Missioni Consolata - Maggio 2014
DAI LETTORI Cari mission@ri MAGGIO 2014 MC 5 scindere dai loro delitti. 2 e 3- Non è il luogo que- sto per una «disputa bibli- ca». Ciascuno può citare versetti o capitoli interi della Scrittura per avvalo- rare la propria posizione (addirittura Satana lo fa in Lc 4). Noi facciamo solo due brevi esempi (speran- do di non fare come Sata- na). Gesù in Mt 5,38 dice: «Avete inteso che fu det- to: “Occhio per occhio e dente per dente”; ma io vi dico di non oppporvi al malvagio; anzi...»; e in Lc 23,34: «Padre, perdona- li». Inoltre, se volessimo credere a un Dio che puni- sce, sarebbe Lui a farlo, non l’uomo. Il «pentimen- to» - o per lo meno la li- bera disponibilità a rimet- tersi in gioco - da parte del reo è necessario per l’avvio di una pratica di giustizia riparativa. Il pen- timento quindi non è e- scluso, anzi, la giustizia riparativa promuove la possibilità di un penti- mento autentico, che sia un atto libero e responsa- bile, non un atto indotto dalla costrizione, dalla paura della punizione, o dal premio sperato (come è tipico della giustizia re- tributiva-punitiva). 4- Nel dossier non si dice che il carcere non serve e che va abolito, anzi, a pa- gina 39 viene affermato: «Chi è pericoloso deve es- sere separato», aggiun- gendo poi che «la separa- zione dovrebbe essere mirata a prevenire l’effet- tiva pericolosità. Non è lo- gico, né utile, ricorrere al carcere anche per chi non lo è. Nei confronti di chi è pericoloso, la limitazione della libertà di movimento deve però essere model- lata caso per caso, e non deve essere accompagna- ta dalla limitazione, o ad- dirittura esclusione, delle altre libertà fondamentali BEATO L’UOMO CASTIGATO? Il dossier «Giustizia ripa- rativa», per quanto lungo e articolato non dice al- cune cose che a mio mo- desto avviso sarebbe sta- to meglio dire. 1 - Ammesso che i car- cerati «effettivamente pericolosi» siano il 20% del totale non mi pare opportuno definire «pic- cola» una percentuale così. Un conto è chiarire che la gran parte della popolazione carceraria è costituita da persone che meritano più rispetto, più credito, più fiducia, un altro è dire che la mino- ranza è esigua. 2 - Nella Bibbia punizio- ne, castigo, espiazione e giudizio non sono paro- lacce. Il Dio che castiga non è in contraddizione col Dio che ama, che perdona, che salva: «Beato l’uomo che tu ca- stighi Signore», recita il Salmo 93, che può esse- re tradotto anche con «Beato l’uomo che tu i- struisci Signore». Qual è la traduzione giusta? So- no giuste entrambe, per- ché l’originale greco pai- deuo può essere tradotto con castigo, punisco, ma anche con: educo, am- maestro, istruisco, adde- stro. […] Come facciamo a dire che nella Bibbia Dio non punisce? Se Dio vuole castigare, purifica- e, decontaminare, […] hi siamo noi per conte- starglielo? […] Chi siamo noi per dire che «non sappiamo cos’è la giusti- ia», come se la Parola di Dio fosse incompren- sibile, come se l’inse- gnamento della Chiesa osse roba alla portata di una piccola élite? […]. 3 - Gesù nel Vangelo non parla mai del castigo e del giudizio di Dio come di sovrastrutture create dagli uomini, ma come di atti di giustizia, di amore e di solidarietà con chi è stato angariato, ferito, u- miliato. E, quando parla di pentimento, di contri- zione, di cilicio (cfr. Mat- teo 11, 21-26), non ne parla mai come di optio- nal e neppure come di residui di religiosità gret- ta e antiquata. I castighi di Dio sono sempre retti, equi, perfetti, ineccepibi- li. Se gli uomini non li ri- conoscono come tali vuol dire che sono ancora pri- gionieri del loro orgoglio, della loro arroganza, della loro superbia. 4 - Se non è bello fare di tutta l’erba un fascio con i carcerati, non è giusto farlo per i luoghi di de- tenzione. […] ci sono e- sempi di professionalità, di abnegazione, di eccel- lenza. […] Che senso ha dunque dire che il carce- re non serve e bisogna a- bolirlo? Bisogna fare in modo invece che tutti i luoghi di rieducazione […] raggiungano i livelli di eccellenza che finora solo alcuni hanno rag- giunto […]. 5 - Ormai del ritornello «ce lo chiede l’Europa» ne abbiamo fin sopra i capelli, chi vuol fare eu- ropersuasione deve spe- cificare nome e cognome di chi brontola, minaccia, tuona e sanziona. Dopo quello che è accaduto in questi ultimi anni solo u- na persona molto disat- tenta, molto disinforma- ta o molto in malafede può continuare a equivo- care tra la sacrosanta a- spirazione a un’Europa pacificata, unita, equa, solidale e l’Europa delle grandi speculazioni ban- carie camuffate sotto le spoglie del rigore, del ri- sanamento, dell’efficien- za, del consolidamento dell’Euro. Non basta la- mentare che 29 miliardi di euro in dieci anni sono troppi per un sistema pe- nitenziario come il no- stro, bisogna intervenire laddove vi sono stati abu- si, sprechi, malaffare, clientelismo e corruzio- ne. […] Francesco Rondina Email, 21/02/2014 Caro sig. Rondina, la ringraziamo per la sua lettera e ci scusiamo per averla dovuta tagliare. Speriamo di aver lasciato le parti sostanziali delle sue obiezioni, alle quali è impossibile rispondere se non rimandando a una ri- lettura del dossier e ai li- bri lì citati. Qui abbozzia- mo solo qualche spunto di riflessione seguendo la numerazione da lei usata. 1- L’aggettivo «piccola» nasce da una reazione al pensiero che il corrispet- tivo 80% di detenuti non pericolosi, circa 50mila persone tenute in carcere, senza una reale neces- sità, in condizioni disuma- nizzanti, sia una quantità decisamente «grande». Non diciamo che gran parte dei carcerati meriti- no più rispetto, diciamo di più: che tutti i carcerati ne hanno diritto (il diritto non si merita, si ha per il solo fatto di esistere), a pre-
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