Missioni Consolata - Ottobre 2014
di Gigi Anataloni EDITORIALE OTTOBRE 2014 MC 3 Ai lettori NON LASCIAMOCI RUBARE LA GIOIA «C ari fratelli e sorelle, non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione! Vi invito ad immergervi nella gioia del Vangelo, ed alimentare un amore in grado di illuminare la vostra vocazione e missione. Vi esorto a fare memoria, come in un pellegrinaggio in- teriore, del “primo amore” con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il cuore di cia- scuno, non per un sentimento di nostalgia, ma per perseverare nella gioia. Il discepolo del Signore persevera nella gioia quando sta con Lui, quando fa la sua volontà, quando condivide la fede, la spe- ranza e la carità evangelica» (Francesco, Messaggio per la Giornata Missionaria 2014 ; cfr. pag. 70). Non lasciamoci rubare la gioia! Mi ha colpito molto questo invito pressante del Papa. Dopo la sua esortazione apostolica sulla gioia del Vangelo ( Evangelii gaudium ), ecco un nuovo richiamo non solo a essere gioiosi, ma anche a difendere la gioia, quella vera, che nasce dall’incontro autentico, profon- do, personale e condiviso con Gesù. Degli anni vissuti in Kenya mi manca molto la gioiosa celebrazione della fede che si esprime anche in canti e danze, a volte troppo vivaci, ma soprattutto nello stare insieme senza guardare l’orologio e in una partecipazione corale in cui tutti si sentono attori e non spettatori. Quante volte invece qui in Italia capita di celebrare la messa nella noia più assoluta, per (non «con») gente frettolosa o addirit- tura per «spettatori» completamente spaesati e incapaci di contribuire, nonostante i lontani ricordi del catechismo e un battesimo ormai rimasto solo sulla carta. Funzione, non celebrazione e festa, specchio di una religione in cui, malgrado gli sforzi di tanti pastori, prevalgono i riti. Le chiese, belle e restaurate ma ridotte a «beni culturali» e attrazioni turistiche, non sono più il luogo dell’assemblea gioiosa della famiglia di Dio che vi celebra l’esperienza del perdono, dell’accoglienza e della pace. Anche nel cuore di chi si dice cristiano Dio è stato messo al margine, soppiantato da nuovi «dei» nei cui «templi» si celebrano i moderni riti del divertimento per scaricare le tensioni di una vita frustrata e per dimenticare che si è schiavi di un sistema consumistico volto prima di tutto a svuotare gli indivi- dui dal di dentro e a rubare loro la speranza. C erto, la domanda di felicità è sempre altissima. Nessuno vuole vivere per essere infelice. Ma una società come la nostra che privilegia l’avere sull’essere, il diritto sul dovere e l’io sul noi, non può che lasciare l’amaro in bocca, perché la felicità non si compra. I soldi possono pagare per il divertimento, il piacere, lo sballo, la trasgressione, il lusso, il potere. Ma la felicità si ha solo donandola, condividendola, facendo felici gli altri. è questo il segreto di Gesù: perdere la vita per ritrovarla, morire per vivere. è il segreto di perdonare per essere perdonati, dell’amare perché amati. L’appello di papa Francesco è più attuale che mai. Non possiamo lasciarci rubare la gioia di questa via alla felicità: più uno si lascia prendere dal Signore Gesù e dalla logica della sua Parola, più uno speri- menta un senso di pace, di serenità, più uno diventa positivo e tollerante verso gli altri e meno ansio- so verso gli accadimenti quotidiani: il mangiare, il vestire, l’opinione altrui, la moda, il «così fan tutti». Più uno lascia che Gesù diventi il «suo Signore», e più è capace di empatia, di essere partecipe di gioie e sofferenze, attento ai bisogni di tutti. Non è un cammino facile, le resistenze sono tante, l’or- goglio è forte. Ma più uno si lascia «evangelizzare» più la gioia cresce. Niente di miracoloso, certo, ma uno si scopre sempre più capace di meravigliarsi, di ringraziare e di gioire delle piccole cose, con una desiderio di bellezza (purezza, onestà, integrità) che lo fa reagire, anche con energia, a tutto ciò che è falso, ingiusto, corrotto, umiliante, infanga la dignità della persona e uccide la grandezza «del- l’infante» che è dentro di lui. «Non lasciarci rubare la gioia» è quindi resistere a un sistema che ci vuole appiattire e cosificare, rubandoci i sogni e l’innocenza, infangando l’immagine di Dio che è in noi e che Gesù Cristo, sulla croce, ha restaurato alla sua bellezza originale. Non lasciarci rubare la gioia significa mantenere una relazione viva con Gesù Cristo, l’Emmanuele Dio-con-noi e in mezzo a noi, senza rassegnarsi al fatto che venga ridotto a un mero marchio di identità culturale sulle pareti di luoghi pubblici. Sarebbe meglio invece che fosse come il crocefisso delle vecchie edicole delle stra- de e sentieri di campagna e montagna: compagno di viaggio nel difficile cammino della vita.
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