Missioni Consolata - Ottobre 2014
DOSSIER MC ECO&MISSIO Movimenti locali I movimenti più significativi nascono a livello lo- cale e riescono, talvolta, ad assurgere a ruoli di scala nazionale ed europea. Basti pensare all’Ita- lia e alle rivendicazioni di tante comunità, di cui quella «No Tav», in lotta contro la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità in Valle di Susa (provincia di Torino), e quella campana che protesta contro l’inquinamento della Terra dei fuochi sono soltanto la punta dell’iceberg di un movimento sommerso, a volte alimentato da tanto volontariato, che continua a interessarsi dell’am- biente e della sua salvaguardia. Nonostante gli appelli della chiesa a interessarsi maggiormente delle questioni ambientali non manchino e documentino un innegabile interesse dottrinale per la materia, e nonostante la ricaduta dei problemi ambientali tocchi direttamente la qualità della vita delle persone, generalmente è difficile che questi ultimi diventino un’urgenza missionaria alla quale rispondere, e finiscono per essere concepiti come interessi di nicchia dei po- chi che sentono la vocazione ambientalista o ven- gono coinvolti direttamente insieme alle proprie comunità in campagne anti inquinamento o di di- fesa del territorio. Per anni si è dibattuto, sulla difficoltà di fare emergere le istanze di Gpic come una vera e pro- pria dimensione ad gentes della nostra missione nel continente. In tutte le assemblee continentali e conferenze del nostro istituto missionario, ad esempio, arriva il momento in cui ci si guarda ne- gli occhi smarriti, sapendo che è arrivato il tempo di dire qualcosa sulle tematiche di giustizia e pace ed integrità del creato. Come sovente accade, nella peggiore delle ipotesi si istituirà una com- missione ad hoc . Perché, purtroppo, si verifica questo fenomeno? Credo che le ragioni siano sva- riate. Potrei elencarne un paio, giusto per stimolare la riflessione, ma sapendo che la risposta è ben più articolata e complessa. La prima è la difficoltà a penetrare nel problema. I temi ambientali sono complessi, molto sfumati e sfaccettati, e chi vi entra rischia di perdersi nei suoi meandri senza riuscire a costruirsi opinioni ben precise. Per esempio: il fenomeno della deser- tificazione lo si affronta quotidianamente in tante comunità missionarie in Africa, oppure quando si deve fare fronte a fenomeni di forte urbanizza- zione (nelle missioni urbane) o di abbandono della terra di origine, con conseguente sradicamento culturale di molte famiglie (nelle missioni rurali). Ciò che a molti risulta difficile è il creare nessi, stabilire relazioni con le macro cause che stanno a monte di quel fenomeno «secondario» di cui si av- verte l’effetto. Una seconda ragione riguarda lo spirito profetico o, per meglio dire, la mancanza di profezia che si avverte in molte realtà ecclesiali europee. Il pro- gressivo distacco dalla vita della gente, ovvero «dall’ambiente» inteso nel senso più vasto del ter- mine, ha creato un appiattimento della vita reli- giosa e missionaria. Mancano proposte, un pro- getto e un pizzico di coraggio. È un fatto che, non- ostante si continui a ripetere che i temi di Gpic sono parte dell’essere missionari ad gentes in Eu- ropa, non si sia mai riusciti a trovare iniziative si- gnificative in questo campo, se non per iniziativa di qualche lupo solitario. Inoltre, va aggiunto che parlare di ambiente significa molte volte dare fa- stidio, soprattutto se si toccano temi di rilevanza locale, in quanto una presa di posizione forte porta necessariamente al conflitto, piccolo o grande che sia, con una o più parti interessate. Un piccolo esempio si può ritrovare anche in MC. Un caso emblematico Nel dicembre 2005 Missioni Consolata pubblicò un’inchiesta sul progetto Treno ad Alta Velocità (Tav) che coinvolgeva la valle di Susa, innescando decise reazioni da parte della popolazione locale. Sempre in quel periodo, anche la «Scuola per l’Al- ternativa», cicli di conferenze su temi di attualità e politica organizzati dai Missionari della Conso- lata di Torino, aveva dato voce alla protesta dei cittadini della valle di Susa, in quel tempo accom- pagnati nelle loro manifestazioni da molti sindaci e svariati preti della valle. Si era ben lontani dal clima attuale, inquinato purtroppo da infiltrazioni para politiche, eversive e di dubbia provenienza. L’inchiesta, di cui si ebbe la seconda puntata il mese successivo, scatenò una vivace reazione tanto al di fuori della comunità come all’interno dell’Istituto. Anzi, fu proprio la reazione avuta al- l’interno che consigliò di cancellare la terza parte dell’inchiesta, prevista per il mese di marzo. La cosa interessante è che nel numero di dicembre, OTTOBRE 2014 MC 45 © Gigi Anataloni
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