2,3 miliardi di dollari, ottenuti dalla vendita di antibiotici e medicine cardiovascolari; poi nell’88 iniziò la vendita di fluoxetina (un antide- pressivo) e nel ’96 di olanzapina non significa affermare che tutti i pazienti psichiatrici guariscano, ma che le probabilità positive su- perano quelle negative. Si tratta di una «ragionevole speranza», che oltre tutto può stimolare i pa- zienti (e le loro famiglie) a impe- gnarsi maggiormente nei percorsi di riabilitazione. Come ha mo- strato lo psichiatra svizzero Luc Ciompi, le aspettative favorevoli condivise da operatori, familiari e pazienti favoriscono un’evolu- zione positiva della malattia. Vale a dire: se la persona sofferente e quanti se ne prendono cura hanno fiducia nella possibilità della guarigione, è più probabile che questa si realizzi. Interessi delle multinazionali Dietro l’idea che le malattie psi- chiatriche siano condanne a vita sta anche la «vergognosa conta- minazione delle multinazionali del farmaco», come spiega Ugo Zam- burru, psichiatra responsabile del Centro Diurno Leoncavallo dell’Asl

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