Missioni Consolata - Novembre 2014
MC ARTICOLI Missionari e indios Erano chiamati «selvaggi» Il rapporto tramissionari e popolazioni indigene è profondamente cambiato nel tempo. È avvenuto un cambio di paradigma complesso e controverso. A tal punto che oggi lamaggio- ranza dei missionari sono considerati tra i primi difensori del mondo indigeno, quasi sempre in lotta con i rappresentanti del potere politico ed economico. Aquest’ultimo sono però rimasti fedeli i missionari evangelici, in primis quelli legati alle congregazioni nate negli Stati Uniti. P er illustrare in poche parole il rapporto tra mis- sionari e indios in America Latina può essere utile citare un passo tratto da Yanomami, indios dell’Amazzonia , pregevole lavoro di Guglielmo Da- mioli e Giovanni Saffirio: «Nessuno può onestamente negare che la Chiesa fu usata dai re di Spagna e Porto- gallo per colonizzare, politicamente ed economica- mente, i popoli indigeni dell’America Latina. Tuttavia, gli storici, in generale, concordano che, senza la pre- senza della Chiesa, che ha giocato un ruolo significa- tivo nell’umanizzare i conquistatori, la sorte degli in- dios sarebbe stata peggiore» 1 . Più avanti i due missio- nari della Consolata precisano: «Per 500 anni, gli in- dios non sono stati protagonisti della loro storia, ma oggetto di “conquista”. I primi missionari non rispet- tarono la loro religione, perché la consideravano idola- tria. Vedevano gli indios non come “soggetti di reli- gione”, ma come “oggetti di conversione”. Molto so- vente, per convertire i nativi alla religione cattolica, i primi missionari hanno distrutto il loro universo reli- gioso: riti, miti e simboli». Come avvenuto negli anni Cinquanta per le malocas , le case comuni delle comu- nità indigene. La scelta di distruggerle fu compiuta so- prattutto dai Salesiani. Ha scritto al riguardo l’antro- pologo brasiliano Darcy Ribeiro: «(Esse) costituirono uno degli obiettivi prediletti del fanatismo dei Sale- siani in Amazzonia. (...) Con l’argomento che si trat- tava di focolai di promiscuità, i Salesiani obbligavano gli indios a distruggerli per andare a vivere in ca- panne, una per ciascuna famiglia coniugale. Il risultato fu la distruzione dell’unità socioeconomica fondamen- tale» 2 . Poi le cose sono cambiate, pian piano, ma in modo ge- neralizzato. Sono mutate assieme all’evoluzione del contesto istituzionale (la nuova Costituzione brasi- liana del 1988, la Convenzione Oil 169 sui popoli indi- geni) ed ecclesiale (il Concilio Vaticano II, la Teologia della liberazione, la Redemptoris Missio, le indicazioni della Conferenza episcopale brasiliana). Il cambio di paradigma nelle relazioni tra missionari e indigeni trova la propria sintesi nell’opera coraggiosa del Con- selho indigenista missionário (Cimi), non per nulla in- viso a quei rappresentanti del potere economico e poli- tico che continuano a nutrire progetti di dominio sugli indigeni e il loro mondo. L’esempio più recente è dato dalla battaglia del Cimi contro i parlamentari della co- siddetta bancada ruralista 3 , latifondisti che operano per vanificare o restringere i diritti degli indigeni (ol- tre che dei sem terra e dei piccoli coltivatori). Sempre più frequentemente in alleanza con la bancada evangélica (come avvenuto per la Pec 215 4 ). A questo riguardo diventa necessario un cenno sul rapporto tra gli indios e i missionari evangelici. T ra il 1941 e il 1953, negli attuali stati di Amazonas e Roraima iniziano ad arrivare i missionari evange- lici. In particolare quelli appartenenti alle organizza- zioni statunitensi della Missão Evangélica da Amazô- nia (Meva) e della Missão Novas Tribos do Brasil (Mntb). Fin dall’inizio si sussurra che tali organizza- zioni nascondano fini politici. Vera o falsa che sia l’ac- cusa, certamente esse hanno usato e usano la Bibbia come fosse un’arma. Ne è un esempio il riferimento © Corrado Dalmonego
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