Missioni Consolata - Luglio 2014
SOMALILAND 14 MC LUGLIO 2014 La secessione La politica dei clan, mai scom- parsa del tutto, era riemersa nelle crepe delle istituzioni demo- cratiche e, nel Nord del paese, era stata abbracciata dagli Isaaq, famiglie di commercianti e alleva- tori, insofferenti all’accentra- mento in mani Darod. Il Somali National Movement (Snm) nac- que all’inizio come forza politica per rivendicare maggiore autono- mia, ma la feroce repressione del regime lo trasformò durante gli anni ’80 in movimento di guerri- glia. Nell’88, Siad Barre autorizzò bombardamenti a tappeto su Hargeisa per domare i rivoltosi (e per puntellare il consenso at- torno al suo ormai decrepito re- gime). Migliaia di profughi si ri- versarono in Etiopia, ma Mogadi- scio non riuscì a completare la di- struzione: nel ’91 il regime so- malo collassò e una miriade di fa- zioni se ne contese le spoglie (e, col passare del tempo, gli aiuti umanitari in arrivo). Lo stesso anno, i leader dell’Snm proclama- rono la resurrezione dell’ex So- maliland britannico, stavolta come Repubblica del Somaliland. La guerra civile dell’88 fu l’atto di mutilazione dal resto della Soma- lia. Nel cuore di Hargeisa, la car- neficina è raccontata in un mura- les sul monumento iconico della città, un piedistallo su cui è issato un Mig somalo, abbattuto dalla contraerea dell’Snm. Il sangue versato alimentò l’aspirazione al- l’indipendenza. Il nuovo Somali- land emerse da una conferenza durata quasi un anno a Borama, una città nell’entroterra, dove leader religiosi, capiclan e politici navigati si riunirono per discutere l’assetto da dare al nuovo paese. Ne emerse un sistema ibrido, che riunisce istituzioni politiche di stampo occidentale, un parla- mento di rappresentanti e uno di anziani, e poi diversi meccanismi giuridici a vario livello. Questa complessa architettura, non priva di tensioni, è per molti la chiave che spiega la relativa stabilità del Somaliland. Sistema in cui gli as- setti interni furono decisi fin dal- l’inizio in consultazioni locali, e non in conferenze internazionali come in Somalia. Il primo presidente Egal, già uomo forte del regime di Mogadi- scio caduto in disgrazia con Siad Barre e rinato come padre dell’in- dipendenza del Somaliland, giocò la carta della supremazia Isaaq, in effetti maggior clan del nuovo stato. Ma ciò alienò i clan Darood dominanti nelle regioni orientali, sul confine con il Puntland, altro brandello di Somalia scampato al caos, ma privo di velleità indipen- dentiste. È qui, nelle regioni di Sol e Sanaag, che la politica si fa an- cora mitra in mano e, per quanto le elezioni del 2011 si siano con- cluse regolarmente secondo gli osservatori internazionali, la ten- sione resta alta. Tanto più da quando circolano voci sulla pre- senza di petrolio nella zona. A Las Canood, capitale di Sol, i leader Dulbahante e Warsangeli, i sotto- clan più influenti, immaginano già una nuova Dubai sul Corno d’A- frica. © Gianluca azzolino
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