Missioni Consolata - Luglio 2014
70 MC LUGLIO 2014 S pesso le cure seguite per il tu- more della prostata hanno quindi gravi ripercussioni sulla vita sociale e di coppia del pa- ziente, oltre che a livello psicolo- gico. In particolare, per quanto ri- guarda la vita di coppia dopo una diagnosi di tumore o di altra grave patologia, è stato recentemente pubblicato uno studio su Cancer (che ha preso in esame tumori ce- rebrali e sclerosi multipla), riguar- dante 515 pazienti da cui è emerso che il 12% delle coppie va incontro a separazione o divorzio, se ad uno dei coniugi viene dia- gnosticato un cancro. In partico- lare tende a separarsi il 21% delle coppie se ad ammalarsi grave- mente (quindi non solo di cancro) è lei, contro il 3% se il malato è lui e si tratta prevalentemente di effetti collaterali variabili, che possono comprendere ginecoma- stia, vampate di calore, impo- tenza e mancanza di desiderio sessuale. Quando il tumore non risponde più alla terapia ormo- nale è ancora possibile passare alla chemioterapia. L’attesa sor- vegliata consiste nel monitorag- gio con Psa dei pazienti più an- ziani o che hanno altri problemi di salute per cui chirurgia o radio- terapia sono controindicate. Va detto che spesso il cancro della prostata cresce molto lenta- mente, al punto da non creare problemi in un paziente già avanti negli anni. Nonostante la sua diffusione, il tumore prosta- tico non è un big killer , come può essere ad esempio il melanoma, che può uccidere in 6 mesi. coppie di giovani. Il cancro, da ma- lattia della persona, diventa quindi malattia della coppia e della famiglia, per il trauma che esso comporta ed i gravi disagi fi- sici e psicologici sia del paziente, sia di chi gli sta accanto. Pur- troppo i pazienti lasciati dal co- niuge vanno più facilmente incon- tro a recidive, perché meno moti- vati a seguire le cure e i controlli con costanza e forse perché più indeboliti a livello immunitario, a causa della sofferenza psicologica. Va detto che, nel caso del tumore della prostata, attualmente, dopo la terapia, è possibile fare ricorso a protesi impiantate chirurgica- mente o a trattamenti farmacolo- gici per ovviare al problema del- l’impotenza, che purtroppo spesso mina l’autostima del pa- ziente (inducendo talora al suici- dio) e il rapporto di coppia. Tutta- via, forse sarebbe meglio aiutare le persone a comprendere un rap- porto si basa su cose diverse dalla sessualità, che sicuramente è im- portante, ma non essenziale. Quando esistono amore vero, af- fetto reciproco e interessi comuni, la limitazione della sessualità è un problema superabile, soprattutto grazie alla consolazione che c’è ancora del tempo da trascorrere insieme, nonostante la malattia. È altrettanto importante essere consapevoli che il proprio valore come persona è immutato, nono- stante la malattia, anzi è maggiore proprio per il coraggio dimostrato nell’affrontarla. Rosanna Novara Topino Note (tecniche) esplicative (1) In particolare, vi sarebbero tre geni coinvolti nell’eziologia di questo tumore: il Rnasel (detto anche Hpc1), la cui mutazione può predisporre a infezioni virali; l’Msr1, importante per la risposta che i macrofagi pos- sono dare agli antigeni esterni e la cui mutazione predispone alle infe- zioni, soprattutto batteriche; il Brca2, il cui prodotto normale è coinvolto nella riparazione di tratti cromosomici danneggiati. (2) Secondo un recente studio di E. Platz pubblicato su Cancer Epidemio- logy, Biomarkers & Prevention dell’«American Association for Cancer Re- search», la presenza di infiammazione cronica nel tessuto prostatico be- nigno è associabile a un aumentato rischio di tumore prostatico più ag- gressivo, anche nel caso in cui il livello del Psa (antigene prostatico speci- fico) sia basso. Lo studio che ha coinvolto 18.882 pazienti ha dimostrato che quelli con il tessuto prostatico benigno infiammato hanno probabi- lità 1,78 volte maggiore di ammalarsi di tumore della prostata e 2,24 volte in più che si tratti di una forma più aggressiva. (3) Nella Iaa è evidente una proliferazione dell’epitelio prostatico con la formazione di gruppi di neoformazioni ghiandolari ben delimitate, senza quadro d’infiltrazione. Nella Pin, che può essere di basso e di alto grado, si osserva una proliferazione epiteliale senza neoformazione ghiando- lare, con formazione di più strati di cellule, che presentano alterazioni nucleari e nucleolari sempre più marcate mano a mano che si va verso il grado più elevato e che presentano notevoli analogie con il quadro ri- scontrabile nell’adenocarcinoma prostatico, la varietà più diffusa di can- cro della prostata. (4) I parametri principali sono: il Psa ematico, il rapporto Psa libero/Psa totale, la Psa velocity, ovvero la velocità con cui il Psa aumenta nel tempo, il Pca3, nuovo marcatore su base genetica (Rna messaggero), il Psma (antigene di membrana prostatico specifico) e il Psap (fosfatasi acida prostatica specifica). Per quanto riguarda il Psa, il marcatore più ri- cercato per effettuare la diagnosi, si tratta di una glicoproteina conte- nuta nelle cellule epiteliali prostatiche acinari e dei dotti sia normali, che neoplastiche. Si ritiene che in presenza di un elevato ricambio cellulare (come avviene nei tumori) ci sia una perdita di coesione tra le cellule epi- teliali e i lumi dei dotti ghiandolari, con conseguente immissione del Psa nel sangue. Madre Terra
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