Missioni Consolata - Aprile 2014
80 MC APRILE 2014 grandi fiumi della Cina di navi a vapore. Provenendo da una famiglia di tessitori guardavo con apprensione il rifiuto che i cinesi avevano verso i nuovi macchinari per i tessuti: filatoi, telai, ecc., loro pensavano che tutte queste novità avrebbero tolto posti di lavoro. Importando queste nuove tecnologie gli europei davano allora l’impressione di voler impadronirsi della Cina. Proprio così. Il problema vero era che questa rivolta dal basso aveva un’ideologia semplice e terribile allo stesso tempo: tutto ciò che non era cinese era malefico. Anche la religione cristiana portata dai missionari che venivano dal- l’Europa, venne assimilata al rifiuto totale che i cinesi ave- vano verso ciò che non apparteneva alla loro cultura. Quest’odio era solo verso gli europei o era indiriz- zato anche verso quei cinesi che si erano convertiti al cristianesimo? La gente che aderì al messaggio cristiano pagò un prezzo altissimo, perché se gli stranieri erano odiati in quanto stranieri, i cinesi che avevano abbracciato il cristianesimo erano accusati di tradimento dei valori della cultura ci- nese. Furono uccisi a migliaia. Man mano che le violenze e gli eccidi di convertiti aumentavano e i dispacci delle am- basciate ai governi europei s’infittivano, venne presa la de- cisione di raggruppare tutte le Legazioni Diplomatiche in un unico quartiere e di mandare una squadra navale con dei reparti militari per la difesa degli stranieri. Questa misura però non ottenne il risultato previsto. Infatti il governo cinese già xenofobo di per suo conto, non poteva accettare la presenza di militari stranieri armati sul proprio territorio; per questo i crimini dei Boxer vennero tollerati e persino giustificati dalle autorità cinesi. Questo naturalmente ebbe un’immediata ripercussione anche nelal vostra zona. Certamente, Nella nostra provincia, dopo che uccisero fra Cesidio Giacomoantonio (4 luglio 1900), iniziarono pe- staggi, saccheggi e uccisioni di stranieri, missionari e cri- stiani cinesi. Con conseguenze tragiche per di voi. Informato di quello che stava accadendo, mons. Fantosati, il mio vescovo, nonostante fosse conscio dei pericoli che correva, decise di ritornare nella sua sede episcopale, io ovviamente lo accompagnai. Alla dogana di Hen-tceu-fu fummo riconosciuti come stranieri e missionari, fatti scen- dere dal barcone su cui viaggiavamo e circondati da una folla assatanata urlante e minacciosa. Fummo immediata- mente investiti da calci e pugni e colpiti con dei bastoni. Eravate arrivati quindi alla fine della vostra vita missionaria e anche di quella terrena. Mentre ci percuotevano, riuscimmo a pregare e fare il Se- gno della Croce, quindi ci abbracciammo mentre i nostri carnefici si accanivano selvaggiamente su di noi. Al cul- mine del nostro martirio, alcuni pagani esclamarono: «Questi stranieri erano veramente giusti!». Il 7 luglio 1900 i corpi senza vita di Mons. Antonino Fan- tosati e di fra Giuseppe Maria Gambaro, vengono gettati nel fiume Siang, quindi ripescati e bruciati per impedirne la sepoltura. Nel dicembre 1926 si avvia la causa di beati- ficazione per un gruppo di 29 cristiani uccisi durante la ri- volta dei Boxer. Il 1° ottobre del 2000, Giovanni Paolo II eleva alla gloria degli altari 120 martiri della Cina di tutti i tempi, tra loro, Mons. Fantosati, padre Giacomoantonio e padre Giuseppe Maria Gambaro. Don Mario Bandera - Direttore Missio Novara A dire il vero la scelta della Cina è stata più legata a una co- scienza che si andava sempre più accentuando nella Chiesa per quella grande e popolosa nazione dove ancora non era risuonata la buona notizia del Vangelo. Erano i tempi in cui mons. Guido Conforti, Vescovo di Parma, fon- dava l’Istituto Missionario dei Saveriani con il compito principale di evangelizzare la Cina. Quindi invece di innamorarti dell’Africa o dell’A- merica Latina, sognavi di metterti al servizio del popolo cinese per far conoscere loro il messaggio di amore e di misericordia di Gesù. Proprio così. Quando discutevo sulle missioni con gli altri frati miei compagni, il mio pensiero correva sempre verso la Cina piuttosto che verso l’Africa o altre zone parimenti bisognose dell’annuncio del Vangelo perché pensavo e ri- pensavo a quella sterminata popolazione alla quale man- cava la conoscenza del messaggio di salvezza di Gesù Cri- sto. Quando sei arrivato in Cina che realtà hai trovato? Io arrivai a Shangai nel marzo del 1896. Qualche anno prima il Giappone aveva invaso la Cina che era sì un grande impero, ma a causa della corruzione dilagante, di arroganti potentati locali e della debolezza della casa im- periale, non era più in grado di garantire ordine e tranquil- lità alla sua immensa popolazione. Se capisco bene, l’Impero di Mezzo, come allora era chiamata la Cina, era in piena decadenza, come l’Impero Ottomano, imperi che proprio per la loro vastità, dopo aver conosciuto secoli di splen- dore, cominciavano a disintegrarsi. A quei tempi l’Impero cinese sotto la dinastia Manchù era in piena decadenza e alla mercé delle potenze coloniali emergenti: inglesi, russi, giapponesi, tedeschi, facevano a gara per spartirsi miniere e appalti per la costruzione di strade e ferrovie e per avere concessioni territoriali in cui estendere la loro influenza. Tutto ciò alimentava nella po- polazione un astio crescente nei confronti di quelle po- tenze che si traduceva in odio puro e semplice verso tutti gli stranieri. Del resto le potenze presenti in Cina attua- vano una sistematica violazione delle millenarie tradizioni e regole di comportamento locali, e gli occidentali, anche se compivano abusi e crimini, non venivano perseguiti per- ché godevano di immunità. L’odio e il risentimento della gente si trasformava in atteggiamenti ostili nei confronti degli europei? Diciamo che con la «Guerra dell’oppio» (due conflitti, svol- tisi dal 1839 al 1842 e dal 1856 al 1860) l’imperialismo eu- ropeo più bieco era stato impiantato in Cina. Da allora la situazione era andata peggiorando. Da un atteggiamento di rifiuto si passò in breve tempo a una violenza contro im- prese e aziende estere e i loro dipendenti, e anche contro missionari e cinesi che si erano convertiti. La popolazione era visceralmente accomunata da un odio collettivo con- tro gli stranieri, percepiti come nemici che volevano stra- volgere usi e costumi del popolo cinese. è da lì che prese il via la rivolta dei Boxer? Sì. Questo termine inglese veniva usato in Cina per indi- care uno che combatte a pugni nudi, perché alcuni rivol- tosi avevano una certa pratica di arti marziali, ma manca- vano totalmente di armi. I Boxer raggruppavano contadini senza terra, artigiani, piccoli funzionari, ecc., essi vede- vano con autentico terrore l’ampliamento della rete ferro- viaria, la costruzione di linee telegrafiche e la comparsa sui 4 chiacchiere con...
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