Missioni Consolata - Ottobre 2014

42 MC OTTOBRE 2014 A lcuni anni fa, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti nel secondo mandato Clinton, e poi candidato lui stesso alla presidenza, Al Gore, presentò un documentario scien- tifico dal titolo «Una scomoda verità». Il film venne pluripremiato e vinse addirittura il premio Oscar 2007 per la categoria documentari. La sco- moda verità descritta nel lavoro di Gore è quella del riscaldamento globale, causa di una serie di conseguenze nefaste per il pianeta, come la deser- tificazione, l’innalzamento del livello delle acque marine, ecc. La vera «scomoda verità» sembra però essere il fatto che il problema ecologico e la salvaguardia del creato toccano solo marginalmente la vita della maggior parte delle persone e le conseguenti scelte in materia politica e sociale. Temi come la perdita della biodiversità (ogni anno migliaia di specie animali e vegetali sono a rischio di estin- zione), oppure le risorse energetiche (abbiamo raggiunto il picco di consumo del petrolio? Si stanno esaurendo le scorte di oro nero? Perché non si investe a sufficienza su fonti di energia al- ternativa e sostenibile? Che impatto ha il nucleare sul nostro futuro?) portano con loro domande la cui risposta mette in gioco la vita stessa dell’uma- nità, le condizioni di sopravvivenza di tutte le spe- cie, tra cui la nostra. Pensiamo al tema dell’acqua, di così grande attualità in questi ultimi tempi. È un bene da salvaguardare, ma perché privatiz- zarlo? Esiste un diritto all’acqua? A dissetarsi con acqua potabile, a lavarsi con acqua pulita, a colti- vare con acqua non tossica? Eppure, quando si arriva a parlare di scelte e di responsabilità personale, ecco che il tema ecolo- gico disegnato sulla lavagna sembra non fare più tanto problema. Lo stesso Al Gore, nei mesi che seguirono l’uscita del suo film, venne bacchettato dalla stampa per gli sprechi davvero eccessivi della sua casa, ennesimo tipico caso di «si predica bene e si razzola male». La chiesa stessa ha fatto un po’ fatica a rendere esplicito il fatto che la salvaguardia del creato è un aspetto della difesa della vita. Il cristiano vive questa realtà perché come ogni altro vi è im- merso. Riscrivendo oggi la «Lettera a Diogneto» (antico testo in cui si definiscono i cri- stiani e in cosa credono) dovremmo considerare anche questo aspetto, riflettendo sul fatto che il cristiano condivide con gli altri uomini la realtà politica e sociale, ma allo stesso tempo anche l’ambiente na- turale. Anzi, più di tutti, forse, dovrebbe avvertire l’urgenza di proteggere il mondo in cui è inserito, in virtù della vocazione a cu- stodire i beni della crea- zione che ha ricevuto. La consapevolezza ambien- IL CRISTIANO E LA QUESTIONE ECOLOGICA INTEGRITÀ DELCREATO DI U GO P OZZOLI Consumo di petrolio, privatizzazione dell’acqua, sfruttamento incondizionato delle risorse del pianeta. Nella chiesa, dal concetto di Giustiza e Pace fatica a sorgere il tema ambientale, la «Salvaguardia del creato». Solo nel 1990 Giovanni Paolo II scrive «pace a tutto il creato». Il Papa, per la prima volta, collega fede cristiana e cura dell’ambiente, esortando una collettiva presa di responsabilità. © Ennio Massignan

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