Missioni Consolata - Ottobre 2014

44 MC OTTOBRE 2014 L e nostre vecchie commissioni di Giustizia e pace (G&P) sono state ribattezzate Giusti- zia, pace e integrità del creato (Gpic). È però sufficiente cambiare un acronimo per ritenersi soddisfatti? Alla domanda ha risposto papa Benedetto XVI, che nell’enciclica Caritas in Veritate dedica un in- tero paragrafo al tema dello sviluppo e di come questo debba essere intimamente legato ai doveri che nascono dal rapporto dell’uomo con l’am- biente naturale. Questo tema è oggi profonda- mente sentito in Europa ed è alla base dei grossi contrasti in materia ambientale che riempiono le pagine di cronaca. Scrive papa Benedetto: «L’uomo interpreta e modella l’ambiente naturale mediante la cultura, la quale a sua volta viene orientata mediante la libertà responsabile, at- tenta ai dettami della legge morale. I progetti per uno sviluppo umano integrale non possono per- tanto ignorare le generazioni successive, ma de- vono essere improntati a solidarietà e a giustizia intergenerazionali, tenendo conto di molteplici ambiti: ecologico, giuridico, economico, politico e culturale». C’è un richiamo a un ampio senso di responsabi- lità, che deve partire dal singolo cittadino e giun- gere alle scelte politiche più concrete. Chiara- mente tale responsabilità diventa più pesante nel caso di chi più incide sull’economia mondiale, e non è certamente facile, soprattutto in tali paesi, imporre una solida politica ambientale che tenga conto del bene comune e non degli interessi di po- tentati economici, mafie e consorterie politiche. Un gruppo ad hoc Il «Gruppo di lavoro sull’integrità della creazione», sostenuto dalla commissione Gpic, ricorda alcuni principi etici da prendere in considerazione, so- prattutto alla luce dei cambiamenti climatici. • Responsabilità per i danni: le nazioni ricche che hanno causato molti danni all’ambiente sono eti- camente obbligate a prendere in considerazione gli interessi delle future generazioni - che al mo- mento non hanno rappresentanti - e delle altre creature. • Principio del «chi inquina paga»: c’è un impera- tivo etico su ogni nazione che cerca di promuo- vere politiche di sviluppo sostenibile. Questo principio consiste nella distribuzione della giu- stizia. • Principio di precauzione: questo principio entra in azione quando l’«inattività» dovuta ad alcuni gradi di incertezza può mettere in pericolo il be- nessere delle generazioni presenti e future della comunità della terra. • Costo dell’economia nazionale: è eticamente ir- responsabile rifiutarsi di prendere posizione a favore della difesa e promozione di ecosistemi sostenibili per la vita, basandosi su questioni le- gate a costi finanziari per l’economia nazionale e internazionale. • Potenziali nuove tecnologie: alla luce dell’im- patto negativo di alcune tecnologie del passato sull’ambiente, è eticamente consigliabile valu- tare criticamente le nuove prima di dare loro il benestare che le approvi.. Questi principi, tratti da: «La Comunità della terra. Attraverso l’integrità della creazione verso la giustizia e la pace per tutti», si adattano molto bene anche al contesto politico ed economico del- l’Europa e il ricondurre al rispetto di essi do- vrebbe essere una preoccupazione (se non addi- rittura un imperativo) della missione di oggi nel continente. Purtroppo, a ben vedere, le cose non stanno esattamente così. IL LAVORO DEI MISSIONARI IN EUROPA «ELEVARE L’AMBIENTE» DI U GO P OZZOLI Da Giustizia e pace a Giustizia, pace e integrità del creato. Come si muovono i gruppi ecclesiali? I principi etici da considerare sono delineati da un gruppo di lavoro specifico. Ma la tematica ambientale fatica a diventare una priorità del missionario. Eppure l’inquinamento mette a ri- schio il benessere e la vita della popolazione di cui il missionario si occupa. Il tema è complesso e spesso occorrerebbe maggior competenza.

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