Missioni Consolata - Novembre 2014
BURKINA FASO P apa Sosthène Konate, è il responsabile del Pro- gramma azione umanitaria dell’Ong Oxfam in Burkina Faso. «Nel 2012 la crisi alimentare in Sahel ha toccato 2,8 milioni di persone in questo paese. Occorreva portare una risposta. Le opzioni erano due: traportare i soldi noi stessi e distribuirli ai beneficiari, con tutti i rischi di sicurezza personale dei nostri operatori, una logistica complicata, e il pe- ricolo di perdere i soldi». Nel Nord del Burkina, a causa dell’instabilità politica del vicino Mali, c’è tutt’oggi un alto rischio insicurezza. La seconda op- portunità: «Sono presenti operatori di telefonia mo- bile nella zona, perché non provare con loro? Così ab- biamo fatto una prima prova: distribuire tramite mo- bile money fondi a 4.500 famiglie. Abbiamo visto che riduceva della metà il costo della logistica. Inoltre è un trasferimento di rischio all’operatore telefonico, che non deve manipolare dei soldi». Come funziona? «In ogni villaggio mettiamo alcuni telefoni a disposizione, perché non tutti lo hanno, e a ogni beneficiario viene data una carta sim, un nu- mero di telefono mobile, identificato a suo nome. È a questo numero che l’operatore telefonico trasferisce il fondo, via mobile money . I nostri animatori avver- tono la gente dei villaggi, quando i soldi saranno di- sponibili. Il giorno definito ogni beneficiario mette la sua sim nel telefono. Nel villaggio c’è un punto di di- stribuzione di soldi, detto cash point , dove il benefi- ciario può ritirare il suo fondo». N el 2013 Oxfam ha ripetuto l’operazione «per di- stribuire 1,2 milioni di euro a 6.300 famiglie di 160 villaggi. Avevamo 40 cash point . Ogni gruppo di villaggi fa capo a un cash point . L’opera- tore telefonico è incaricato di definire e trovare chi nella zona ha un volume finanziario sufficiente da mobilizzare i pagamenti. Può essere un commer- ciante o un operatore economico della zona. La prima volta abbiamo avuto il 90% di successo nella consegna, e alla terza distribuzione siamo arrivati a 99%. C’era ancora qualche assente alla consegna, che poi dovevamo andare a cercare personalmente». M a ci sono delle difficoltà: «Non tutto il territo- rio è coperto dalla telefonia mobile e dove in- terveniamo ci sono delle zone di buio o di se- gnale variabile. Questo vuol dire che qualcuno non può accedere ai soldi. In media la distanza da percor- rere è circa 10 Km. Il numero di cash point dipende dal volume finanziario coinvolto. L’Ong non deve mo- bilitare troppe risorse, non deve avere una logistica importante, come molte macchine 4x4, affinché i fondi arrivino ai beneficiari. Nel 2014, stiamo riorga- nizzando un’operazione simile, per distribuire 550mila euro, e la gente si sta ormai abituando a que- sta modalità». L’operatore umanitario è soddisfatto ma gli è chiaro quello che occorrerebbe migliorare: «La copertura della rete, avvicinando così il beneficiario a un punto di cash point. Inoltre ci sono le spese: l’operazione costa alla Ong l’1% per l’operatore e 0,75-1% per i cash point. Visto che è un’operazione umanitaria, non a fini di lu- cro, per appoggiare le famiglie, l’operatore telefonico potrebbe contribuire abbassando le spese». Anche la questione dei documenti d’identità non sempre presenti può essere un problema: «C’è una certa flessibilità a livello degli operatori. Inoltre in Burkina la diffusione dello stato civile anche nei vil- laggi è ormai buona. È un sistema che ha molti van- taggi. Si consideri che il banditismo sulle strade si è molto sviluppato. È facile essere attaccati se si ha il cash. Inoltre il denaro virtuale garantisce la traccia- bilità. Alla fine abbiamo tutto lo storico dei movi- menti fino ai beneficiari, senza bisogno di firmare ri- cevute». Marco Bello e Gianluca Iazzolino Il mobile money e le emergenze umanitarie Cash virtuale contro fame reale
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