Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014
La collaborazione fra la diocesi di Manzini e Missioni Consolata Onlus Proprio su un intervento alla Hope House si è realizzata la prima collabo- razione fra Mco e la diocesi di Man- zini. La Conferenza Episcopale Ita- liana ha finanziato la scorsa prima- vera il progetto More Strength to Hope – Più forza alla speranza, che prevede attività di adeguamento strutturale, l’avviamento di un servi- zio di fisioterapia, l’aggiornamento del personale sanitario e la forma- zione dei pazienti e degli assistenti informali (spesso membri della fami- glia) che accompagnano il malato in clinica e lo seguono poi durante la convalescenza a casa. «La Hope House è nata nel 2001 come centro per malati, special- mente di Hiv/Aids, giunti allo stadio terminale», spiega suor Elsa Joseph, delle Missionary Sisters of Mary Help of Christians , responsabile della strut- tura, «e l’obiettivo era quello di ac- compagnare queste persone alla morte garantendo loro cure palliative e dignità. Oggi, però, grazie alla di- sponibilità di antiretrovirali e di altri farmaci, la percentuale di malati che riesce a tornare a casa in buone con- dizioni è del novanta per cento». Oltre ai malati di Hiv, il centro ospita anche persone colpite da tubercolosi, cancro, ictus e malattie dell’apparato cardiocircolatorio, e il servizio di fisio- Cooperando… 76 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2014 terapia che verrà reso disponibile con il progetto è pensato proprio per acce- lerare il ripristino delle funzionalità fi- siche nei pazienti la cui mobilità è stata temporaneamente compro- messa. Un ulteriore occasione di collabora- zione si è poi realizzata nell’ambito dell’assistenza nutrizionale che la dio- cesi fornisce a circa settecentocin- quanta bambini di tre parrocchie gra- zie alla generosità di una fondazione statunitense. Durante la visita a due delle tre comunità, la rappresentante delle madri dei bambini beneficiari, nel ringraziare la Chiesa cattolica per il progetto, ha auspicato che il supporto nutrizionale possa continuare, e ha aggiunto che ci sono ancora diversi bambini della comunità malnutriti o a rischio malnutrizione. «La seconda cosa che la signora ha detto», scrive nel suo blog monsignor Ponce de Leon, presente durante le visite in- sieme all’amministratore diocesano padre Peter Ndwandwe e al direttore di Caritas William Kelly, «è quella che mi ha toccato di più, perché dà la mi- sura del senso di “famiglia” di queste persone: pur avendo ricevuto ciò di cui hanno bisogno, non dimenticano i membri della loro comunità che sono in condizioni di necessità. Non solo. Di fronte a quanto la donna ha detto, non si può fare a meno di chiedersi come sia possibile che ci siano così tanti bambini, e anche adulti che non hanno cibo a sufficienza in questo paese così bello. Come Chiesa, non possiamo limitarci a distribuire cibo a chi ha fame, dobbiamo anche cercare di capire le cause della situazione e la- vorare con gli altri per assicurarci che tutti noi viviamo con la dignità di figli di Dio». Chiara Giovetti Sostieni i progetti della MCO nella diocesi di Manzini. Visita www.rivistamissioniconsolata.it e clicca su trova l’edificio che ospita Caritas Swaziland , con i suoi numerosi uffici, le sale per incontri e convegni, la li- breria e l’ufficio del vescovo. Una delle attività che ogni giorno impe- gnano i membri dello staff è l’assi- stenza ai rifugiati, realizzata in colla- borazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Ac- nur), che mobilita le risorse necessa- rie per il mantenimento complessivo del programma, e il governo dello Swaziland, che garantisce la sicu- rezza. Caritas si occupa invece degli aspetti nutrizionali, sanitari e dell’as- sistenza legale durante le procedure per l’ottenimento dello status di rifu- giato. Dopo la Caritas ci sono la Saint The- resa primary e high school , per ra- gazze, mentre in fondo alla strada si trovano Salesian primary school e high school , per ragazzi. Sono centi- naia gli studenti che alla mattina con- vergono nel fiume colorato di uniformi che affluisce alla scuola. Proseguendo oltre la struttura dei sa- lesiani, s’incontra la clinica Saint The- resa , una delle sette strutture sanita- rie della Diocesi. La camminata su Sandlane street si conclude alla Hope House , un centro di cura per pazienti terminali e disa- bili gestito da Caritas Swaziland , che ha venticinque piccole unità abitative per i malati e i familiari che li accom- pagnano.
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