Missioni Consolata - Luglio 2014
LUGLIO 2014 MC 75 rIfLESSIONI E faTTI SuLLa LIbErTà rELIGIOSa NEL mONdO - 21 di Luca Lorusso LibertàReligiosa UNAPRIMAVERA SOLO ALL’ INIZIO Le «primavere arabe» hanno suscitato entu- siasmi e retoriche che paiono oggi non com- pletamente giustificati. La libertà religiosa, ad esempio, sembra averne fatte le spese. L’islamologo gesuita Samīr Khalīl Samīr ci racconta ciò che per lui è il grande passo avanti delle rivoluzioni che dal 2011 stanno, ancora oggi, cambiando il volto dell’area medio- rientale. Nonostante le problematiche. «U na “primavera” non consiste nei primi frutti che si possono racco- gliere, spesso acerbi e aspri, bensì nello slancio verso la coscienza democratica che germina nella te- sta di milioni e milioni di persone, in gran parte giovani». Parola di Samīr Khalīl Samīr nell’introdu- zione al suo libretto Quelle tenaci primavere arabe , edito dalla Emi. Gesuita egiziano, Samīr Khalīl Samīr è un islamologo attento ai processi culturali e sociali dell’a- rea mediorientale. Lo intervi- stiamo per farci raccontare quanto, secondo lui, le cosiddette primavere arabe abbiano influito sulla libertà religiosa in quella zona e, in particolar modo, in Egitto. Secondo un recente studio del Pew Research Center , infatti, sembra che l’effetto delle rivolu- zioni sulla libertà religiosa sia stato per lo più negativo. Può fare un bilancio delle cosid- dette «primavere arabe» ini- ziate tre anni fa? «Si sente spesso dire che la prima- vera araba è diventata l’inverno arabo. Però secondo me ciò che si è realizzato negli ultimi tre anni è un cambiamento profondo che porterà delle conseguenze posi- tive anche laddove niente si è fatto, come nella penisola araba. Che cosa sta cambiando? Innanzi- tutto per la prima volta si sa che si può protestare. E non protestare nel vuoto, ma per cambiare. C’è stata l’epoca delle rivoluzioni: nel ’52 in Egitto con Nasser, nel ’54 in Iraq, nel ’58 in Siria. Tutte conseguenze di quella crisi enorme che è stata la creazione dello stato d’Israele. Oggi la gente prende coscienza che quelle rivo- luzioni, di solito militari e autori- tarie, non possono continuare, e dice: “Grazie per ciò che si è fatto, ma adesso è troppo”. © Amr Emam / IRIN
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