Missioni Consolata - Ottobre 2014
12 MC OTTOBRE 2014 più appartenenti alle più nobili fa- miglie della città e dei dintorni. Nel secolo XIII S. Andrea divenne anche parrocchia nel quartiere torinese di Porta Pusterla ed ebbe una confraria o confrater- nita. Nel secolo XV la chiesa e il monastero di S. Andrea diven- nero commenda (istituzione che metteva la vita dei monaci alle di- pendenze non più di un abate che viveva nella comunità, ma degli interessi di abati commendatari laici o ecclesiastici esterni, inte- ressati in realtà solo alle pro- prietà dell’abbazia). Il priorato fu quindi «commendato» ai conti di Valperga e ai Della Rovere di Vi- novo presso Torino, i quali nomi- navano il priore e amministra- vano il priorato con tutti i beni. Fu l’inizio della decadenza. Al tempo della visita apostolica a To- rino del vescovo Peruzzi (1584- 1585), il priorato aveva solo sei monaci e tre fratelli laici. Il reddito dei suoi beni era scarso e non po- teva neppure mantenerli. Il vicario o rappresentante dell’abate com- mendatario non viveva nel mona- stero, ma in città; la vita comunita- ria non era più quella di un tempo; lo spirito mondano dei monaci si manifestava nell’acquisto perso- nale degli abiti e di altri beni; la vita della parrocchia era lasciata nelle mani di un solo monaco; in- fine vi erano gravi abusi. Gli ultimi sei monaci furono perciò sostituiti dai monaci riformati cistercensi, detti fogliensi . Questo passaggio avvenne nel 1589. Così dopo più di 660 anni i monaci di Novalesa do- vettero abbandonare il priorato di S. Andrea e, con il priorato, il San- tuario della Consolata. La devozione alla Consolata Il punto di partenza per descrivere il carattere proprio della devo- zione mariana alla Consolata di Torino è la sua stessa immagine. Ogni immagine della Madonna ha in sé una sua propria spiritualità, come, per esempio, la Madonna del Rosario di Pompei. L’immagine della Consolata così come oggi la vediamo non è quella originaria, portata a Torino dai monaci di Novalesa. Quell’an- tica immagine, denominata nei documenti medievali della «Con- solazione», fu sostituita verso la fine del 1400 da una copia dell’i- tica abbazia di Novalesa fu pro- prio la sua sopravvivenza a Breme, nella Lomellina, e, ancora prima, nella chiesa di S. Andrea di Torino. La chiesa di S. Andrea aveva dun- que una piccola comunità di mo- naci dipendenti dall’abbazia di Breme e, in seguito, dopo la rico- struzione della Novalesa, dall’ab- bazia madre, Novalesa appunto. A questa comunità è dovuto l’am- pliamento di S. Andrea e l’annesso monastero, a quanto pare già ben strutturato nel 1020. In quello stesso periodo morì anche il mo- naco Bruningo, che il necrologio di Novalesa e quello di S. Andrea de- finiscono prepositus atque con- structor huius cenobii (preposito e costruttore di questo cenobio). Arrivando a Torino i monaci nova- licensi portarono con sé tutti gli arredi liturgici preziosi (reliquie, croci, vasi sacri) e i codici della loro ricca biblioteca. è verosimile che, oltre ai codici e alle cose pre- ziose, i monaci avessero portato a S. Andrea anche la loro spiritua- lità, le loro liturgie e la loro devo- zione mariana, tradotta in seguito in una cappella eretta in S. An- drea e dedicata a S. Maria della Consolazione. L’origine del culto alla Consolata va quindi fatta risalire a un pe- riodo precedente rispetto agli anni in cui si colloca general- mente facendo riferimento ai rac- conti del sogno di re Arduino d’Ivrea (sec. XI) e a quello del cieco di Briançon (1104). Questi ultimi sono invenzioni tardive, racconti eziologici di fondazione per assegnare al Santuario una speciale sacralità, come allora av- veniva per tutti i più importanti centri di devozione. Questa con- statazione ha una sua speciale importanza, perché la presenza dei monaci novalicensi già nel X secolo fà del Santuario, o meglio della devozione alla Consolata, un culto più antico di quanto si è sempre pensato. Esso si sviluppò e diffuse a Torino intorno al 1200 sotto il patrocinio dei monaci e poi dei Savoia che, venuti a To- rino nel 1280, fecero della Conso- lata un loro centro di devozione mariana. I monaci di S. Andrea erano per lo ITALIA
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