Missioni Consolata - Giugno 2014

GIUGNO 2014 MC 53 MC ARTICOLI A colloquio con mons. Luis Infanti de la Mora Acqua, terre, mari, minerali: «Basta con la svendita delle risorse» A differenza del suo primomandato, la presidenta Bachelet non potrà proseguire sulla strada del neoliberismo, dimenticando equità ambientale e sviluppo sostenibile. Oggi è fondamentale porre un freno a imprese invasive e irresponsabili. E la Chiesa non deve farsi comprare dai po- teri economici e politici. Mons. Luis Infanti de laMora, combattivo vescovo dell’Aysén, ragiona secondo una prospettiva teologica, ma senza perdere di vista la concretezza. # A destra : mons. Luis Infanti, vescovo dell’Aysén. In chemodo? «Affiancando le varie organizzazioni e i settori sociali che si sono espressi contro questo progetto. Pubbli- cando una lettera pastorale Danos hoy el agua de cada dia (Dacci oggi la nostra acqua quotidiana), in cui, oltre a presentare con argomentazioni precise i motivi del ri- fiuto di questa iniziativa imprenditoriale, noi abbiamo messo in discussione la proprietà dell’acqua nell’Aysén e in Cile. Con una visione etica e spirituale, abbiamo aiu- tato a prendere coscienza della sua importanza come elemento vitale di sempre maggior rilievo in tutto il mondo. Abbiamo infine evidenziato una sorta di nuova colonizzazione dei paesi del Nord verso i paesi del Sud, una colonizzazione che trasforma l’acqua in una merce emarginando grandi settori della popolazione, condan- nandoli alla povertà se non addirittura alla morte». Lei parla di «merce» e non di «bene pubblico»... «Il tema della privatizzazione dell’acqua (proprietà e ge- stione monopolistica dell’Enel, attraverso la controllata Endesa Chile) è entrato come tema prioritario nella so- cietà cilena e sta dando impulso anche a un movimento per cambiare l’attuale Costituzione politica dello Stato, approvata nel 1980, in piena dittatura di Pinochet e quindi antidemocratica». Gran parte della crescita economica del Cile è fon- data sullo sfruttamento delle proprie risorse natu- rali: risorse minerarie, foreste, acqua, risorse itti- che. Si tratta di uno sfruttamento «sostenibile»? E ancora: è realisticamente possibile avere uno sfruttamento «sostenibile» o si tratta di una contraddizione in termini? «La politica neoliberista in Cile ha aperto le porte alla svendita delle risorse naturali alle imprese multinazionali, le quali fanno i loro in- teressi e si preoccupano solo dei propri gua- dagni. E certamente non delle necessità delle popolazioni. La cosiddetta “responsabilità so- ciale delle imprese” non ha una efficacia reale nei territori e con le comunitá in cui le imprese operano. Prova di ciò sono le continue pro- teste in tutto il Cile contro imprese in- vasive e irresponsabili, appoggiate da legislazioni che le avallano». N ato in provincia di Udine, Luis Infanti de la Mora arriva in Cile nel 1973, all’età di 19 anni, come se- minarista dell’Ordine dei Servi di Maria. Dopo gli studi all’Università cattolica di Santiago, è a Cocha- bamba, in Bolivia, per 8 anni. Ordinato sacerdote, nel 1995 arriva a Coyhaique, capoluogo dell’Aysén, la Patago- nia cilena. Nel dicembre del 1999 è nominato vescovo del vicariato apostolico di Aysén. Mons. Infanti guadagna notorietà internazionale quando si schiera contro il megaprogetto HidroAysén, lottando a fianco delle popolazioni locali e di «Patagonia senza dighe» ( Patagonia sin represas ), un movimento popolare simile a quello «NoTav» degli albori. Una scelta di campo tutt’altro che banale: un vescovo di origini ita- liane si oppone a un’opera che vede proprio l’Italia in prima fila, considerando che l’attore principale di Hi- droAysén è l’Enel, azienda in cui lo stato italiano è l’azio- nista più importante. Mons. Infanti, sul web si legge che HidroAysén - il consorzio tra Enel-Endesa e Colbún (della famiglia cilena Matte) - avrebbe ridimensionato di molto il propriomegaprogetto idroelettrico sui fiumi Baker e Pascua della Patagonia cilena. Ciò risponde al vero o si tratta di malainformazione? «In Aysén l’impresa HidroAysén (italiana e cilena) da vari anni ha progettato 5 grandi dighe per produrre energia idroelettrica in favore delle miniere di rame al nord del Cile, a quasi 3.000 chilometri di distanza. Il me- gaprogetto di HidroAysén è stato finora paralizzato per l’opposizione di grandi settori della popolazione. Oggi ci sono molti segnali che indicano la sua immi- nente morte, anche perché il nuovo governo di Michelle Bachelet sembra contrario alla sua realizzazione. Ricordo che, nel febbraio-marzo del 2012, l’indignazione popolare portò a para- lizzare per 40 giorni tutta la regione, unendo in un’unica voce di protesta Patagonia sin re- presas (Patagonia senza dighe), pescatori, commercianti, studenti, autotrasportatori. In tutto ciò la Chiesa dell’Aysén ha avuto un ruolo rilevante». © T.Dotti - V.Barbieri

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