Missioni Consolata - Maggio 2014
mare e avventure nei favolosi parchi naturali, e quelli che sbarcano alla ricerca della vacanza esotica e magari trasgressiva. Una comunità va- riegata. Alcuni residenti storici della costa, che mal sof- frono la presenza di mafiosi e investitori senza scrupoli, hanno fondato una decina di anni fa il periodico « Out of Italy , la voce italiana dall’A- frica», una rivista di 48 pagine a colori che viene pubblicata senza una cadenza troppo fissa. Il suo direttore è Franco Nofori, un italiano or- mai ultrasessantenne, vivace, schietto, un po’ vecchia maniera e attaccato ai valori di un tempo, con un buon senso dell’humor e dell’au- toironia. Da alcuni anni è un attivo membro del Comites (eletto dagli iscritti all’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero) e collabora col consolato di Malindi per risolvere i problemi di tanti connazionali, turisti e non. I n questo dossier a molte mani, riprendiamo, e integriamo, alcuni articoli di «Out of Italy» che stigmatizzano uno dei tratti più negativi della presenza europea sulla costa del Kenya: il turismo sessuale. In un italiano collo- quiale, qualche volta anche irriverente, con un po’ in autocelebrazione e qualche generalizza- zione, forse nell’ansia di strizzare l’occhio ai pro- pri lettori e di distanziarsi da quegli «altri» ita- liani che umiliano il nome del nostro paese, gli autori mettono a nudo una triste realtà. Pur non condividendo tutto quello che scrivono, rite- niamo interessante leggere come essi stessi ve- dono quel pezzo di Kenya. Redazione MC «OUT OF ITALY» GLI ITALIANI IN KENYA DI REDAZIONE MC 36 MC MAGGIO 2014 I n Kenya vive una numerosa comunità ita- liana. Probabilmente più di tremila persone, visto che tale è il numero necessario per co- stituire i Comites (Comitati per gli Italiani residenti all’estero). La comunità è variegata. Oltre a missionari e missionarie (oltre 500 fino a pochi anni fa), ci sono gli Italiani nati in Africa (Etiopia, Eritrea e Somalia) che si stabilirono nel paese dopo la guerra; tra di essi diversi ex soldati che, finita la prigionia, trovarono lavoro nelle fattorie o inizia- rono attività in proprio. Il numero dei «vecchi» italiani, un tempo così alto da avere una propria parrocchia italiana con sede a Nairobi sotto la responsabilità dei missionari della Consolata, oggi è molto ridotto anche per semplici ragioni anagrafiche. Ci sono poi quelli arrivati con le grandi compagnie industriali italiane come Agip, Alitalia, Impresit e altre, e si sono stabiliti nel paese impegnandosi nell’industria, nell’edilizia e nei servizi. E c’è il personale dell’ambasciata e dei vari organismi internazionali, essendo Nai- robi anche sede dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Questo personale è in continuo cambiamento e movimento. Non mancano dei pensionati che si ritirano in Kenya per passare gli ultimi anni della loro vita in un clima mite come quello dell’altopiano di Nairobi. C’è anche, purtroppo, un piccolo gruppo di persone fuggite dalla giustizia italiana e discretamente mimetiz- zate nel vasto mondo degli espatriati. Con loro prosperano anche i cacciatori di fortuna, gli amanti dell’avventura, gli impresari senza scru- poli, gli approfitattori, i mafiosi... A Malindi e sulla costa da Lamu a Mom- basa vive una nutrita comunità di espa- triati italiani. Accanto ai residenti di lungo corso, ci sono i nuovi arrivati, come quelli che decidono di provare a investire nel paese, a ragion veduta o ammaliato da ingan- nevoli passaparola. Ci sono poi i turisti: quelli che vanno a Malindi regolarmente, magari ospiti di amici residenti, quelli che vanno nei villaggi vacanze coi viaggi organizzati che promettono
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