Missioni Consolata - Aprile 2014

ECUADor Testo e foto di GIUSEPPE RAMPONI indigeni: una grande storia, ma forestieri in casa propria Sono tornato a rivedere le comu- nità indigene in cui avevo prestato il mio servizio missionario fino al 2005 (da là ero poi andato per due anni a Guayaquil, sulla costa, prima di rientrare in Italia). È stato un colpo duro per me vedere che si sono svuotate e che gli anziani sembrano soltanto guardiani di ri- cordi. A Naubug ai miei tempi c’e- rano 2500 persone. Ne sono rima- ste 500. A Guantul il numero arri- vava a 1500, adesso è 300. Ogni comunità aveva la sua scuola, che avevamo voluto come luogo di in- contro tra maestri, alunni, genitori e dirigenti, con l’obiettivo di riflet- tere sul vissuto per trovare in- sieme modi nuovi per mantenere la propria cultura e affrontare, senza evasioni e fughe e senza perdere la propria identità, il fu- turo. Mi ha dato una grande pena vedere come sono state modifi- cate. Sono pochissime le scuole con più di 30 alunni. Licto contava 28 comunità e Flores 26, con un uguale numero dei centri educa- tivi. Ho avuto la sensazione che sia stata attuata una cancellazione si- stematica riducendo le comunità a luoghi disabitati, come dopo una guerra. priME iMprEssioni Dopo Anni Di AssEnzA Dopo sette anni di as- senza, a gennaio sono tornato brevemente in Ecuador. Mi è sem- brato di essere arri- vato in un paese che non conoscevo, ben lontano dai ricordi che portavo dentro di me. Con la gente invece è stato diverso. Mi sono incontrato con per- sone che gioiosamente mi hanno scoperto ancora presente nella memoria e nel cuore. Alla contentezza di ritrovarci si aggiun- geva la pressione del richiamo che mi animava «a tornare a casa», a stare con la gente che mi voleva bene. TRA BELLEZZA E PROBLEMI

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