Missioni Consolata - Maggio 2014
DOSSIER MC MALINDI qui con un forte desiderio di rivincita perché, sì, siamo un po’ più anziani, ma pur sempre uo- mini. Forse ancor più sensibili di un tempo ai piaceri del vivere, alle emozioni, ai sentimenti. Non siamo degli illusi, non pretendiamo travol- genti passioni, tutto ciò che cerchiamo è un po’ di tenerezza, e se questo ci costa qualche spic- ciolo, va bene lo stesso. Se la bella «studentessa» nera non cade in to- tale deliquio per noi, pazienza, purché ci dia solo un grammo d’affetto, anche se intriso di una certa dose di finzione. C’è davvero del male in questo? Dobbiamo pro- prio auto condannarci, come forse vorrebbero i molti benpensanti, a spegnerci nelle panchine dei parchi pubblici, tediati dalle insopportabili storie nostre e dei nostri coetanei ripetute al- l’infinito? Oppure assoggettarci alle litigate ca- tarrose sui terrapieni delle bocciofile, sui tap- peti verdi delle partite a scopa e dei «bingo» parrocchiali? No. Sarebbe un tramonto grigio che non meri- tiamo da questo mondo frettoloso e indiffe- rente. Quel mondo l’abbiamo costruito noi con fatica e sacrificio e oggi per quelli che l’hanno ereditato non siamo altro che ingombranti, inu- tili fardelli. Allora veniamo in Kenya. Ci rinnoviamo nel fi- sico e nello spirito. Andiamo a ballare, pescare, nuotare e se qualche bella «studentessa» ci of- fre la sua compagnia, l’accettiamo senza troppe remore. Abbiamo una sola vita da vivere, vivia- mocela tutta, e al meglio. S mettiamo ora i panni dell’anziano turi- sta, e torniamo in noi: tutto questo è umanamente comprensibile, ma ciò non toglie che comporti non pochi rischi. Guardiamo intanto alla nostra situazione fami- liare: siamo rimasti soli al mondo? Siamo certi che la «studentessa» non sia sfruttata o spinta tra le nostre braccia dall’indigenza più che dal- l’amore per noi? Allora non ci sono problemi, salvo quelli che possiamo auto infliggerci con comportamenti maldestri; ma se, ad esempio, abbiamo una famiglia e dei figli, le cose cam- biano radicalmente. Abbiamo delle responsabi- lità e se è vero che il nostro diritto alla felicità (o a ciò che ci sembra tale) è indiscutibile, lo stesso vale per le persone che hanno con noi sinceri rapporti affettivi. Il nostro dovere è di non ferirli con comportamenti dissennati ed egoistici. Se della bella «studentessa» ci innamoriamo sul serio, abbiamo già fatto un passo ad alto ri- schio, ma se ci convinciamo che anche lei si è innamorata perdutamente di noi, allora ab- MAGGIO 2014 MC 41 sfogarsi confidandosi con le persone che gli sono care. Certo non con la propria moglie, men che meno con la propria figliola. Allora al poveretto non resta che rifugiarsi tra i propri coetanei - al- meno tra quelli che soffrono della stessa patolo- gia - e lì, tra loro, sfogarsi a dovere liberandosi del magone che lo opprime. Attenzione, però, che non sentano i più giovani, perché trafigge- rebbero il gruppo con sguardi disgustati, pro- rompendo nuovamente in un velenoso: «Ma senti che schifezze si raccontano questi vec- chietti!». È vero. Tutto ciò è profondamente ingiusto. Non è colpa nostra se una natura birbante, irri- spettosa e anche un po’ sadica, lascia che in un corpo malandato sopravvivano gli stessi iden- tici desideri di un corpo e di un cuore giovani. E allora che si fa? Semplice: si emigra in Kenya, dove l’età non è un ostacolo e dove le belle «stu- dentesse» non ci passano attraverso ma, anzi, ci arpionano con graziosi ammiccamenti. C erto, lo spettacolo che forniamo non è dei più edificanti, ma in fin dei conti, chi se ne frega? Riscoprirsi giovani e an- cora capaci di provare emozioni così in- tense, val bene il costo di qualche malevolo pet- tegolezzo. Così si emigra in Kenya. E si viene
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=