Missioni Consolata - Ottobre 2014

MC ARTICOLI OTTOBRE 2014 MC 27 N OTE 1 - Sulla vicenda si legga: Silvano Sabatini, Sangue nella foresta amazzonica , Emi, Bo- logna 2001. 2 - Su fratel Carlo Zacquini si legga: Il bianco che si fece Yanomami , MC ottobre 2013. 3 - Dato Funasa del 2009, riportato da: In- stituto Socioambiental (Isa), Diversidade Socioambiental de Roraima , São Paulo 2011, pag. 13. 4 - Ad agosto 2014 il governo ha fatto co- noscere un progetto per privatizzare il si- stema della salute indigena. Grande preoccupazione è stata espressa dalle or- ganizzazioni indigene e dal Cimi. 5 - Fonte: http://portalsaude.saude.gov.br . 6 - Orçamento da Saúde Indígena 2008- 2014 , presentazione di Antonio Alves, segre- tario della Sesai, ai delegati indigeni, Boa Vista 22 agosto 2014. 7 - Si legga: La salute non passa dalla ma- loca , MC ottobre 2011 (sulla Casai di Atalaia do Norte, stato di Amazonas); La banalità del morire , MC novembre 2012 (sulla Casai di Rio Branco, stato di Acre). 8 - Roberto Antonio Liebgott, Atenção à saúde indígena no Brasil: uma realidade devastadora , in Cimi, Relatorio Violência contra os Povos Indígenas no Brasil. Da- dos de 2013 , pag. 20. 9 - Irânia Ferreira Marques (Sesai), Subsi- stema de atenção à saúde indígena , rela- zione al 5.o Congresso brasiliano e inter- nazionale di telemedicina e telesalute, no- vembre 2011. 10 - Fonte: João Fellet, BBC Brasil , su ama- zonia.org.br , 24 febbraio 2014. 11 - Davi Kopenawa - Bruce Albert, The Falling Sky. Words of a yanomami shaman, Harvard University Press, 2013, pag. 18. A Davi Kopenawa va la solidarietà nostra e della redazione davanti alle minacce di morte ricevute a partire da maggio 2014. In una prossima puntata di questa serie pubblicheremo un’intervista con il leader yanomami. in gruppi diversi (Vaiká, Yawari, Xi- riana, Xirixana, Parafuri, Sanumá, Pakitai, Xamatari, oppure Yano- mami in senso stretto), che pos- sono avere costumi parzialmente differenti e soprattutto parlare lin- gue differenti». L’altoparlante chiama una lunga trafila di persone. Viene detto il nome seguito dal gruppo indigeno di appartenenza: Luis Wapichana, Moises Taurepang, João Makuxi, Mariana Yanomami, Barbado Yawari, Maranhão Xirixana, Joa- quim Sanumá, Geraldo Ingarikó... Salutiamo una giovanissima mamma yanomami circondata da alcuni bimbi, tutti con il naso goc- ciolante. Proviamo a chiedere come si chiami. «I nomi personali non possono essere pronunciati ad alta voce - ci spiega fratel Carlo -. Quelli che sentite sono nomi- gnoli affibbiati da non-indigeni». Nel libro The Falling Sky , lo scia- mano yanomami Davi Kopenawa ne parla con toni severi fin dalle prime pagine: «Prima che i bianchi apparissero nella foresta e distri- buissero i loro nomi senza ritegno, noi prendevamo i nomi che la gente ci attribuiva. Qui da noi mamme e papà non danno nomi ai bambini. (...) Non ci piace ascoltare i nostri nomi, anche se sono i so- prannomi ricevuti da piccoli» 11 . È l’ennesima conferma dell’e- norme complessità di quel mondo indigeno che noi bianchi, per igno- ranza, pigrizia o presunzione, siamo soliti considerare come un tutt’uno, spesso dipingendolo at- traverso luoghi comuni e stereo- tipi. Si avvicinano due giovani, parenti della donna. Non hanno un filo di barba, né un pelo sul torso nudo. Al contrario di altri, questi due sono curiosi almeno quanto noi. Cercano un dialogo che però è complicato, anche perché soltanto una minoranza degli indigeni parla portoghese. È la globalizzazione? Mentre sostiamo sotto una tenda, siamo avvicinati da due poliziotti che ci chiedono cosa stiamo fa- cendo. «Stiamo soltanto salu- tando alcuni amici. Io sono un reli- gioso», risponde fratel Carlo. I due uomini non sembrano convinti, ma se ne vanno senza fare ulte- riori domande. Davanti alla tenda, c’è un cam- petto da calcio in terra battuta dove, nonostante il sole a picco, si sta svolgendo una partita. Molti altri ragazzi - quasi tutti Yanomami - sono ai bordi in attesa di entrare a giocare. Tanti indossano ma- gliette di squadre brasiliane o in- ternazionali. Alcuni hanno scarpini da calcio. Qualcuno potrebbe con- cludere che la globalizzazione occi- dentale ha cancellato le differenze anche con il mondo indigeno. Per fortuna non è (ancora) così. Paolo Moiola (fine prima puntata - continua) © Carlo Zacquini

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