Missioni Consolata - Ottobre 2014
Co-esistere «di vero cuore» di Antonio Magnante Paolo è partito dal domandarsi: come possono gli abitanti di Misia, Bitinia, Cappadocia, Cili- cia, Ponto e Galazia sentirsi uno in Cristo pur avendo lingue, culture e tradizioni diverse? Il problema è attuale ed emerge continuamente non solo in terra di missione. MA LE DIFFERENZE RIMANGONO Come soluzione al problema, alcuni hanno fantasticato su una specie d’identità transna- zionale che abbracci tutti, altri su un’identità ibrida che risulta dall’unione con Cristo. Il problema è: come si può pensare che differenze di lin- gua, cultura e tradizioni evapo- rino solo perché «si è in Cri- sto»? Bisogna riconoscere che la co-esistenza di persone di di- verse culture, nonostante siano membra del corpo di Cristo, è una tremenda sfida. Soprat- tutto nell’odierno mondo glo- balizzato. È una sfida anche per tutte quelle congregazioni reli- giose di composizione interna- poli dovevano eliminare le fa- zioni createsi all’interno della comunità (cf. 1Cor 1,12) allo scopo di sentirsi tutti membra dello stesso corpo. Per Paolo l’unità era una decisiva e nuova realtà che richiedeva l’abdica- zione della propria origine, cul- tura e tradizione. Parlando del corpo di Cristo, egli non si rife- risce semplicemente ai membri di una società governata da un comune obiettivo, ma alle membra dello stesso Cristo. La metafora della comunità cri- stiana come «corpo» si ritrova anche in Romani 12. Nei capi- toli 9-11 Paolo affronta il pro- blema della fedeltà di Dio alle promesse fatte ai Patriarchi: egli cerca di dimostrare come Dio sia rimasto fedele. Tuttavia al capitolo 12 Paolo passa dalla categoria «Israele» a quella di «corpo di Cristo». Per le comu- nità cristiane provenienti dal paganesimo infatti era difficile identificarsi con Israele. Quella del corpo, e precisamente del corpo di Cristo, per essi era un’immagine più efficace. P aolo è alla ricerca di una soluzione che permetta alle differenti culture e tradizioni delle sue comunità, sparse nell’Asia Minore, di sen- tirsi unite. A tale scopo egli usa la locuzione «corpo di Cristo». Per Paolo è chiaro che Giudei e Greci hanno uguale accesso alla salvezza e usa la metafora del corpo in riferimento all’Eu- carestia: «Il calice della benedi- zione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi spezziamo, non è forse la comunione con il corpo di Cri- sto? Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell’unico pane» (1Cor 10,16-17). MEMBRA DI CRISTO A proposito della lettera ai Co- rinti appena citata, bisogna fare due annotazioni. Tutti i doni speciali che i Corinti avevano ri- cevuto dovevano essere usati «per il bene comune» (1Cor 12,7). In secondo luogo i disce- 74 amico OTTOBRE 2014 Bibbia on the road Terza e ultima puntata sul Multicul- turalismo secondo Paolo di Tarso: «I Giudei riman- gono Giudei, e i Gentili ri- mangono Gentili, pur es- sendo tutti membra dello stesso corpo di Cristo, quindi chiamati in qualche modo a co-esistere». Office of Youth Ministry/Flickr.com
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