Missioni Consolata - Giugno 2014
GIUGNO 2014 MC 31 mondo. Con la pochezza degli Apostoli ha fondato la Chiesa. È con la santità che si conquista il cielo, e la fede viene propagata. Ricordiamoci sempre che la fede si è diffusa a macchia d’olio quando i cristiani la celebravano nelle catacombe, mentre ha segnato il passo quando la Chiesa era carica di ricchezze e splendori. Oltre alla contemplazione ti sei addentrato anche nella lettura e meditazione delle Sacre Scritture. La tua prassi di vita ha inciso sul tuo modo di pregare? Più la Parola di Dio mi afferrava, più mi sentivo in sinto- nia con il Signore del creato, con il Padre misericordioso che ama in maniera sconfinata tutti i suoi figli e a lui mi abbandonavo completamente. A mo’ di conclusione di questa nostra intervista, puoi recitare la tua preghiera, quella che ti ha quali- ficato nella Chiesa del XX secolo come un maestro di spiritualità? Con piacere… ripeti con me: «Padre mi abbandono a te, fa di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me, e in tutte le tue creature: non desidero nient’altro, mio Dio. Rimetto l’anima mia nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. È per me un’esigenza di amore, il donarmi a te, l’affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché tu sei mio Padre». Il primo dicembre del 1916 l’umile dimora di Charles De Foucauld fu saccheggiata da predoni sbandati del de- serto. Giorni dopo il suo cadavere fu ritrovato abbrac- ciato all’Ostensorio che conteneva ancora le particole consacrate. Benedetto XVI l’ha beatificato il 13 novembre 2005. don Mario Bandera Missio Novara Dove avvenne qualcosa di importante per te… Precisamente. Fu proprio in quel viaggio che decisi di di- ventare monaco. Al ritorno in Francia, nel gennaio del 1889 entrai nel monastero trappista di Nostra Signora delle Nevi nella diocesi di Viviers, dove mi venne dato il nome di Alberico Maria. Però la tua ansia e ricerca di Assoluto ti spingeva al- trove, non è vero? Nel 1901 fui ordinato sacerdote e il 28 ottobre dello stesso anno ritornai in Africa e mi stabilii a Benis-Abbes, una zona situata proprio dove passava il confine fra Alge- ria e Marocco. Nel 1905 mi spostai a Tamanrasset dove costruii una piccola dimora in cui potevo fare le mie me- ditazioni, scrivere, contemplare la creazione e dialogare con le persone che il Signore mi faceva incontrare. Il silenzio e la vastità del deserto favorivano la con- templazione del mistero di Dio? Sì. Passavo ore e ore contemplando quello che mi circon- dava, tutto ciò che vedevo e ascoltavo, dal colore can- giante della sabbia del deserto che mutava alla luce del sole delle diverse ore della giornata, al sibilare del vento che mi parlava di Dio. Entrai col tempo in un rapporto in- timo con Lui, vivevo una spiritualità che andava sempre più concentrandosi sul Cristo Crocifisso e l’Eucaristia. Se non vado errato, cucisti sulla tua tunica bianca un cuore rosso di stoffa sormontato da una croce. Era un modo silenzioso, profondamente efficace, di dare testimonianza dell’amore di Dio e di Gesù suo figlio che aveva effuso lo Spirito dopo il sacrificio della Croce sull’u- manità intera. Tu accoglievi ogni persona che passava da Taman- rasset. Un modo sincero e profondo per offrire ospi- talità e dare testimonianza della tua fede cristiana. A tutti quelli che passavano di là, qualunque religione professassero, mi presentavo loro come un «fratello uni- versale». A tutti davo accoglienza e ascolto, e cercavo di intavolare un dialogo pieno di rispetto e di compren- sione. Oggi riflettendo sui molteplici modi di annunciare il Vangelo, scopriamo che il tuo è quello più conge- niale per avvicinarci alle popolazioni di lingua, cul- tura e fede diversa. La testimonianza che io offrii in un angolo sperduto del deserto del Sahara non aveva come obiettivo la conver- sione della gente. Era piuttosto centrata sul fatto che, come discepolo di Gesù di Nazareth, non potevo fare al- tro che dare lode al mio Dio, dare ragione della speranza e della fede che era nel mio cuore e, come dice San Pie- tro, e cercare di esprimere sempre rispetto e tenerezza. Certo, se si pensa alle «conversioni» di interi popoli avvenute nei secoli passati con la coercizione e la spada, c’è da restare allibiti per la disarmante sem- plicità con cui hai presentato la fede in Cristo Gesù. Quello che apparentemente può essere ritenuta un’inu- tile perdita di tempo o un modo di fare che non dà nes- sun risultato nell’immediato, se vissuto con amore e de- dizione, risponde invece a una potente logica evangelica, quella del seme che muore per dare molto frutto. Il tuo modo di agire, il tuo carisma, hanno dato ori- gine a una spiritualità cui si ispirano diversi Istituti e Congregazioni che fanno della preghiera e della te- stimonianza silenziosa uno dei cardini preziosi per annunciare Cristo Crocifisso. Il Signore edifica meraviglie servendosi della nostra po- vertà. Con la sua morte in croce Gesù ha salvato il
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