Missioni Consolata - Giugno 2014
COMUNICAZIONI 14 MC GIUGNO 2014 Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro Cari fratelli e sorelle, oggi viviamo in un mondo che sta diventando sempre più «piccolo» e dove, quindi, sembrerebbe essere facile farsi prossimi gli uni agli altri. Gli sviluppi dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione ci stanno avvici- nando, connettendoci sempre di più, e la globalizza- zione ci fa interdipendenti. Tuttavia all’interno dell’u- manità permangono divisioni, a volte molto marcate. [...]. In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinno- vato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più digni- tosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. [...] La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno rag- giunto sviluppi inauditi. In particolare Internet può of- frire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio. Esistono però aspetti problematici: la velocità del- l’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. La varietà delle opinioni espresse può essere percepita come ricchezza, ma è anche possibile chiu- dersi in una sfera di informazioni che corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, o anche a deter- minati interessi politici ed economici. L’ambiente comu- nicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a diso- rientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso. Questi limiti sono reali, tuttavia non giustificano un ri- fiuto dei media sociali; piuttosto ci ricordano che la co- municazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica. Dunque, che cosa ci aiuta nell’am- biente digitale a crescere in umanità e nella compren- sione reciproca? Ad esempio, dobbiamo recuperare un certo senso di lentezza e di calma. Questo richiede tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare. Ab- biamo anche bisogno di essere pazienti se vogliamo capire chi è diverso da noi: la persona esprime piena- mente se stessa non quando è semplicemente tolle- rata, ma quando sa di essere davvero accolta. [...]. Come allora la comunicazione può essere a servizio di un’autentica cultura dell’incontro? [...] Queste do- mande si riassumono in quella che un giorno uno scriba, cioè un comunicatore, rivolse a Gesù: «E chi è mio prossimo?» (Lc 10,29). [...] Trovo una risposta nella parabola del buon samaritano, che è anche una parabola del comunicatore. Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa pros- simo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospet- tiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio si- mile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come «prossimità». [...]. Non basta passare lungo le «strade» digitali, cioè sem- plicemente essere connessi: occorre che la connes- sione sia accompagnata dall’incontro vero. Non pos- siamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. [...] Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali. Lo ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzia- lità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è rag- giungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di uma- nità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza. Anche grazie alla rete il mes- saggio cristiano può viaggiare «fino ai confini della terra» (At 1,8). Aprire le porte delle chiese significa anche aprirle nell’ambiente digitale, sia perché la gente entri, in qualunque condizione di vita essa si trovi, sia perché il Vangelo possa varcare le soglie del tempio e uscire incontro a tutti. Siamo chiamati a te- stimoniare una Chiesa che sia casa di tutti. Siamo ca- paci di comunicare il volto di una Chiesa così? La co- municazione concorre a dare forma alla vocazione missionaria di tutta la Chiesa, e le reti sociali sono oggi uno dei luoghi in cui vivere questa vocazione a risco- prire la bellezza della fede, la bellezza dell’incontro con Cristo. Anche nel contesto della comunicazione serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad ac- cendere il cuore. [...]. Francesco ____________________ Passaggi selezionati dal messaggio di Papa Francesco per la «Giornata delle Comunicazioni Sociali 2014». Il testo com- pleto si può leggere su www.vatican.va © Mach Jimmi Joe 2014
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