Missioni Consolata - Novembre 2014
Q uell’ultima sera, prima della corsa all’ospedale: «Alberto - mi ha detto -, credo di essermi stancato troppo. Pur non sentendomi in forze ho celebrato la messa, in la- tino, più di un’ora nella cappella, poi ho recitato tutto il breviario e infine ho letto un lungo articolo sulla nostra Chiesa». Questo era padre Bruno, come è stato detto alle sue esequie: «Un uomo di Dio, un uomo della Chiesa, un uomo della gente». Dal giorno della sua ordinazione, il 18 marzo 1961, vigilia della fe- sta dell’amato San Giuseppe, non aveva trascurato neppure un giorno la celebrazione della messa e la recita del breviario. Era da lì che traeva la sua forza, lì temprava il suo spirito. Grazie a quel supporto quotidiano era riu- scito a superare tutte le difficoltà della missione, come la mancanza della pace nelle regioni colom- biane in cui ha lavorato, gli assas- sinii, i problemi sociali. Lui non solo aveva costruito scuole e chiese, ma aveva contribuito a porre le basi di una società più fraterna. Aveva superato tutto grazie a fondamenta solide: l’a- more per Dio e per la Chiesa, che diventavano amore incondizio- nato e gratuito per la gente. Era questo che, agli occhi di uno come me, lo elevava sopra gli al- tri, lo rendeva un grande, pur nella sua estrema umiltà. G ià due anni fa mi aveva stupito l’amore che la gente comune aveva per padre Bruno, l’infinita ri- conoscenza di generazioni di per- sone che lo fermavano in ogni strada per ringraziarlo, per salu- tarlo, per chiedere una sua bene- dizione. Nei sei mesi con lui ho capito il perché di tale amore. Padre Bruno era instancabile, era sempre disponibile per tutti, chiunque venisse al Torasso con qualsiasi tipo di richiesta era sem- pre accolto e sostenuto dal suo sorriso. Era sempre di buon umore e lo trasmetteva agli altri. Anche questo elemento faceva parte della sua forza. Pur avendo ottantadue anni, si svegliava ogni mattina alle 4.30 e, dopo un’ora di preghiera, andava all’ospedale per celebrare la messa e visitare tutti i malati. Mai, in sei mesi, l’ho sentito dire una volta che era stanco. COLOMBIA Una vita inCaquetá 04-10-1932: Nato a Rove- redo in Piano (Pordenone). 02-10-1955: Professione re- ligiosa alla Certosa di Pesio. 18-03-1961: Ordinazione sacerdotale a Torino. 1961-1962: Insegnante a Benevagienna (Cn). 1963-1965: Viceparroco a Doncello e S. Vicente del Caguán (Colombia). 1965-1967: Viceparroco a Florencia. 1968-1974: Parroco a Cartagena e Puerto Rico. 1973-1976: Superiore dei missionari in Caquetá. 1977-1978: Parroco a Puerto Rico. 1979-1981: Pastorale a Bogotà. 1982-1984: Parroco a Solano. 1985-1989: Parroco a S. Vicente del Caguán. 1990-1991: Superiore regionale Imc in Colombia. 1991-1996: Parroco a Cartagena del Chairá. 1997-1998: Animazione missionaria e vocazionale a Galatina (Italia). 1999-2006: Parroco a Puerto Leguizamo. 2007-2014: Florencia, in parrocchia e nel Centro di spiritualità. 16-04-2014: Deceduto a Florencia. 18-04-2014: Sepolto nel cimitero di Cartagena del Chairá.
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