Missioni Consolata - Ottobre 2014
DOSSIER MC ECO&MISSIO dera sottolineare un vincolo indissolubile fra l’uomo e il creato di cui è lui stesso parte. Prendiamo per esempio in esame il primo rac- conto della creazione, quello appartenente alla tradizione sacerdotale, certamente il secondo in ordine di tempo a essere stato scritto. È una grande sinfonia in cui, giorno dopo giorno, ci ven- gono presentati i diversi protagonisti, che ap- paiono sulla scena fino alla creazione dell’uomo, la quale precede il momento del riposo di Dio, del suo silenzio. È il settimo giorno, in cui Dio, dopo aver visto che quanto aveva compiuto era «cosa molto buona», si riposa. Lo Shabbath diventa il giorno della celebrazione in cui l’uomo, maestro di un ideale coro cosmico raccoglie le voci della creazione e le eleva verso l’alto. In questo senso profondamente liturgico si spiega anche il concetto di «dominio» dell’uomo nei confronti della creazione che il testo sintetizza nei due verbi «dominare e soggiogare». Che cosa deve dominare e soggiogare l’uomo? L’ultima delle creature esercita un dominio basato sull’autorità di chi coordina, organizza, ammae- stra e guida per portare tutta la creazione a ele- vare gloria a Dio (Salmo 8). Si comporta come un pastore che, nel riposo di Dio, organizza la crea- zione; non la sfrutta per il suo bene, ma per il bene di Dio, a cui va la gloria di tutte le creature. Il secondo racconto della creazione amplifica ulte- riormente il ruolo dell’uomo che è signore perché contemporaneamente si colloca al servizio della creazione. L’incarico di preservare l’armonia, mantenendo inalterati gli equilibri naturali par- rebbe essere il ruolo principale di cui però, l’uomo, lo sappiamo molto bene, abusa volentieri. Ugo Pozzoli OTTOBRE 2014 MC 41 globo terrestre, e anche lo spazio congiunturale in cui io vivo come es- sere umano, insieme al resto della mia specie. Non per niente, in linguag- gio poetico, parlare di terra può significare riferirsi all’in- tero genere umano. La terra è anche suolo, porzione del pianeta, estensione del territorio. Anche questo concetto di terra può rap- presentare lo spazio in cui io vivo o da cui sono escluso. La «mia» terra, che l’individuo cinge con filo spinato difendendo con i denti il suo diritto alla proprietà. Altre culture infine, definiscono la terra come «madre» caricandola di profondi connotati spiri- tuali. Non è così anche per noi, figli della tradi- zione giudaico-cristiana quando parliamo di «terra promessa»? È questo un concetto che spa- lanca il nostro orizzonte oltre il visibile e il tangi- bile, verso un futuro di cui ancora non conosciamo le coordinate. Terra significa in questo caso un «altro mondo» o, più precisamente, un «mondo al- tro», diverso e, allo stesso tempo, in parte reso possibile dal fatto che viene pensato come tale. I l teologo e biblista americano Walter Bruegge- mann, afferma che: «Il significato simbolico di terra non è mai solo e semplicemente quello di materia incoerente e polverosa, ma di materia in- coerente e polverosa caricata di un peso sociale che deriva dall’esperienza storica». Ancora più forte, chiaramente, è il valore simbolico utopico attribuibile grazie all’esperienza di fede. Allo stesso tempo, nota lo stesso Brueggemann, «un senso letterale del termine ci proteggerà da un’ec- cessiva spiritualizzazione, in modo da poter sem- pre riconoscere che l’anelito per la terra è sempre un affare che ci riguarda seriamente e che parla di potere e appartenenza storici». La relazione fra l’uomo e la terra è dunque una re- lazione intima, profonda, che tocca il patrimonio storico, il senso di appartenenza e l’identità e che apre uno spiraglio verso un senso ancora più pro- fondo, utopico e spirituale. Lo stesso duplice racconto della creazione desi-
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