Missioni Consolata - Ottobre 2014
14 MC OTTOBRE 2014 loro che rimangono ai margini della vita e vivono esistenze fati- cose. Come fare a pronunciare la parola Consolazione di fronte a chi vive una vita di stenti o è am- malato? Eppure sono proprio queste le persone che hanno bi- sogno di essere consolate. Lo esige la giustizia e la carità che sono alla base di una vita serena, pacifica e di conseguenza felice. Papa Francesco ha fatto del suo pontificato il pontificato della mi- sericordia e della gioia. Lo ha glio e della Madre, sono ritratti a tre quarti di profilo, sembrano però incontrarsi in un punto pre- ciso qual è appunto l’intimità che si percepisce tra madre e figlio. La figura di Maria rivela la sua mo- destia, sottolineata dal manto che le nasconde i capelli, dal mi- stico silenzio delle sue labbra e dagli occhi raccolti sul Figlio e sulla gente che la venera, per- sone povere e sofferenti. Il manto è di colore blu, colore simbolo della verginità per gli antichi, del mare tempestoso su cui Maria è la stella (Num 24, 17), della casa di Dio, casa che l’avvolge comple- tamente. La stella a otto punte sulla fronte, che illumina il volto della Consolata, è figura della missione che si irradia dapper- tutto e illumina il mondo. Altre simbologie si possono leggere nelle frange del manto, nel colore verde del vestito, nel rosso del cingolo, nella mano del Bambino che prende la mano della Madre. Consolatrice consolata Il secondo invito suggerito dalla venerazione della Consolata è contenuto nel suo titolo primi- tivo: S. Maria della Consolazione (poi diventato per contatto con la lingua piemontese «Consolata», colei che consola ed è consolata - attivo e passivo). Questo significa che nel bisogno, ma anche fuori del bisogno, la Consolata è colei che consola, rende la nostra vita piena di speranza e di gioia. Essa è anche una meta, come quella di chi scala una montagna e rag- giunge la vetta sia pure con fa- tica. Diceva Charlie Chaplin (Char- lot): «Chi non ride mai, non è una persona seria». Affidiamoci allora con amore e gioia alla Consolata. Un altro proverbio dice: «Quando il pesce si butta in mare, non an- nega, ma trova la sua libertà di vi- vere». E papa Francesco ripete continuamente: «Dio non ha paura della tenerezza, per questo si è fatto bambino». A questo invito della Consolata ne consegue un altro, quello di mettersi al fianco degli altri e di camminare con loro. Consolare non solo a parole (cosa più che facile), ma con fatti e dedizione. Camminare soprattutto con co- ITALIA # Qui sopra : l’icona della Consolata venerata a Torino. La scritta S. Maria de Popolo de Urbe (che ne rivela l’origine romana) è normalmente nascosta dalla cornice. Qui a destra : interno del Santuario della Consolata con l’icona della Madonna al posto d’onore nella parte nuova voluta dal beato Giuseppe Allamano. © Santuario della Consolata - Torino scritto nella sua Esortazione Apo- stolica dandole il titolo «Il Van- gelo della gioia» ( Evangelii gau- dium ). Il cristiano è per sua na- tura un uomo gioioso, un uomo della consolazione, felice della sua scelta, della sua vocazione vissuta come quel «sì» detto al Si- gnore da Maria senza ripensa- menti. Tale gioia e tale consola- zione, sperimentate in vita e te- stimoniate nel quotidiano, diven- tano motivo di misericordia e di speranza, di gioia e di consola-
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