Missioni Consolata - Ottobre 2014

OTTOBRE 2014 amico 77 Puoi raccontare un episodio significativo della tua vita missionaria? Era il 17 Agosto 1978. In missione ero solo. An- dai a dormire presto, ma verso le 22 un bussare forte mi svegliò. Mi avvicinai alla porta e chiesi chi era. «Padre, abbiamo un bambino molto am- malato, per favore, ci aiuti a portarlo all’ospe- dale!». Allora aprii e mi trovai di fronte due uo- mini mascherati e armati di coltello e pistola: «Siamo venuti per ammazzarti, ma prima dacci tutti i soldi!». Risposi: «Purtroppo avete sbagliato casa. Voi cercate di notte quello che io non trovo di giorno!». D’improvviso vidi luccicare davanti a me il coltello che dall’alto mi voleva colpire. Istintivamente cercai di difendermi e fui ferito alle mani e al naso. Poi l’uomo che mi aveva col- pito mi ordinò: «Girati, e tieni le mani in alto». Obbedii e subito sentii la lama del coltello nella schiena. In quel momento mi vidi morto per terra in una pozza di sangue, e vidi i miei famigliari piangermi. Nel medesimo tempo m’invase una gioia indescrivibile. Quando mi resi conto che ero ancora vivo dissi: «Perché mi hai colpito? Se avete bisogno di aiuto venite di giorno». Lui non rispose, e i due scapparono via. A quel punto dissi: «Que- sta volta vi perdono! Ma se ritornate un’altra volta troverete un’accoglienza diversa!». Su- bito corsi a chiamare i vicini che mi portarono dalla polizia, e poi all’ospedale. Il dottore mi mise tre punti alla schiena e mi disse: «Padre sei fortunato. Il coltello ti ha ferito, ma non ha bucato il polmone». Pur essendo scioccato, dissi: «Grazie, Signore, che mi dai ancora tempo per lavorare nella tua vigna». Quali sono, secondo te, le grandi sfide della missione del futuro? E come pensi di affrontarle nel tuo ambiente? Devo inviare un grandioso grazie a Papa Francesco che con semplicità ci addita la grande sfida della “missione” di oggi: le periferie. Quante «periferie» a Martina Franca, a Taranto e nei paesi circostanti! Per affrontare la sfida delle periferie, cerco di non far mancare agli animatori la mia vicinanza, i consigli e l’arric- chimento della Parola di Dio. Credo fortemente nell’azione dello Spirito Santo che opera oltre le mie possibilità. Che cosa possiamo offrire al mondo come Missionari della Consolata? Ricordo con gioia lo scorso anno vissuto con i gruppi del nostro Centro. È stato un anno ricco. Ho visto crescere la comunione negli animatori e in tutti i ragazzi e giovani che ci fre- quentano. È stato l’anno dell’ Allamano’s way . Cosa offrire di meglio dell’Allamano che ci dice: «Ci vuol fuoco per essere missionario!», «non dire mai: non tocca a me!». I giovani del gruppo GeM hanno tradotto così: «Ci metto la faccia!». Cosa dovremmo fare, secondo te, per avere più impatto nel mondo giovanile? Sentirci giovani tra i giovani. Vivere le es perienze dei giovani con loro. Che frase, slogan, citazione proporre sti ai giovani dei nostri centri missionari, e perché? «Non dire mai: non tocca a me!». È uno s logan ri- voluzionario. Io l’ho sperimentato in miss ione: ti mette al muro e annulla ogni alibi, ogni scusa. Ti apre una strada da percorrere e ti dona l a forza del «ripartire e ritentare sempre!». Luc a Lorusso AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT © Af MC/T Foccoli

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