Missioni Consolata - Luglio 2014
18 MC LUGLIO 2014 lombo, durante il suo quarto viag- gio, sbarcò a Corn Island, le isole erano abitate dai Kukra, popola- zione indigena ora estinta. I primi contatti con europei si ebbero a partire dal 1660, con l’arrivo di pi- rati francesi, olandesi e inglesi, che iniziarono a portare schiavi africani della Giamaica per lavo- rare nei campi di mais. Altri schiavi fuggirono dalle navi ne- griere e, unendosi alle tribù locali, diedero vita a una popolazione creola di lingua inglese. In poche ore incontreremo molte persone, di varie nazionalità, tra le quali una famiglia con due bimbi, residenti a Moncalieri, To- rino, che da anni lavorano per una Onlus impegnata nella co- struzione di asili nella capitale. Questa volta hanno portato un bagaglio pieno di Lego per i bam- bini adottati a distanza. Miriam è architetto, Mario è un ingegnere con vasta esperienza internazio- nale. Ora stanno pensando di tra- sferirsi in questo paese, dove lo zio di Miriam vive da parecchi anni e dove pare ci siano buone possibilità di lavoro e spazio per investimenti. Gennaio Abbiamo fatto il giro dell’isola con uno dei taxi che girano conti- nuamente e raccolgono chiunque abbia bisogno di un passaggio. Noto numerose chiese, molto fre- quentate. Quella cattolica apre la domenica e il giovedì sera, ma il prete arriva da Bluefields solo a Natale, Pasqua e per comunioni e cresime. Le case sono di legno, col tetto in lamiera, a parte le ville dei «ricchi». Numerose le pensioni e i piccoli hotel, ma la nostra sistemazione mi pare la migliore. La sera arrivano altri ospiti, una bella famiglia spa- gnola, con tre figli. Francisco a Sa- ragozza aveva frequentato i mis- sionari della Consolata ed era partito missionario laico per il Sud America. Ora lavora per le Nazioni Unite e, tra le molte esperienze, questa è la più dura. L’estate scorsa i due ragazzini hanno preso la dengue, malattia che può essere mortale, specie tra i piccoli. Quando piove, le strade di Managua sono difficili da percorrere, in pochi minuti si arriva a un metro d’acqua. stress della vita romana e appas- sionato di cucina. In un ambiente così famigliare, mi trovo bene, ma la notte il rumore del mare vi- cino è inquietante, dovrò abi- tuarmi. Gennaio Stamattina alle sei siamo già sulla strada che porta in paese. Lungo la spiaggia dove cresce anche l’erba, ci sono mucche che pasco- lano. Il locale sul porto apre alle sette e serve per colazione il gallo pinto , riso condito da fagioli scuri e uova strapazzate. È arrivato un piroscafo da Bluefields, stanno scaricando a mano sacchi di zuc- chero. Noto uno strano personag- gio dalla pelle scura, grande naso e un’enorme chioma, bianchis- sima e crespa, che lo rende spe- ciale. Chiedo se posso fotogra- farlo, lui, Denis, sorride compia- ciuto e mi presenta la giovanis- sima moglie e il figlioletto, cui sta dando il biberon pieno di Fanta. La popolazione dei territori orien- tali del Nicaragua è il frutto di im- migrazioni da tutti i continenti. Quando nel 1502 Cristoforo Co- NICARAGUA # Da sinistra a destra: il Francis White comedor, dove domina il rosa; il ri- torno dei pescatori; una delle tante chiesette di sette evangeiche che si sono moltiplicate come funghi in questi ultimi anni. Pagina seguente, da sinistra : la «si- gnora» del Francis White comedor ; la famiglia di Barbara.
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