Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014
AGOSTO-SETTEMBRE 2014 MC 61 subite dal popolo. Parlava ai com- pagni, li spronava a ribellarsi. La situazione era drammatica, man- cavano le scuole e i centri di sa- lute che ora, con l’amministra- zione Ortega, sono sorti ovunque. Nei primi anni dopo la rivolu- zione, gli studenti delle città fu- rono inviati nelle campagne per insegnare ai figli di contadini a leggere e scrivere. Un tempo i proprietari terrieri non si cura- vano dei loro dipendenti, vole- vano tenerli nell’ignoranza per meglio controllarli. Pare che l’u- nica attenzione fosse data agli uomini la domenica, con l’arrivo delle prostitute e la distribuzione di rum. La condizione delle donne dei sandinisti. «In quegli anni im- parai a leggere e a scrivere e mi misi a studiare». Victor mi affa- scina, ha doti di sintesi e chia- rezza nel raccontare le vicende della sua vita e la storia del suo paese. Spero di sentire altre sto- rie, domani, in viaggio. SAN JUAN DEL SUR febbraio Anita è una signora triestina che vive a San Juan del Sur da molti anni e nella sua bellissima casa ha due stanze per gli ospiti. Costruita in legno pregiato è aperta su un giardino di piante grasse, bougan- ville e manghi. I vicini di casa ap- partengono alla famiglia Chamorro, signori di Granada e proprietari de La Prensa , il quotidiano che riesce ancora a fare opposizione al governo Ortega. Tutto è di gusto raffinato, non ci sono vetri, solo gelosie di legno, tiranti di ferro e veri alberi coi rami che sosten- gono il tetto. La sera cerchiamo la gelateria italiana e incontriamo Stefano Cardonato, giovane ingegnere ambientale torinese che sta tra- scorrendo le sue vacanze viag- giando. è ospitato sulla strada del caffè nella casa di una fami- glia di contadini nell’ambito del programma «Turismo Rurale». Il padre di famiglia, racconta, esce presto la mattina per andare a la- vorare nei campi e si porta i pic- coli dietro. Non c’è bisogno di asilo, loro sono contenti e gio- cano. A mezzogiorno ritorna nella casetta, e si gode la famiglia. OMETEPE, L’ISOLA febbraio Su consiglio di Stefano parto per Ometepe. Lasciamo le grandi spiagge di San Juan del Sur e ci fermiamo al mercato di Rivas, snodo importante sulla Paname- ricana, dove ci sono gli zuccheri- fici, l’università e l’ospedale. Il traffico in centro è rallentato dai numerosi ricshò che trasportano cose e persone. A San Jorge ci imbarchiamo sul ferry per Ometepe. Siede accanto a me una coppia di contadini. Sono stanchi, si addormentano subito riversi sul sedile e paiono morti. Hanno piedi che non hanno mai visto scarpe, mani da lavoro, visi rinsecchiti, scavati dalla miseria. Impressionante. Un pick up ci porta a Merida su una strada che è un torrente in secca con pietre e buche che quando piove diventa impratica- bile. Gli isolani usano la bici, che spingono sulle ripide salite. I ca- valli si usano per trasportare i pla- tani (o plantani ), i migliori d’Ame- rica, che esportano nei paesi vi- cini. Si friggono due volte e sono ottimi come contorno. Forse il prossimo anno asfalte- ranno i primi 2 chilometri di que- sta strada, mentre una pista per piccoli aerei è già stata costruita, ma mai usata. # Da sinistra a destra: pescatori di Ometepe; riproduzione per turisti di ceramiche antiche a Ometepe; graf- fito dedicato a Sandino, l’eroe nazio- nale, su una parete del Caballito del mar ; carico di platanos per le vie di Granada.
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