Missioni Consolata - Aprile 2014
regione con il più alto tasso di disoc- cupazione al Nord (9,8% nel 2013); l’agricoltura dà ancora lavoro ma ov- viamente non nel contesto urbano del capoluogo piemontese, dove i settori colpiti dalla crisi sono l’edili- zia, in cui tendono a concentrarsi i lavoratori di origine rumena, l’indu- stria e il settore manifatturiero, nei quali le comunità di migranti mag- giormente rappresentate sono quella marocchina e quella alba- nese. «Il problema occupazionale», continua Durando, «si traduce facil- mente in un problema abitativo sia per i cittadini di origine italiana che per gli stranieri, e per i migranti la marginalità economica diventa an- che giuridica, con la perdita dei per- messi di soggiorno: nel 2012 i per- messi persi sono stati maggiori dei permessi di ingresso». Categorie speciali: rifugiati e titolari di protezione internazionale All’interno della comunità dei mi- granti ci sono poi delle categorie speciali: i rifugiati e i titolari di prote- zione internazionale. Per quanto ri- guarda i rifugiati, il ministero dell’in- terno guidato da Angelino Alfano, nel 2013, aveva aumentato da tre- mila a diciottomila il numero dei ri- chiedenti asilo che potevano essere accolti. Ma i tempi di accoglienza, l’arretrato, l’accumulo di richieste e economica si fa sentire con tale forza da spingere talvolta gli immi- grati stessi ad abbandonare l’Italia per rientrare nei paesi d’origine o per spostarsi in altre nazioni euro- pee, dove le scuole sono da anni la- boratori di interculturalità, la rassi- curante divisione noi/loro è un sem- plicismo che fatica ogni giorno di più a descrivere la realtà. Il lavoro dell’Upm L’ufficio per la pastorale migranti (Upm) della diocesi di Torino è un punto di riferimento fondamentale per le comunità straniere. Offre nu- merosi servizi fra i quali lo sportello per il lavoro, le consulenze legali, l’insegnamento dell’italiano e molti altri. Sergio Durando, direttore del- l’Upm, traccia una sintesi della situa- zione: «Metà dei 385 mila immigrati del Piemonte vivono a Torino: sono 200 mila nella provincia di cui 150 mila nel territorio comunale». Se- condo il XXIII Rapporto immigra- zione 2013 (vedi articolo pag. 28) di Caritas e Migrantes, nella regione la comunità più nutrita è quella ru- mena, con 137 mila presenze, se- guita dalle comunità marocchina, al- banese, cinese e peruviana. Un punto di partenza per provare a mettere ordine nel complesso in- sieme di fenomeni legato ai mi- granti, suggerisce Sergio, può essere il tema del lavoro: il Piemonte è la la difficoltà di reale inserimento la- vorativo rendono di fatto molto dif- ficile approfittare dell’aumento ef- fettuato. «A Torino le strutture oc- cupate da rifugiati, profughi e tito- lari di protezione internazionale, sono sette più una casa di religiosi», interviene don Claudio Curcetti, sa- cerdote assegnato dalla diocesi al- l’Upm, «e la situazione più esplosiva è forse quella del ex Moi, il villaggio olimpico costruito nel 2006 e attual- mente occupato da circa quattro- cento persone» (vedi MC 8-9/2013, pp. 59-63 ). Si tratta di uomini, donne e bambini giunti in Italia a causa della cosiddetta emergenza Nord Africa, cioè l’arrivo in massa di migranti in fuga dai paesi del Magh- reb interessati dalla guerra, a partire da quella libica. L’accoglienza dei rifugiati su tutto il territorio nazionale è costata media- mente ventitremila euro a persona per circa ventimila persone, ma gli interventi sono stati disorganizzati e approssimativi: i fondi - a partire dal rimborso di 40 euro al giorno per ri- fugiato - hanno raggiunto solo in mi- nima parte i beneficiari, che si sono spesso trovati abbandonati, relegati a spazi abitativi degradati e privati di un piano di rientro alla fine dell’e- mergenza. «Uno dei problemi è che le politiche nazionali in materia di migranti sono più preoccupate della sicurezza che APRILE 2014 MC 71 MC RUBRICHE foto del reportage © AfMC/Chiara Giovetti 2014
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