Missioni Consolata - Ottobre 2014
MC ARTICOLI OTTOBRE 2014 MC 25 # Sopra: schema di un «Distretto sanitario speciale indigeno» (Dsei). Il governo di Brasilia sta ora pensando a una nuova riforma, contestata dagli indigeni. Con fratel Carlo andremo a visi- tare la Casa de Apoio à Saúde do Índio (Casai) della capitale. La Ca- sai è una struttura federale in cui vengono ospitati gli indigeni con problemi di salute. Non è un vero e proprio ospedale perché non ne ha tutte le caratteristiche. Ad esempio, non vengono eseguiti né esami strumentali né operazioni chirurgiche, che sono di perti- nenza degli ospedali del Sistema Único de Saúde (Sus). Tanti soldi, poca efficienza La Casai di Boa Vista è nella zona dell’Università Federale e dell’ae- roporto. L’accesso sarebbe limitato agli in- digeni e al personale addetto, ma fratel Zacquini è conosciuto e con lui si riesce ad entrare. Ci ripro- mettiamo (pur a fatica) di non ti- rare fuori dallo zaino né videoca- mera né macchina fotografica: non è consentito, ma soprattutto non è corretto. Il complesso è grande e composto da numerosi padiglioni di un solo piano, tutti circondati da un porti- cato. Gli indigeni ospitati sono moltissimi: si parla di almeno 600 persone. «Tenete conto che qui ne arrivano non soltanto dagli stati di Roraima e Amazonas, ma in piccola parte anche dalla Guyana e dal Venezuela», ci spiega Carlo. Sono talmente tanti che, negli spazi tra una casa e l’al- tra, sono state erette delle tende (poco accoglienti, in verità) per poterli alloggiare tutti. Difficile dire quanti siano i malati e quanti gli accompagnatori. Insomma, l’impressione è che alla Casai di Boa Vista l’organizzazione sia ca- rente. Tra l’altro non incontriamo personale medico, ma forse que- sto è un caso. Quelli che arrivano qui sono gli in- digeni che non possono essere cu- rati nei Pólos-base (o Postos de en- fermagem , ambulatori) distribuiti nelle terre indigene e in cui lavo- rano (o dovrebbero lavorare) tec- nici d’infermeria e, in numero mi- nore, infermieri e medici. «Sono queste persone - spiega Carlo - che decidono chi debba essere trasferito in città, ma poi sull’ae- reo salgono anche altri indigeni, spesso senza avere motivi validi». La gestione della salute indigena è responsabilità della Secretaria Especial de Saúde Indígena (Sesai), un organismo federale nato nel 2010 in sostituzione della Funasa 4 . La struttura organizzativa prevede 34 Distritos Sanitários Especiais Indígenas (Dsei) 5 , distretti territo- riali costituiti in base alla distribu- zione geografica delle comunità indigene. A sua volta ciascun di- stretto comprende Poli-base ( Pó- los-base, 346 in totale), strutture Casai e una serie di Posti di salute ( Postos de saúde ), che sono le unità sanitarie più piccole e più diffuse (751 a luglio 2011). La Se- sai è dunque una struttura com- plessa che lavora con un budget molto consistente (pari a 1.093 milioni di reais nel 2014, circa 364 milioni di euro) 6 . Fratel Carlo conferma: «Molti soldi pubblici vengono spesi per la sa- lute degli indigeni, ma vengono spesi male, come dimostrano le troppe medicine che nei posti di salute non si trovano o le malattie relativamente semplici che non si curano. Si sospetta che la causa principale del cattivo funziona- mento sia la corruzione, ma anche l’incompetenza ha avuto un posto importante». A fine dicembre 2013 un gruppo di Yanomani, per protesta contro la Sesai, ha occupato la sede dell’or- ganizzazione a Boa Vista e ha chie- sto le dimissioni della coordina- trice per l’area yanomami. Dopo quella protesta, molti funzionari sono stati rimossi ma i responsa- bili politici non sono stati toccati. Ci guardiamo intorno con molta curiosità cercando di raccogliere immagini e sensazioni, anche se non è la prima volta che visitiamo una struttura della Casai 7 . Nelle stanze o sotto le tende le persone hanno steso le tipiche amache. E poi fili con gli indumenti appesi ad asciugare, molte borse di plastica. C’è un numero notevole di bam- bini. In Brasile ogni 100 indigeni morti 40 sono bambini. Il coeffi- ciente di mortalità infantile (mi- nori di 5 anni) è di 45,9 ogni 1.000 indigeni nati contro una media na- zionale di 19,6 8 . Non tutti i piccoli ospitati alla Ca- sai sono malati. Ci sono anche quelli venuti al seguito della mamma inferma. Tra gli indigeni le patologie più diffuse risultano es- sere: la malaria, le parassitosi (ver- minosi), le patologie intestinali (diarree, in primis), le infezioni delle vie aeree superiori (faringiti, sinusiti, otiti, polmoniti, bronchiti,
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