Missioni Consolata - Giugno 2014

lombo voleva provare che la terra è rotonda. Ma in Africa lo sape- vamo da lungo tempo. Avevamo pure degli strumenti, il laye , che è rotondo. Laye , vuole dire uni- verso in lingua yoruba in Nigeria, ma è della stessa radice di Ayi da cui deriva Ayiti (Haiti in creolo). Ayi vuol dire la terra, Ayi-ti, ov- vero questa terra è nostra. Il po- polo fon in Benin, ha lo stesso termine. E abbiamo anche delle divinità: la madre dell’universo è mambo Delayi ». Spiritualità e razionalità Da ingegnere chimico a capo su- premo del vodù 7 . Sembra difficile conciliare una parte così razio- nale con una spirituale e irrazio- nale. «Siamo qui in quattro persone, ma nel vodù diciamo che siamo qui in quattro spiriti: sono i nostri spiriti a essere seduti a questa ta- vola. Possiamo dire che ci sono i nostri corpi; ma tutto il lavoro che facciamo, ad esempio il video che state girando, è una produ- zione spirituale. Il vostro corpo non fa altro che aiutarvi in questa produzione. La mano tiene la te- lecamera, il cervello aiuta lo spi- rito. Riflette sulle cose poi le rea- lizza. E i nostri spiriti sono ben più grandi di quello che vediamo se- duto sulla sedia. O ancora: una persona che rispettiamo, ci sa- luta, ci dà la mano, saluta la no- stra dignità, ovvero lo spirito, non il corpo. Abbiamo diritto al ri- spetto perché è una particella dello spirito di Dio che abbiamo nelle mani. Siamo spiriti. Si veda Dambala-Wèdo, il dio serpente. Il suo vévé 8 rappresenta due ser- penti: è proprio per ricordare che siamo spiriti. E come il serpente, lasciamo il nostro corpo “in die- tro” periodicamente, ma la no- stra vita continua. Siamo figli di Dio: come è possibile che un figlio di Dio possa morire? Dio è la per- fezione. Prima di tutto lavoriamo per diventare perfetti. Per questo ci ha dato un corpo imperfetto, ma noi ci impegniamo per aiu- tarlo nel suo lavoro, la grande opera di Dio che è la creazione. Mantenere vivente tutto quello che c’è intorno a noi, il sole la luna, le stelle, gli alberi, il mare: il mondo. È per questo che siamo qui. Siamo stati creati da Dio che è perfetto. Ci serviamo delle nostre imperfe- zioni per migliorarci in continua- zione, in modo da diventare un po’ come lui. Anche se mentiamo, rubiamo, ecc. Questi sono errori di “prima nascita”, ma ci miglio- riamo con l’esperienza. Riusci- remo, siamo figli di Dio. Tutti vanno in paradiso. Bruciare gli spiriti non è possibile, le anime non hanno sostanza». Nel vodù un ruolo centrale è gio- cato dai sacerdoti: hougan (o hungan ) gli uomini e mambo le donne. «Si diventa hougan solo attra- verso l’iniziazione. Il che vuol dire prendere coscienza che si è spi- rito. Che si può vivere come per- sona, come faccio in questo mo- mento, oppure è il mio spirito che prende il posto e tutto diventa più grande, più straordinario. Ognuno di noi ha i suoi spiriti, io ho i miei, voi avete i vostri. Qui ad Haiti conosciamo questi spiriti, ma negli altri paesi, come in Eu- ropa, si impara a evitare gli spiriti, a non riconoscerli, e si pensa che del vodù. «È molto triste che il vodù non sia stato promosso, perché il vodù è l’anima stessa degli haitiani. È a causa del vodù che un haitiano è haitiano. Tutte le abitudini che abbiamo, i nostri usi e costumi sono vodù. Tutta la saggezza degli haitiani è rinchiusa nella tradizione e nei termini vodù, e soprattutto nelle para- bole vodù. È in queste che tro- viamo il modo in cui comportarci non solo l’uno con l’altro, ma con gli stranieri. Grazie a esse cono- sciamo il nostro posto nel mondo: con il sole, la luna, le stelle, gli alberi, gli animali, il mare, tutto quello che ci cir- conda. È nel vodù che troviamo tutte queste relazioni. Perseguitando o anche non valo- rizzando la religione «hanno im- pedito al paese di svilupparsi. Perché non ci si può sviluppare che a partire da se stessi, da ciò che si è, non a partire da un altro. È come lo sviluppo della persona umana, che avviene da se stessa. Ma bisogna essere in forma, è così che si va avanti nella vita. Bloccando questa crescita hanno fermato il paese e la sua evolu- zione». Gli errori degli europei Prima dell’arrivo degli europei, sull’isola vivevano indigeni e non africani. I loa non erano presenti. «Gli spiriti vodù non possono ve- nire che con le persone vodù, sono sempre le persone a fare da veicolo. C’è stata una serie di er- rori commessi da Cristoforo Co- lombo. Ad esempio nel credere che ad Haiti vivesse una razza di- versa, che hanno chiamato “pelle rossa”. Uno dei più grandi errori della storia: non c’è mai stata una razza dalla pelle rossa. C’era gente che abitava qui, in un clima tropicale. C’erano zanzare, e così si cospargevano di un unguento ricavato dai semi rossi di una pianta locale. Questo li proteg- geva. Solo molti anni più tardi si è scoperto che sulla terra e nell’u- niverso c’è una sola razza, detta la “razza umana” e anche quelli che parlano di neri, bianchi e gialli hanno solo creato categorie che non esistono, a uso e con- sumo dei razzisti. Sempre Co- HAITI 18 MC GIUGNO 2014

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