Missioni Consolata - Luglio 2014

russa sparpagliata per il mondo post-sovietico, hanno fatto subito guardare a questa piccola repub- blica de facto abitata da mezzo milione di persone. Governata per vent’anni dallo stesso uomo, Igor Smirnov, un politico di provenienza sovietica con due grosse sopracciglia brež- neviane, la Transnistria due anni fa ha sorpreso tutti mandandolo in pensione ed eleggendo un gio- vane presidente, Yevgen Ševčuk. Ex presidente del Soviet su- premo, eletto col 75% dei voti, considerato un riformatore, egli rappresenta per molti una spe- ranza di cambiamento. Non sem- brano però esserci passi avanti per una soluzione del problema con la Moldova. A dicembre dello scorso anno, all’inizio delle mani- festazioni in Ucraina e dei passi di avvicinamento della Moldova al- l’Europa, Ševčuk ha presentato al Soviet supremo una proposta di riforma costituzionale per impor- tare nel piccolo paese l’intero corpus legislativo russo. Un passo importante per portare «la Tran- snistria all’interno di un unico mondo russo che favorisca gli in- teressi geopolitici della Russia per la stabilità in tutta la regione», secondo le sue parole. Già nel 2006 il popolo transnistriano si era espresso in favore dell’unione con la Russia in un referendum plebiscitario: i sì erano stati più del 97%. È chiaro che il referen- dum di marzo in Crimea (e la sua successiva annessione da parte della Russia) abbia risvegliato gli animi anche a Tiraspol. Mamma Russia è interessata Il minibus scarica i suoi passeg- geri davanti alla stazione. Tiraspol si trova sulla linea ferroviaria tra Chişinău e Odessa, un tragitto pensato prima che nuove fron- tiere rendessero il viaggio uno stillicidio di fermate e controlli. Sono pochi gli stranieri che si av- venturano fino qui, a parte no- stalgici dell’Urss e amanti di viaggi insoliti. Di norma li trovi tutti alla caffetteria Seven Fri ? TRANSNISTRIA non gli mancavano. Il presidente fece preparare un decreto di scio- glimento della neonata repub- blica, ma rimase sulla sua scriva- nia insieme a mille altre carte. Dopo qualche mese l’Urss non esisteva più. Mentre milioni di ex cittadini sovietici si ubriacavano di libertà e capitalismo, la Tran- snistria issava la bandiera con falce e martello, la stessa che sventola oggi. La Moldova, an- ch’essa appena divenuta stato in- dipendente, ci mise un anno ad accorgersi che quel pezzo di terra oltre il fiume non le apparteneva più. Prima che potesse riprender- sela, l’Armata rossa - che non aveva mai abbandonato la re- gione - imbracciò le armi al fianco degli oltre 300mila russi che vi abitavano. Fu una guerra lampo, morirono alcune decine di per- sone, poi tutto rimase così com’era. La Moldova non rico- nobbe mai l’indipendenza della Transnistria. E un lungo oblio av- volse quest’ultima per più di vent’anni. Fino a oggi. Lo scoppio della rivoluzione in Ucraina ha sottratto di colpo la Transnistria all’invisibilità, por- tandola all’attenzione dei media internazionali. Il colpo di mano in Crimea e i ripetuti proclami del Cremlino in difesa della diaspora

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