Missioni Consolata - Novembre 2014
Paura e raccomandazioni C lara Frasson, in Sierra Leone per un progetto di Medici con l’Africa-Cuamm , racconta di giornate con continui controlli e precauzioni: «Noi siamo con la gente, cerchiamo in ogni modo di aiutare in questa difficile situazione. Questo po- polo è mite e sfortunato. Certo abbiamo paura an- che noi, dobbiamo stare attenti, massima allerta: lavarsi sempre le mani, usare guanti, occhiali di protezione, camici, scarpe chiuse in ospedale. Non dare la mano a chi si incontra, mantenere le di- stanze. Queste sono le raccomandazioni interna- zionali e nazionali. I nostri infermieri lavorano al- l’esterno dell’ospedale, abbiamo allestito due ‘screening point’ per controllare tutti quelli che entrano (pazienti e familiari): misurano la febbre, chiedono le condizioni di salute, se in famiglia stanno tutti bene, da dove arrivano e se qualcuno ha recentemente partecipato a qualche funerale. Ci fidiamo di loro e sappiamo che se trovano qual- che persona ‘sospetta’ ci avvertono e chiamano il team di controllo e sorveglianza per l’Ebola. Que- sto ci dà sicurezza, ma il livello di attenzione deve rimanere sempre alto. L’ospedale è quasi vuoto. La popolazione ha paura di essere messa in isola- mento perché sa che è difficile sopravvivere all’E- bola. Solo i bambini gravissimi e le donne con complicanze da parto arrivano in ospedale. Gli al- tri, anche se malati, preferiscono rimanere a casa, dove spesso muoiono. Lungo la strada ogni tanto, anzi direi spesso, ci dobbiamo fermare ai check point. Ci sono poliziotti, militari e uno o due infer- mieri. Siamo in fila e ci laviamo le mani con acqua e ipoclorito di sodio. Viene misurata la tempera- tura corporea: “36,3. No bad, you can go”». 44 MC NOVEMBRE 2014 studio), non vi sono farmaci, e quelli sperimentali provati non hanno ancora dato risultati certi e non sono diffusamente disponibili 17,18 . Al mo- mento quindi la terapia possibile è solo quella di reidratazione, supporto e assistenza del paziente. La prevenzione, il monitoraggio, il controllo rap- presentano quindi una strada fondamentale da percorrere per arginare e interrompere le epide- mie da Ebola, e far sì che una diffusione del ge- nere non si ripeta. Questa tragedia ha sottolineato ancora una volta la debolezza e fragilità dei sistemi sanitari afri- cani. E la necessità di investire nel loro rinforzo perché possano far fronte alle emergenze, ma an- che ai bisogni sanitari della quotidianità. Valeria Confalonieri © Zoom Dosso / AFP Monrovia, Liberia: una donna piange la morte del marito, vittima dell’Ebola (settembre 2014).
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