Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

MELISSA Italiana e sposata con uno straniero. Poi la se- parazione e la gestione affettiva e quotidiana dei figli. Tra pedagogia e sfide sul lavoro. «Q uando ho capito che avrei cresciuto da sola i miei figli ho, in un certo senso, provato un sentimento di sollievo. Ho metabolizzato veloce- mente che due genitori separati o divorziati con un rapporto sereno, o almeno civile, possono dare molto di più ai loro figli. In principio lo sconforto era dovuto principalmente al timore di non saper affrontare da sola la crescita dei bambini. Mi do- mandavo spesso se stavo facendo il meglio per loro e mi interrogavo sulla loro sofferenza, vi- vendo tutto con grandi sensi di colpa. Nonostante il rancore verso il padre dei piccoli (un maschio e una femmina che oggi hanno 10 e 9 anni) mi sono imposta, sin dall’inizio, di non lamentarmi mai di lui davanti a loro, per dare loro una bella imma- gine del papà e confortandoli sull’amore paterno. Il dialogo sulle motivazioni delle scelte fatte, indi- pendenti dall’affetto figliale, mi hanno aiutata a vincere la rabbia». Rientro al lavoro, tra nidi privati e qualche ostilità «Terminata la maternità dovetti ricorrere a un nido privato che allora, nel 2004, comportava già una retta di 400 € al mese. Dopo qualche tempo venni chiamata dal nido comunale e iniziai final- mente a pagare in base al reddito, trovando anche un ambiente più professionale, umano e compe- tente. Due anni dopo, per la piccola, venni a cono- scenza dei micro nidi famigliari che, senza cifre as- surde, garantivano un ambiente armonioso per i bambini. Dalle ore 13 fino al mio rientro dal lavoro la piccolina era affidata a una tata, e tutto ciò com- portava un’ulteriore spesa. Rispetto ai paesi nord europei, le strutture per la prima infanzia e per la gestione dell’estate dei bambini piccoli sono ancora totalmente inadeguate. Il ritorno al lavoro dalla maternità è stato anche il tempo delle ostilità, sottili e dolorose. Mi sono tro- vata a dover subire battute non molto spiritose, at- teggiamenti infastiditi e qualche critica, anche da parte di donne e madri, come se al posto di una maternità di 5-6 mesi, mi fossi concessa un sog- giorno ai Caraibi. Tutto ciò mi ha fatto pensare che in Italia siamo noi cittadini, con la nostra mentalità antiquata e incivile, a essere i primi responsabili della scarsità di alcuni servizi e diritti che non do- vrebbero invece esser messi in discussione». DOSSIER MC ITALIA, MISSIONE MADRE AGOSTO-SETTEMBRE 2014 MC 45 Prima la famiglia, poi il lavoro... «In Italia ho perso una carriera, l’affetto dei pa- renti, la stabilità lavorativa. Qui, in balia dell’at- tuale crisi economica, ho dovuto metter da parte le aspirazioni per una professione idonea ai miei studi e accettare anche mansioni più umili. La so- cializzazione mi ha aiutato in parte a ricucire lo strappo con la mia nazione e a elaborare i cam- biamenti. Cosa ho guadagnato dall’esperienza ita- liana? La risposta è nel mio cuore: probabilmente nel mio paese d’origine oggi mi sarei affermata lavorativamente ma non avrei incontrato la per- sona giusta e non sarei riuscita ad avere la sere- nità familiare di adesso. Le incertezze permangono ma la lotta continua, supportata da quella forza e quella rete che tifa per me». Le parole chiave di Emna, come donna e come madre migrante «Nella mia storia di donna e madre migrante un punto fermo è stato, ed è tuttora, dare una buona immagine di me stessa e del mio paese. Educa- zione, dignità personale, cultura e un forte senso dell’aggregazione sono indispensabili. Adattarsi alle regole del paese di accoglienza mantenendo le proprie radici mi ha aiutata a guadagnarmi il rispetto della gente e a essere sempre credibile. La credibilità e l’educazione vanno a braccetto e sono trasversali a tutte le nazionalità. Non esi- stono stranieri e italiani, ma persone! Su questo nesso si fonda il mio pensiero e il mio modo di es- sere donna, madre e di vivere in un paese che non è quello della mia nascita ma che è ormai la mia casa. Sono certa che un domani, non lontano, an- che la Emna professionista si riguadagnerà il suo spazio in questa fetta di mondo».

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