Missioni Consolata - Aprile 2014

In alto : avventori al mercato della pagoda Phaung Daw Oo nei pressi del Lago Inle, nello stato Shan . A destra : al mattino i monaci buddisti passano per le case per ricevere il cibo . 42 MC APRILE 2014 dence Army (Kia) e del Tatmadaw; la presenza e la for- mazione di una squadra del Kio a Myitkyina che colla- bori con le autorità governative per riportare la pace; la presenza di osservatori internazionali nei successivi colloqui di verifica. Tutte le tre principali richieste del Kio, vale a dire l’in- dipendenza delle forze militari Kachin dal Tatmadaw, il continuo monitoraggio della situazione e il dialogo poli- tico, sono state accolte dalla delegazione birmana. Gli incontri tra i Kachin e il governo birmano sono con- tinuati per tutto il resto dell’anno giungendo a ratifi- care un nuovo trattato all’inizio di ottobre. È impor- tante notare, infine, che negli accordi non è stata inse- rita in alcuna parte la dicitura di «cessate il fuoco», for- temente osteggiata dal Kio perché già presente nel te- sto dell’accordo siglato nel 1994 e causa di diverse in- terpretazioni che avevano portato al fallimento dei ne- goziati. Le intese raggiunte a maggio e ribadite con il nuovo trattato di ottobre, non hanno, però, riportato la pace nello stato. Il Kio ha più volte denunciato il disinteresse dei politici Bamar nei confronti della situazione nello stato. Particolarmente risentiti sono stati i rimbrotti verso Aung San Suu Kyi accusata, allo stesso modo di quanto avvenuto per i Rohingya, di non difendere i di- ritti Kachin. Numerosi scontri, seppure di minore in- tensità rispetto a quelli monitorati negli anni passati, si sono continuati a registrare in tutto il territorio. Lo stesso Thein Sein è stato costretto a intervenire più volte chiedendo ai comandanti delle forze armate bir- mane di evitare ingaggi con le truppe del Kia. La scarsa attenzione mostrata dai comandanti locali alle parole del presidente ha sollevato parecchi dubbi sull’effettivo controllo che il governo centrale possa avere sui vertici militari. I militari: tra vecchio e nuovo corso La galassia Tatmadaw, abituata a comandare per ses- sant’anni senza opposizione, è sempre più divisa tra la vecchia guardia e la nuova generazione di ufficiali, più propensa ad accettare un ruolo di subordine anche nella vita politica della nazione. L’articolo della Costituzione che garantisce ai militari il 25% dei seggi nel parlamento è sempre stato visto come un impedimento al raggiungimento della demo- crazia nel paese. In linea di principio la considerazione è esatta, ma occorre notare che senza un consenso esplicito dei rappresentanti delle forze armate, nes- suna riforma avrebbe potuto essere varata dal nuovo governo. Inoltre il gruppo militare si è dimostrato sor- prendentemente libero da strettoie ideologiche du- rante le votazioni parlamentari. Solo in questioni consi- derate importanti per la sicurezza e l’unità nazionale si sono riscontrate votazioni unanimi tra i deputati ap- partenenti al Tatmadaw. Per tutte le altre decisioni in cui sono stati chiamati a esprimere il proprio voto, si è osservata una libertà di scelta e di opinione. La stessa Aung San Suu Kyi, sebbene per principio sia contraria all’articolo costituzionale in questione, ha di- chiarato che per quanto riguarda «la percentuale dei seggi riservati ai militari non penso rappresenti un problema. Ho sempre detto che i militari devono es- sere inseriti nel contesto esecutivo e legislativo del paese. Nei limiti di una democrazia, naturalmente».

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