Missioni Consolata - Luglio 2014

80 MC LUGLIO 2014 E fu a corte che incontrasti quello che sarebbe diventato tuo marito? Proprio così. Là mi incontrai con l’ul- timo discendente di una delle più ric- che e antiche famiglie piemontesi: Carlo Tancredi Falletti, marchese di Barolo. I suoi tratti gentili e il modo di fare mi conquistarono subito, mi innamorai di lui e nel 1807 ci spo- sammo. Dopo il matrimonio vi trasferiste a Torino? Carlo desiderava a ogni costo che la mia presenza rallegrasse il palazzo della famiglia Barolo, così ci spo- stammo a Torino, anche se trascor- revamo parecchi mesi dell’anno viag- giando e ritornando spesso a Parigi. Immagino che, vista la vostra posi- zione, non vi fosse difficile incon- trare personaggi di spicco della cultura e della politica. Questo è vero, incontrammo molti personaggi famosi, ma solo alcuni esercitarono un’influenza positiva sulle azioni caritative messe in atto più tardi da me e da Carlo. Ricordo con piacere l’abate Dupanloup (Félix Antoine Philibert Dupanloup, 1802- 1878) rettore del Seminario di Parigi e grande amico di Federico Ozanam (Frédéric Antoine Ozanam, 1813–1853) fondatore della Società di San Vincenzo, e la marchesa Ade- laide Pastoret (1766-1843) promo- trice e organizzatrice dei primi asili d’infanzia, oppure l’abate Legris-Du- val (René-Michel Legris-Duval 1765- 1819) particolarmente attento al problema del recupero sociale delle così dette «fanciulle perdute». a cura di Mario Bandera 4 chiacchiere con... 23. JULIETTE COLBERT MARCHESA DI BAROLO La devo chiamare col suo titolo no- biliare o col più familiare Juliette? Mi chiami Juliette, come mi chiamava mio marito e come mi chiamavano le persone amiche. Bene, diamoci anche del «tu», così l’intervista diventa più facile. Par- laci della tua infanzia negli anni in cui si scatenava la Rivoluzione francese. Ero bambina quando la Rivoluzione francese si abbatté sulle nostre esi- stenze. La mia famiglia, come quella di tutti i nobili, venne coinvolta nelle vio- lenze che si abbatterono in Vandea, dove eravamo perseguitati dai «sancu- lotti» non solo in quanto nobili ma an- che per la nostra fede cristiana. Per sal- varci fummo costretti a espatriare, prima in Germania, poi in Olanda e quindi in Belgio. I tuoi genitori non persero mai la speranza, anzi, seppero trasmet- terti una fede così forte che con il tempo si caratterizzerà nella tua vita in forme di carità e di solida- rietà veramente notevoli. Nel 1792 ci stabilimmo insieme ad altri fuoriusciti dalla Francia a Coblenza, in Germania, dove i miei genitori vollero che ricevessi un’educazione di prim’or- dine. Grazie quindi a maestri scelti mi formai una cultura largamente supe- riore a quella delle donne del mio tempo e, se devo essere sincera, anche alle donne del mio rango. Rimanemmo in esilio per dieci anni, poi, nell’aprile del 1802, Napoleone concesse l’amnistia a quasi tutti gli esi- liati. Però volle che i nobili frequentas- sero la sua corte a Parigi. D onna straordinaria del nostro Risorgimento, la sua vita precorre il modo di agire dei grandi Santi sociali del Piemonte dell’Ottocento. Nata il 27 giugno 1785 in una nobile famiglia della Vandea francese, terra di forte tradizione cristiana, pronipote di J. B. Colbert, ministro delle fi- nanze di Luigi XIV, il Re Sole, dopo la Rivoluzione francese entra a far parte della corte di Napoleone Bonaparte, dove conosce il marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo. Se ne innamora, si sposano e vanno ad abitare a Torino. Colpita dalla situazione di povertà ed emarginazione che investe vasti strati della popolazione del Regno Sabaudo, comincia a farvi fronte con intraprendenza, determina- zione e… fantasia.

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